04 ottobre 2012

E la Civica?

 
Questa volta a dire la loro sono in sei: Tatiana Festi, Federico Lanaro, Francesco Mattuzzi, Jacopo Mazzonelli, Valentina Miorandi, Laurina Paperina e Matteo Rosa. Sei artisti trentini che chiedono spiegazioni sul destino che attende la galleria Civica della loro città. Oltre a questa lettera aperta, per il 6 ottobre, giornata del contemporaneo, hanno indetto una tavola rotonda nella stessa Galleria per stilare un progetto da proporre agli assessori. Intanto, ascoltiamoli in anteprima

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Il 24 settembre i soci privati e il Comune di Trento hanno firmato la liquidazione che sancisce la chiusura della Fondazione Galleria Civica di Trento.

I “cives” ne stanno sentendo la mancanza: non più una mostra da mesi, non un laboratorio, nessun nuovo artista con cui creare un dialogo. Non più la possibilità di sfogliare l’ultimo numero di Cura, Exibart, Frieze, Kaleidoscope, Mousse, Nero e tante altre riviste d’arte contemporanea. L’aria è asfittica, manca l’ossigeno.

La consapevolezza che il sistema culturale trentino stia crescendo in tutte le sue strutture si è ormai trasformata in coscienza. A questo punto è arrivato il momento di concentrarsi sempre di più sulla formazione e la produzione culturale, per far sapere quello che offriamo e quello che possiamo rappresentare a livello nazionale e internazionale. E questo oltre ad essere ovviamente conseguente a scelte politiche a monte, pensiamo sia responsabilità di noi artisti.

Per affermare l’identità culturale del nostro territorio gli artisti hanno bisogno di formazione, di promozione, di sostegno e di un contesto internazionale. Il confronto con il contesto internazionale è necessario altrimenti l’artista rimane isolato in una situazione apparentemente autosufficiente, in realtà autoreferenziale. La chiusura della Galleria Civica rischia di vanificare il lavoro di crescita fatto in questi ultimi anni anziché promuoverlo strategicamente.

Da persone che si sono formate, che hanno partecipato e usufruito delle attività della Galleria Civica di Trento ci sentiamo – in quanto fruitori in prima linea – di scrivere qualche riflessione per sottolineare i punti di forza che la Galleria Civica vorremmo mantenesse e su cui maggiormente si investisse.

Riportiamo alla memoria alcuni dei progetti più sperimentali e più incisivi che la “Civica” abbia proposto in questi ultimi anni.

“Neverending Cinema” (2005) a cura di Zimmerfrei durante la direzione di Fabio Cavallucci, in cui in pochi mesi centinaia di cittadini hanno partecipato a produzioni cinematografiche (distribuite poi nei più importanti musei italiani ed esteri). Un progetto “civico”, in cui artisti internazionali, artisti locali, cittadini, “non addetti ai lavori” hanno partecipato insieme, intessuto relazioni durante un processo creativo.

“Opera Civica” (2011), a cura del Direttore Andrea Viliani, un’occasione più unica che rara per i giovani artisti trentini, che ha permesso ad alcuni di noi (finora 6 e speriamo che la possibilità si possa estendere a tanti altri) di accrescere le nostre professionalità proponendo progetti culturali di ampio respiro e misurandoci con il sistema dell’arte a livello internazionale.

Le decine di workshops con artisti di fama internazionale che in questi dieci anni sono stati un’occasione di alta formazione culturale per tutti.

È necessario sostenere e incentivare le professionalità dei ruoli dell’arte affinché chi opera nel settore riesca a rappresentare appieno le proprie qualità. Fondamentale è che la Civica riesca ad essere un connettore tra spazi pubblici e privati, fondazioni, tra Università e poli internazionali. Deve essere messa nelle condizioni di investire nella formazione di base e avanzata, di progettare produzioni culturali capaci di coinvolgere altre realtà territoriali, organizzare residenze per artisti, instaurare collaborazioni internazionali, informare e coinvolgere costantemente la collettività.

La chiusura della Civica apre un vuoto che è necessario colmare. Se questo significa ripensarne e riformularne l’assetto strutturale e organizzativo, è comunque importante non lasciar cadere il progetto culturale di fondo. Va individuato il modo di ripristinare un luogo che sia fucina di arte e di cultura, un laboratorio che costruisca le basi per lo sviluppo di uno dei settori economici strategici per il futuro del Trentino. Non investirci sarebbe una scelta perdente e poco lungimirante.

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