03 dicembre 2020

Siberia: intervista ad Abel Ferrara

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Siberia è un viaggio profondo verso i demoni che ci portiamo dentro: intervista al regista Abel Ferrara, che abbiamo incontrato alla Viennale 2020

Abel Ferrara, Viennale 2020, ph. Chiara Cordeschi

Il Festival Internazionale del Cinema di Vienna ha presentato l’ultimo lavoro di Abel Ferrara dal titolo Siberia. Il film, girato in Messico, Italia e Germania, racconta la storia di Clint interpretato, ancora una volta, da Willem Dafoe. Clint possiede una taverna in una periferia innevata dove interagisce con i clienti attraverso gesti e segni. C’è solo vento, freddo e cani da slitta che abbaiano. È in questo clima che Clint è chiamato ad affrontare un viaggio nel regno della fantasia per esplorare se stesso alla ricerca della salvezza.
Siberia è un film dove la neve e il vento gelido sono il pretesto per cercare la pace dell’anima tormentata da demoni interiori che non dormono mai. Un’opera onesta dove Ferrara rivela le proprie paure, le proprie emozioni e i sentimenti che lo torturano.
Forse Siberia è solo una metafora per entrare nelle profondità delle sofferenze, dei ricordi, dei sogni, degli incubi e delle allucinazioni che inseguono il protagonista a prescindere da dove lui si trovi.

Abel Ferrara, Viennale 2020, ph. Chiara Cordeschi

L’intervista ad Abel Ferrara

Perché hai girato parte di Siberia in Italia?
Parte della storia è girata a Bolzano perché l’Italia è come la mia seconda patria. Inoltre abito da diversi anni a Roma.

Siberia ha elementi mistici?
Sì, naturalmente. Ha elementi sciamanici spirituali molto profondi, che in diverse parti del film si manifestano con una profondo misticismo. Penso che, a volte, gli elementi del mondo naturale, o animale, siano capaci di donare momenti di pace interiore.

Com’è stata la tua esperienza lavorativa in Messico?
Lavorare con i messicani è stato bellissimo e adoro Città del Messico. Il lavoro con l’attore Daniel Giménez Cacho, che nel film interpreta l’insegnante, è stato incredibile, così come il cameraman che ha girato la parte in Baja California. L’esperienza è stata molto preziosa poiché lavorare in Messico ha contribuito molto alla buona riuscita del film.

Anche in Siberia la tua famiglia ha collaborato nuovamente con te?
Quando vedo che mia figlia Anna può interpretare il personaggio che racconta la storia mi dico “Sì, inseriamola”. Non ho bisogno di un’altra attrice se posso avere lei. Ricordo, ad esempio, anche quando ha fatto la sua prima comparsa nel film Tommaso (2019). Cristina invece, mia moglia, è una grande attrice, sento che porta sempre elementi molto importanti nei miei progetti. Se potessi, direi che talvolta è un lavoro di famiglia vero e proprio.

Che significato ha la musica nel film?
La musica è una parte importante, è un fattore scatenante in diverse scene dell’opera. Per scegliere una musica guardo molto anche alle sensazioni che mi suscita visivamente.

Perché nella scena finale compare un pesce?
È solo una metafora, un’allegoria. Ognuno poi lo interpreta come vuole.

Di che colore è la tua vita?
Il colore della mia vita? È una bella domanda. Credo che il colore della mia vita siano tutti i colori.

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