26 luglio 2006

didattica_progetti A scuola di Guggenehim

 
Il direttore accompagna i docenti a conoscere la collezione, il curatore discute con istessi docenti i criteri dei propri allestimenti. Succede al Guggenheim di Venezia. Dove Elena Ciresola cura un progetto didattico per scuole e futuri docenti...

di

Com’è nato e come si articola il progetto?
A scuola di Guggenheim apre una nuova sfida alla crescita culturale con un piccolo programma sperimentale nel 2002. Il merito di questa azione è da ricercare nelle persone che per prime hanno creduto alla forza di questa novità: il direttore della Collezione, Philip Rylands, e il curatore associato del museo, Luca Massimo Barbero. L’ambiente della Collezione vede inoltre un gruppo di lavoro estremamente motivato, capace di mettersi in gioco rispetto alle novità di questo progetto con grande flessibilità. Altra peculiarità della Collezione, che non è museo, è nell’impostazione dello staff, che è fondata sul lavoro di squadra, a partire da una stretta relazione tra le ricerche curatoriali e quelle educative.

Quali le novità nel tempo e i suoi punti forza?
L’arte della Collezione Peggy Guggenheim è vista come input alla progettazione di itinerari progettati attraverso la collaborazione delle scuole con il museo, una collaborazione continua permessa dalla struttura del progetto e dalla sua dimensione interistituzionale. La Collezione diventa motore di una ricerca costante per le scuole, per costruire un processo educativo permanente, evitando la sporadicità e la casualità delle uscite nel territorio.
Infine un ambizioso obiettivo: se la cultura deve essere per tutti, queste azioni devono essere gratuite per le scuole. Ogni anno cerchiamo di garantire la gratuità della partecipazione alle fasi del progetto, grazie al mecenatismo garantito dalle tre istituzioni promotrici del progetto. Le adesioni ci rendono testimonianza di questo grande impegno cooperativo: basti pensare che da un anno all’altro siamo passati da 1800 studenti coinvolti a quasi 2500, per quasi 300 docenti e 51 laboratori effettuati dall’artista a scuola.
Elena Ciresola, curatore del progetto
Quale metodologia avete prediletto?
Esiste una metodologia per le fasi formative, rivolte ai docenti, quindi adulti, e una serie di metodologie rivolte alle classi, che comprendono bambini e ragazzi tra i 3 e i 19 anni. Se dovessi con una parola sola definire gli aspetti principale che caratterizzano le nostre metodologie direi: motivazionale per i docenti; l’invito è rivolto infatti ai docenti di tutte le discipline per permettere di lavorare sui temi con l’arte della Collezione e con il Territorio, ma in modo interdisciplinare, così da fornire input, strumenti e metodologie per lavorare cooperativamente a scuola. Estetica, nel senso etimologico della parola, per i bambini-ragazzi: la relazione con l’opera d’arte è dimensione pedagogica necessaria alla crescita di conoscenze del mondo, come altro da sé, ma deve passare dagli stimoli di tutti i sensi, così da produrre la dimensione estetica del fare. Inoltre la costruzione di un alfabeto dell’immagine, così come di un mestiere di vedere e di una rottura delle precostituzioni alla dimensione non figurativa dell’arte più recente, diventa il passaggio successivo utile al fare inteso come metodo di lavoro. In questo il laboratorio è dimensione esperienziale fondamentale, ma condotto da artisti e attivato anche a scuola, non solo in museo.

Molto interessante risulta la sinergia tra Regione Veneto, museo privato e SSIS. La collaborazione tra enti formativi è vista come unica via alla formazione -dalla teoria alla pratica- di futuri operatori e docenti?
La sinergia interistituzionale è stata un privilegio fin dall’inizio, perché ha permesso una cooperazione tra la Regione Veneto, a garanzia di un impianto strutturato per raggiungere tutto il territorio con un’offerta costante di educazione all’arte e al contemporaneo; la SSIS, scuola di specializzazione per insegnanti e Università venete, a garanzia di una qualità esperenziale, nel tirocinio o stage, che fonde due ambienti educativi -scuole e museo- nell’ottica di una formazione di docenti incuriositi sempre verso il contemporaneo e di educatori museali preparati a lavorare in prospettiva interdisciplinare, non monopolizzata solo dall’arte. E infine la Collezione Peggy Guggenheim come capofila di un sistema di progetto, a garanzia di una qualità educativa tessuta di scambi continui di azioni e di verifiche tra i protagonisti.

La carta delle professioni museali, infatti mette a punto degli standard di qualità, anche elevati, ma in Italia il rischio è che non ci siano le scuole per acquisirli. Che ne pensa del panorama formativo attuale (università, accademie, musei)?
Penso che l’idea di lavorare insieme (scuole-museo–università-regione), come stiamo provando a fare noi, sia l’unica risposta formativa ad un impegno necessario per il nostro Paese: qualità della cultura come qualità degli investimenti per il nostro futuro. E la cultura necessariamente passa dalle scuole.

articoli correlati
Sezioni didattiche: La collezione Peggy Guggenheim

intervista a cura di annalisa trasatti


A SCUOLA DI GUGGENHEIM: progetto sperimentale di formazione con l’arte della Collezione Peggy Guggenheim. Curatore Elena Ciresola, consulenza artistica Luca Massimo Barbero, coordinatore didattica Elena Minarelli, responsabile visite Shana Forlani, laboratori d’artista con Benedetta Altichieri e Giovanni Zelano. Web: www.univirtual.it/guggenheim/scuolagughe.htm  – Sito della Collezione: www.guggenheim-venice.it – email: eminarelli@guggenheim-venice.it

[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui