10 novembre 2020

Miss Marx: una metafora visiva del nostro tempo. Intervista a Susanna Nicchiarelli

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Abbiamo intervistato Susanna Nicchiarelli, regista di Miss Marx, presentato quest'anno in concorso alla 77ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia e alla Viennale 2020

La Viennale, ovvero il Vienna International Film Festival, ha presentato il film “Miss Marx” della regista italiana Susanna Nicchiarelli. L’opera racconta la storia della figlia minore di Karl Marx, Eleanor, che tra il 1883 e il 1898 mantenne la lotta contro l’oppressione maschile. Miss Marx è il ritratto di una donna emancipata che vive fuori dal suo tempo e che combatte contro il conservatorismo di quegli anni. Ne abbiamo parlato con la regista:

Susanna Nicchiarelli. Foto di Chiara Cordeschi
Susanna Nicchiarelli. Foto di Chiara Cordeschi

Cosa ti ha spinto a creare Miss Marx?

«Il motivo per cui si decide di fare un film su una persona è perché in qualche modo la si sente vicina. Eleanor appartiene a quella generazione di fine Ottocento che sognava di cambiare il mondo e le sue regole. Credo che questo sia il tipo di energia di cui abbiamo bisogno anche noi oggi. Eleanor era una femminista, ma nonostante questo si lasciava trattare male dal suo uomo. Questa, che pare una contraddizione, porta invece alla luce una storia molto complessa e interessante. La storia di come l’emozione entra in lotta con la razionalità, di come i sentimenti entrano nelle nostre idee e viceversa. È come sentire che queste due cose si ritrovano e si confrontano perché non sono abbastanza forti da liberarci da un destino già scritto, questo è quello che ho sentito nella storia di Eleanor, che è una storia umana molto vera.»

 

 

C’è una relazione tra il film “Nico, 1988” e “Miss Marx”?

«Sia Nico che Eleanor sono due personaggi femminili molto complessi che vanno oltre il cliché. Ma in comune hanno anche la relazione fra pubblico e privato; di Nico avevo le canzoni, di Eleanor avevo i suoi discorsi. Entrambe forme di relazione con il pubblico che nascondono un mondo interiore di sentimenti.»

 

Come hai scelto la musica?

«Quando ho incontrato la band dei Downtown Boys sapevo che era il gruppo perfetto per raccontare la vita di Eleanor. Perché nel punk coesistono distruzione e rivoluzione, vita e morte. La disperazione, la ribellione e la convinzione che ci possa essere un futuro migliore nel disordine, erano una serie di elementi perfetti per raccontare la vita di Miss Marx. Inoltre è un punk attuale, è un gruppo che canta adesso. Sono giovani militanti comunisti che fanno la loro musica in America e lottano per i diritti dei più deboli. “A Wall”, per esempio, è una canzone contro il muro di Trump. È una musica che parla di adesso e per me è stata importante perché, allo stesso modo, sono convinta che anche Eleanor Marx ci parla del presente in modo molto intenso.»

 

Miss Marx può essere associata al movimento femminista?

«Sì, ma anche ai movimenti in generale per la giustizia sociale dei poveri, degli sfruttati, di tutti coloro che pagano sempre un prezzo più alto, come in questo momento. Miss Marx e le sue lotte ci ricordano che è possibile creare un mondo migliore, diverso.»

 

Cosa ti interessava davvero raccontare nel film?

«In generale non mi interessa molto lavorare sulla trama. In “Miss Marx” ho lavorato secondo una sequenza di quadri, scegliendo solo alcuni momenti significativi della sua vita. Molti di questi sono legati ai suoi discorsi politici o ad altre circostanze particolari. Sono dei passaggi. Penso che il modo migliore per raccontare la vita delle persone sia articolarla attraverso le fotografie. “Nico,1988”, invece, ricordo che l’avevo scritto come un album, un susseguirsi di canzoni in cui ognuna aveva il suo spazio.»

 

L’elemento più importante del film è la musica?

«Per me la musica esiste come protagonista allo stesso modo dei personaggi. Non la uso mai come accompagnamento alle scene. Penso che abbia anche la capacità di provocare una riflessione critica nel pubblico. Ecco, la musica mi interessa nella misura in cui diventa pensiero.»

 

Cosa ti ha ispirato per la fotografia del film?

«Avevamo riferimenti sia pittorici sia fotografici di quel periodo, su cui poi abbiamo costruito la fotografia del film, i costumi e le scenografie. L’idea che abbiamo dell’Ottocento è spesso in bianco e nero, fortemente legata alle fotografie del periodo. Noi cercavamo i colori, volevamo recuperare la vitalità dei quadri impressionisti o preraffaelliti di quel tempo. Quelle cromie, non sempre realistiche, riescono a esprimere intensamente le emozioni rivoluzionarie di quella generazione che stava ripensando il mondo.»

 

Quale sarebbe la metafora visiva del film?

«È il ballo di Eleanor, quello è il cuore del film. La stessa immagine che ho scelto per il manifesto.»

 

Cosa consigli ai giovani studenti di cinema?

«Consiglio sempre di studiare prima qualcosa di diverso, io stessa ho studiato filosofia. Credo che questo dia un’apertura maggiore. Ma soprattutto gli consiglio sempre di raccontare ciò che li entusiasma, che li emoziona. Questo è un criterio che utilizzo anche per me. Inoltre, quando studiavo al Centro Sperimentale di Cinematografia venne Nanni Moretti che ci disse: “cercate di capire cosa non volete fare”. Credo che questo sia altrettanto importante per un giovane studente.»

 

Quali sono le tue influenze cinematografiche?

«Direi anzitutto Moretti, perché mantiene una distanza che mi piace molto, Fellini, Woody Allen, ma anche Sofia Coppola, che trovo essere una regista coraggiosa. Un riferimento importante per “Miss Marx” è stato invece François Truffaut.»

 

E qualche film messicano degli ultimi tempi?

«Adoro il film “Roma” di Alfonso Cuarón.»

 

Di che colore è la tua vita?

«La mia vita? È di tanti colori diversi.»

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