03 agosto 2004

didattica_talks Il Centro per i Servizi educativi del Museo e del Territorio

 
Un centro permanente di studio e documentazione. Perché –ormai è chiaro- l’attività didattica non s’improvvisa. Storia ed obiettivi della struttura ministeriale nata nel 1998. Ne abbiamo parlato con Maria Antonella Fusco, direttore editoriale della rivista on line del Centro…

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Quando è nato il Centro per i Servizi educativi del Museo e del Territorio?
Il Centro è stato istituito con Decreto Ministeriale il 15 ottobre 1998 su progetto dell’Amministrazione dei Beni e delle Attività culturali e della Commissione per la didattica del Museo e del Territorio istituita nel 1996. Durante gli anni di lavoro della Commissione sotto la regia della Dott.sa Marisa Dalai Emiliani e il contributo di molti specialisti del settore, furono raccolti dati, riflessioni e opinioni sui modelli di gestione, coordinamento e sugli interrogativi che accompagnavano una disciplina ancora giovane: la pedagogia del patrimonio culturale. In questo clima di osservazione e documentazione, i componenti della Commissione e il Direttore Generale, Mario Serio, misero in evidenza la necessità di mettere in grado le sezioni didattiche dei musei italiani di avvicinarsi alle Soprintendenze di settore per instaurare una cultura del dialogo e delle buone pratiche nel campo dell’educazione al patrimonio culturale. Da questi bisogni è nato a Roma nel 1999 il Centro per i Servizi educativi del Museo e del Territorio, intendendo con la parola Centro un luogo di incontro, di discussione, di documentazione, di riflessione: un organismo attivo di ricerca.

Quali sono i compiti del Centro per i Servizi educativi del Museo e del Territorio?
Il Decreto Ministeriale definisce che i compiti del Centro sono il coordinamento tecnico, la documentazione di buone pratiche educative, la riflessione metodologica, l’informazione, la promozione e la valutazione di progetti ed esperienze, la consulenza sui modelli organizzativi e gestionali dei Servizi educativi museali presenti sul territorio nazionale, la gestione dei rapporti con gli altri uffici del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali nonché con il Ministero della Pubblica Istruzione per realizzare studi e progetti, anche nell’ambito dell’Unione Europea, utilizzando lo strumento delle convenzioni e degli accordi standard. Le finalità principali del Centro sono la volontà di fare sistema, rimanendo in ascolto di tutti i mediatori culturali ma nello stesso tempo di pungolarli a dialogare con noi e costruire così occasioni di scambio, aggiornamento e formazione.
Proprio nel campo della formazione il personale del Centro ripone molte energie: fin dal 1999 sono stati realizzati corsi di formazione e aggiornamento tematici sia per i mediatori culturali, nel senso più ampio del termine, sia per docenti.

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In che modo il Centro svolge tutto questo lavoro?

Dal punto di vista delle risorse umane il Centro punta sulla qualità più che sulla quantità: all’interno della struttura lavorano docenti in comandato, che appaiono la risorsa fondamentale quando si parla di didattica e apprendimento nell’ambito del patrimonio culturale. Attraverso la loro presenza il Centro promuove incontri e contatti personali con coloro che ne fanno richiesta, consulenza, progettazione dei corsi di aggiornamento e documentazione di esperienze educative. Dal punto di vista dei mezzi, tutto il loro lavoro si trova sulla rete telematica: sul sito web, chiunque lo desideri trova un sistema di informazioni e documentazioni sulle attività dei Servizi educativi del Museo e del Territorio nazionali che abbiamo depositato i loro strumenti o materiali al Centro. Inoltre, on-line, oltre alla pubblicazione del primo giornale multimediale di educazione al patrimonio culturale, chiamatoS’ed, si troveranno, appena la piattaforma sarà idonea, moduli di formazione a distanza, chiamati Nisi e destinati a docenti, operatori della pedagogia del patrimonio e funzionari responsabili di Servizi educativi dei musei e delle Soprintendenze.

Cosa indica S’ed, il nome del giornale on line?
E’ un titolo particolarmente significativo: S’ed vuole rispecchiare la metodologia di lavoro del Centro: la difficile sintesi tra problematicità e semplificazione. La parola S’ed è l’acronimo apostrofato di Servizi educativi, ma nello stesso tempo gioca sul sed latino: un ma che non sia caratterizzato da aspetti di contrapposizione, ma introduca un diverso avviso, una differente sfaccettatura dei punti di vista o come afferma Mario Serio esprima il compito di governare la complessità.

Qual è la vocazione di S’ed?
La prima missione del Centro, fin dalla sua fondazione, era la messa in rete dei Servizi educativi del territorio nazionale con il rispettivo indirizzario: il giornale dal maggio 2001 ne diviene la sede appropriata. Inoltre essendo uno strumento on-line si caratterizza per flessibilità, interattività e continuo aggiornamento, puntando, di conseguenza, a dar conto dell’attualità delle esperienze educative, dei materiali o strumenti per la didattica museale e delle riflessioni, recensioni, documenti e interventi offerti dai docenti, dagli esperti del settore e dai lettori. S’ed si inserisce a pieno titolo nelle produzioni europee di documentazione sulla didattica museale, come quella dell’ICOM-CECA (Comitato Educazione Azione Culturale del Consiglio Internazionale dei Musei, Unisco). Dal 2002, il giornale on-line ha anche una versione cartacea che va incontro alle esigenze di distribuzione e diffusione dell’informazione in contesti in cui internet è poco o scarsamente utilizzato. In entrambe le versioni del giornale, alcuni temi caldi, di particolare attualità, diventano oggetto di pagine di dibattito e di approfondimento s tematico.

Come l’ultimo numero Visit’abile. Un’esperienza di visita speciale al San Michele. Di cosa si tratta?
L’iniziativa nasce dall’analisi delle esperienze dei principali musei italiani ed europei rivolti a favorire da parte di categorie di pubblico diversamente abile la partecipazione attiva alla vita culturale. Venne presentato il 7 maggio 2003 come un prototipo di visita sperimentale agli spazi storici del complesso monumentale romano del San Michele. L’esperienza sperimenta la fattibilità di un itinerario i cui contenuti siano accessibili contemporaneamente a disabili fonouditivi e visivi e ad un pubblico senza questo tipo di problemi. Il progetto punta alla sperimentazione di sistemi di comunicazione integrati, che rispettano le indicazioni metodologiche di medici esperti e studiosi che si occupano di disabilità visive, fonouditive e psichiche. Metodologie che sfruttino i sensi spesso lasciati a margine delle esperienze museali tradizionali come il tatto, l’olfatto uniti alla descrizione orale. Per diffondere maggiormente l’esperienza e portare alla ribalta la cultura della documentazione è stato realizzato un dvd, che può essere richiesto direttamente al centro.

Quali sono i punti caldi sui quali sta lavorando il Centro?
Due sono i punti di attenzione: la realizzazione di un marchio S’ed di qualità didattica che certifichi le procedure o i prodotti di educazione al patrimonio culturale, e la certificazione professionale per coloro che operano in questo complesso settore.


intervista a cura di roberta opassi




CENTRO PER I SERVIZI EDUCATIVI DEL MUSEO E DEL TERRITORIO:
Ministero per i beni e le attività culturali – Direzione generale per il Patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico, via San Michele 22, 00153 ROMA, tel. 06.58434219 – 4268 – 4269 – 4293, fax 06.58434347; Direttore editoriale: dott. Maria Antonella Fusco
; sito web http://www.beniculturali.it/sed/index.html  e-mail: sed@arti.beniculturali.it

[exibart]

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