21 febbraio 2021

Pop Corn #46. La tenacia di Hilary Swank in Million Dollar Baby

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Nel film di Clint Eastwood, Hilary Swank, dedita alla boxe, riesce a farsi allenare per diventare una campionessa in un ambiente maschile, a costo della vita

Million Dollar Baby è una storia ambientata a Los Angeles, nella palestra di proprietà di Frankie (Clint Eastwood) dove Maggie (Hilary Swank) va ad allenarsi per diventare una campionessa di pugilato e lo convince, grazie all’aiuto di Eddie (Morgan Freeman) ex atleta che ha perso un occhio in una gara decisiva da giovane e che ora lavora lì.

Frankie allena Maggie che rivela dedizione e talento incredibili, al punto che entro poco inizia ad attirare l’attenzione e viene sfidata a livello internazionale. Purtroppo, giunta quasi alla vetta, la concorrente sleale detentrice del titolo mondiale la colpisce commettendo una scorrettezza e lei resta paralizzata finché Frankie la asseconda e la aiuta a togliersi la vita.

La tristezza, molto definita fin dalle prime inquadrature, è un filo conduttore in tutto il film e mette sotto i riflettori la vita di una combattente non solo sul ring. Maggie è cresciuta in una famiglia che, già prima che morisse prematuramente il padre, aveva una situazione di disagio avanzato. La madre, una donna pigra e sovrappeso, ha cresciuto i figli con una base mista tra il menefreghismo e la ricerca opportunistica di occasioni per portarsi a casa qualsiasi forma di guadagno a spalle di qualcun altro.

Maggie non è come loro. Lei vuole emanciparsi dalla sua famiglia ed emergere nel mondo della box, ma ci sono degli ostacoli oggettivi nel suo percorso. Il primo è che la sua preparazione atletica inizia tardi, l’iscrizione in palestra avviene a 31 anni, che è oggettivamente difficile per il corpo di un atleta. Maggie deve mantenersi, per cui anche l’acquisto delle attrezzature necessarie è ritardato e la sua stanchezza è doppia perché fa la cameriera.

In questa storia di grandi difficoltà, la ragazza sceglie, all’interno di un ambiente maschile, un allenatore che tendenzialmente sarebbe maschilista e sembra possedere tutte le caratteristiche dell’uomo conservatore, andando anche in chiesa ogni giorno. Frankie ha una figlia che non vede da anni e rifiuta di parlargli per ragioni che non conosciamo, è orgogliosamente solo, è ostinatamente respingente anche con Eddie che gli è affezionato da molti anni.

Tornando a Maggie, vediamo in lei la storia emblematica di tante donne che non hanno grandi famiglie alle spalle, che non hanno mariti importanti, che non hanno aiuti e che cercano di affrontare ambienti culturalmente occupati da uomini con le loro forze. Ed è a questo punto che si chiede a una donna, in questo caso a Maggie, di non lamentarsi, di non piangere, di attenersi alle regole. Soprattutto, lei deve sempre fare di più, dimostrare sempre di essere all’altezza, dimostrare, dimostrare, dimostrare. Diventa così, in modo onesto, la più brava e si crea una pessima antagonista che la massacra.

Tuttavia, la ragazza è così tosta che anche mentre è paralizzata in un letto, dopo che le hanno persino amputato una gamba, chiede di essere aiutata a morire all’unica persona che può avere l’amore per farlo. Di fronte a un primo rifiuto da parte di Frankie, Maggie si morde la lingua provocandosi un’emorragia: ancora una volta, questa donna dimostra il carattere e la forza di volontà, il suo ingegnarsi nel trovare i mezzi per andare a fondo, da sola, alla sua decisione.

Nonostante la classica retorica un po’ moralista e un po’ conservatrice di Clint Eastwood, il film è un racconto efficace e ben riuscito di una vicenda che fin dall’inizio fa intuire che sarà permeata di tristezza, ma le ambientazioni e il cast sono perfettamente calzanti. Tra i successi di critica e i numerosissimi premi conquistati in tutto il mondo, si ricordano i quattro Oscar, tra cui quello alla Swank come miglior attrice protagonista e i due Golden Globe e la consacrazione dell’attrice a star internazionale.

Hilary Swank, Million Dollar Baby, 2004, regia di Clint Eastwood

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