03 maggio 2020

Pop Corn #4. Il fragile sguardo di Kirsten Dunst per la Melancholia di Lars Von Trier

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Un punto di vista sulla malattia della depressione, a partire dello sguardo di Kirsten Dunst in Melancholia, film autobiografico di Lars Von Trier

Kirsten Dunst si è aggiudicata, nel 2011, il premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Cannes del 2011 per il film Melancholia di Lars Von Trier. Un luogo indefinito, un tempo dilatato, una natura meravigliosa, una tenuta bellissima: questa l’ambientazione di Melancholia, il film di Lars Von Trier che va a sondare le fragilità umane, sia dal punto di vista esistenziale che universale.

Kirsten Dunst è il personaggio di Justine, che insieme alla sorella Claire (Charlotte Gainsbourg) attraversa dinamiche familiari e sociali emblematiche della condizione umana, mentre una tragedia annunciata incombe sul mondo.

Dopo un prologo costruito come una splendida ed evocativa opera di videoarte, tra diversi frame che, sulle note di Wagner, ci lasciano comprendere il disastro universale dato dallo schianto del pianeta Melancholia contro la Terra, la narrazione parte con la festa di matrimonio di Justin e Michael, organizzato minuziosamente dalla sorella Claire nella tenuta del marito.

Gli sposi arrivano in ritardo e già durante la cerimonia Justine rivela alcuni tratti di difficile relazione con se stessa e con gli altri, oltre a un temperamento malinconico che la porta ad atteggiamenti strani e mai esplorati dal neo marito. La seconda parte del film si concentra sull’avvicinarsi del pianeta Melancholia alla Terra, mentre Justine vive il culmine della sua depressione accanto alla sorella.

L’epica della Melancholia, negli occhi di Kirsten Dust

«Io arranco tra tutti quei fili di lana grigi che mi si attaccano alle gambe, sono così pesanti da trascinare», questa la frase che Justine dice alla sorella in uno dei tanti momenti in cui si è allontanata dalla festa di matrimonio in preda a una delle crisi esistenziali di cui il marito è totalmente ignaro. Tra una pipì in mezzo al campo da golf della tenuta del ricco cognato, un bagno caldo, un pisolino, un gesto sessuale casuale con un ragazzino appena incontrato, la ragazza mostra pian piano tutta la sua vulnerabilità, mentre il suo abito da sposa si rovina, con la stessa velocità con cui si consuma il matrimonio stesso, e il suo problema di salute si svela agli occhi di tutti.

La situazione precipita quando Michael, lo sposo, decide di andarsene al termine del banchetto e lasciare sola Justine, che cerca il conforto dei genitori, totalmente indifferenti nei confronti della sua richiesta di aiuto.

La seconda parte del film vede l’accentuarsi dello stato depressivo di Justine e l’incombere del pianeta Melancholia. Il racconto diventa ancora più dilatato e la rassegnazione della donna, in contrasto con il temperamento della sorella, diventa quasi epica nel suo delineare il mondo come un luogo in cui è universalmente impossibile trovare la serenità: «La Terra è cattiva, nessuno nessuno sentirà la mancanza. L’unica cosa che so è che la vita sulla terra è cattiva», dirà Justine a Claire, che è nel panico totale a causa degli eventi a venire.

In Melancholia, gli occhi profondi di Kirsten Dunst si prestano all’interpretazione faticosa e sorprendente di Justine, la sua bellezza ieratica conferisce al personaggio un’aura particolare, oscillando tra una moderna interpretazione di Ofelia, una guerriera amazzone a cavallo e la ragazza della porta accanto.

Autobiografia della depressione

Il personaggio ha una base autobiografica da parte del regista, noto per le sue problematiche comportamentali che, proprio nell’edizione del 2011 del Festival di Cannes in cui Melancholia venne presentato, fu allontanato come persona non gradita in seguito alle sue affermazioni filonaziste.

La depressione è una malattia che rappresenta la principale causa di disabilità e colpisce circa 300 milioni di persone al mondo, diventando, spesso, causa di morte per suicidio. Circa un terzo dei pazienti affetti da depressione non ottiene una risoluzione dei propri sintomi di malattia. Le donne sono maggiormente colpite rispetto agli uomini e sembra che questa tendenza sia destinata ad aumentare col tempo.

Pop Corn #4, Kirsten Dunst, Melancholia, 2011
Regia di Lars Von Trier

Pop Corn #3, Rita Hayworth, Gilda, 1946
Regia di Charles Vidor

Pop Corn #2 Cate Blanchett, Carol, 2015
Regia di Todd Haynes
Dal romanzo The Price of Salt di Patricia Highsmith

Pop Corn #1 Vivien Leigh, Gone with the wind, 1939
Regia di Victor Fleming
Dal romanzo Gone with the wind di Margaret Mitchell

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