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Atlante delle immagini e delle forme
La mostra presenta al pubblico una selezione delle opere recentemente donate al museo. Diciassette gli artisti coinvolti, a tracciare un percorso eterogeneo che copre generazioni di artisti italiani e stranieri dagli anni Sessanta ad oggi che spinge lo sguardo verso le più recenti istanze della scena contemporanea internazionale
Comunicato stampa
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Dal 19 febbraio al 27 marzo 2015 la GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo ospita la mostra Atlante delle immagini e delle forme. Le nuove donazioni per la GAMeC, che presenta al pubblico una selezione delle opere recentemente donate al museo.
Diciassette gli artisti coinvolti, a tracciare un percorso eterogeneo che copre generazioni di artisti italiani e stranieri dagli anni Sessanta ad oggi che spinge lo sguardo verso le più recenti istanze della scena contemporanea internazionale. In mostra opere di Getulio Alviani, Cory Arcangel, Stefano Arienti, Mariella Bettineschi, Luciano Fabro, Ferrario Frères, Invernomuto, Renaud Jerez, Corrado Levi, Ken Okiishi, Adrian Paci, Giulio Paolini, Emilio Prini, Dan Rees, Sarah Sparkes, Josh Tonsfeldt e RemcoTorenbosh.
Lavori che raccontano gli ultimi anni di storia della GAMeC e che vanno ad accrescere ulteriormente il valore della Collezione Permanente del museo, che sin dalla sua fondazione, nel 1991, ha perseguito un’importante politica di acquisizioni attraverso donazioni ed è stato oggetto di interesse di numerosi artisti, collezionisti, enti pubblici e privati che hanno voluto donare opere alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della città di Bergamo.
Da sempre, infatti, la GAMeC si è adoperata affinché la politica delle esposizioni – che ricopre un ruolo nodale nella vita di un museo dedicato alla contemporaneità – lasciasse un segno preciso nella collezione; si tratta di un orientamento concreto che dà al museo un futuro nel conservare la memoria della sua attività. Una “missione” confermata da M. Cristina Rodeschini nel catalogo che accompagna l’esposizione: “la GAMeC, avendo operato con lungimiranza e freschezza, presenta oggi gli esiti di un interessante lavoro di scandaglio internazionale messo a segno attraverso un’inedita politica di Premi (per curatori under 30 con il Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte e per artisti disposti a cimentarsi con il tema della scienza con il Meru Art* Science Award), grazie a un’attenzione particolare verso giovani artisti – con la serie di mostre in onore di Arturo Toffetti – e, più in generale, grazie a solidi rapporti con personalità affermate”.
Al contempo, Giacinto Di Pietrantonio sottolinea il valore del dono e la natura dell’esposizione, che “[…] non vuole essere una mostra tematica ma una testimonianza della memoria espositiva e culturale della GAMeC, da un lato, e, dall’altro, della generosità dei donatori, un attestato di stima nei confronti del museo. L’atto del donare sottolinea la necessità di essere amici della GAMeC, perché amicizia e dono sono sempre legati. La mostra, infatti, non racconta solo la storia del continuo sviluppo di una collezione, ma narra soprattutto di amicizie e di rapporti umani, preziosi tanto per la vita del museo quanto per quella di ciascuno di noi”.
La mostra Atlante delle immagini e delle forme presenta quindi al pubblico una selezione di opere eterogenee donate da artisti o dai loro eredi, da collezionisti, da soggetti pubblici e privati: dipinti, sculture, installazioni, disegni, fotografie e opere video, per la maggior parte esposte in occasione delle più recenti mostre temporanee ospitate alla GAMeC.
Questi, nel dettaglio, i venti lavori in mostra:
Arcangel e Dreams (2015) di Cory Arcangel, esposte nella primavera del 2015 al Palazzo della Ragione di Bergamo, all’interno della prima personale italiana dedicata all’artista. Lunghi galleggianti da piscina che vengono trasformati in ritratti di personaggi, icone effimere della contemporaneità, agghindati con collane, must-have elettronici e abiti di marca. Arcangel è un autoritratto, realizzato utilizzando la linea di vestiti caratterizzata da colori vivaci che compone il merchandising dell'artista, mentre Dreams è il ritratto di una famiglia media, un'ironica allusione al sogno americano infranto e ridicolizzato, dove l’uomo si è standardizzato e adeguato a degli stereotipi comportamentali della società consumista contemporanea.
Giovani che guardano Giulio Paolini (2006-2014) di Adrian Paci,opera fotografica composta da 27 ritrattiispirati al Giovane che guarda Lorenzo Lotto di Giulio Paolini. L’intreccio di questi sguardi occupa un ruolo centrale nel lavoro di Paci e diventa strumento di narrazione dell’evoluzione della società contemporanea che all’individualità del giovinetto cinquecentesco oppone il volto della collettività, non mediata da alcuna rappresentazione. L’opera è stata recentemente esposta alla GAMeC all’interno della mostra Il Classico nell’Arte. Modernità della Memoria dall'arte greca a Bernini, Paolini e Pistoletto.
Tre installazioni dell’artista americano Josh Tonsfeldt, esposte nel 2014 all’interno di Mississippi, progetto vincitore della VII Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, curato da Sam Korman:1-1 (2014), è stata prodotta a seguito di una battuta di caccia al cinghiale sulle montagne attorno a Bergamo ed è composta da un video-documentario di questa esperienza. L’opera AEL ZNV LUCKY ADE VALE E GAMEC FLY NE TER HUSBAND WIFE VAC (2014) è stata realizzata con materiale di riciclo proveniente da un laboratorio didattico del museo. Composta da una catasta di assi di legno coperte di graffiti, poste in orizzontale e sostenute da bracci d’acciaio e luci fluorescenti, in condizioni di oscurità sembra fluttuare sulla luce, brillante e fredda, mentre – al contrario – alla luce appare più fragile, come dismessa. In Untitled, è incorporata un’immagine composta dai dipinti di Jacob Kassay, artista che ha preceduto Tonsfeldt durante la mostra-residenza Mississippi. Stampata su adesivo vinilico trasparente, sovrappone due pannelli di polistirene, recuperati da materiali di scarto del museo. Sull’immagine, a malapena leggibile, si notano tracce di pneumatici di moto e di scooter mentre un gilet arancione da cacciatore è posto sul retro.
Plasticine Paintings (2013) di Dan Rees, opera monumentale che riprende formalmente gli archi dei matronei della Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, per cui è stata originariamente concepita. L’artista ha realizzato delle vetrate fluide e colorate attraverso l’utilizzo di oltre quattrocento chili di plastilina industriale, capaci di richiamare nell’immaginario uno spazio esterno. L’opera sottolinea l’approccio concettuale e ironicamente infantile del fare artistico di Rees.
Atelier, scena III (2013) di Ferrario Frères,parte di un progetto fotografico di grandi dimensioni che, per composizione e intenti, evoca L’atelier del pittore di Gustave Courbet, un’allegoria reale che ritrae la città dell’arte di Bergamo nella vita artistica dei Ferrario Frères.In questa grande stampa, che si ispira a un’altra opera di Courbet, Funerale a Ornans, viene rappresentata la morte dell’artista. Un’atmosfera cupa fa da sfondo al commiato, a cui partecipano – disposti a fregio – i personaggi che lo hanno metaforicamente accompagnato nel suo percorso biografico.
La serigrafia No titolo (Si potrebbe supporre…) (2006) di Luciano Fabro, esposta in occasione della mostra Disegno In-Opera (2013). Un’opera chepresenta il lato intimo e privato della vita dell’artista, che parla di rapporti umani, di amicizia, di etica. I disegni di Fabro, infatti, non sono strettamente “progettuali", ovvero preliminari alla realizzazione di opere, ma sono intesi come pratica alla base del processo creativo che conduce alla genesi di un’idea o come mezzo per trasmettere messaggi.
Sala d'attesa (Bergamo, inverno 1944-45), realizzata da Giulio Paolini nel 2012 per l’esposizione Arte Povera in città dello stesso anno: un fitto gioco di rimandi si snoda nella complessa installazioneil cui fulcro è il collage racchiuso nella teca di plexiglass adagiata su una sedia, insieme ad alcuni stampati relativi alla stessa rassegna. Il collage presenta, sullo sfondo del divano dello studio dell'artista, un cubo di plexiglass e una piccola foto d'epoca che spunta da una busta semi aperta: è il ritratto l’artista bambino, in piedi sopra un tavolo collocato in un porticato antistante a una grande casa, a Bergamo.
Manifestoperartepoverabergamoduemiladodici (2012) di Emilio Prini, il manifesto realizzato dall’artista in occasione della mostra Arte Povera in città, arricchito dalla sua firma autografa; un’opera che riunisce in sé i caratteri della (auto)citazione e della tautologia, rivendicando, al contempo, la scelta o necessità di sottrazione: la sua invisibilità è frutto della predilezione per le componenti primarie ed essenziali, quasi sempre immateriali, del procedimento artistico, come la memoria.
The Delated Scene (2012) di Ken Okiishi, opera video parte della mostra The Log-O-Rithmic, progetto vincitore della VI Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, a cura di FrediFischli e NielsOlsen(2012).Una riflessione sui flussi di dati globali e sul predominio del capitalismo finanziario che si basa su strumenti finanziari sempre più sofisticati e immateriali, in antitesi con l’evidente fisicità e monumentalità della moneta gigante che viene fatta rotolare dentro e fuori gli spazi di APNews, il cinema indipendente gestito da artisti in cui il video è stato realizzato.
Europeanconceptualization in analyticalphilosophy on history and present (2011-2012) di RemcoTorenbosh, esposta alla GAMeC nel 2012 all’interno della personale dell’artista dal titolo Europa. L’artista rappresenta una varietà critica di situazioni e pensieri legati al concetto di Europa, di comunità, di dialogo e di costruzione condivisa. Riprendendo il colore della bandiera europea, ma privandola delle stelle che rappresentano gli stati, l’opera è una riflessione sulla situazione e sul cambiamento politico e socio-economico cui l’Europa è stata recentemente soggetta.
Alghe (1986-2011) di Stefano Arienti, cheben rappresenta l’universo creativo dell’artista, caratterizzato da una grande libertà espressiva e da una marcata attitudine verso la sperimentazione di forme e materiali diversi. L’opera, presentata per la prima volta nel 1986, è realizzata con semplici sacchetti di plastica che Arienti taglia fino ad ottenere forme “misteriose” che esaltano la leggerezza del materiale di partenza. La versione presente in mostra è stata realizzata in occasione dell’esposizione La classe non è acqua (2011).
L'era successiva (Caravaggio Giuditta) (2015) di Mariella Bettineschi, parte di una serie in cui l’artista rivisita alcuni celebri capolavori di Tiziano, Raffaello, Caravaggio, Palma il Vecchio, Bronzino, Leonardo, raddoppiando lo sguardo dei loro soggetti femminili per elaborare una riflessone sul passato e sul futuro della pittura.
L’opera Superficie a testura vibratile (1972) di Getulio Alviani è frutto di quell’interesse per i materiali, la loro natura e il loro funzionamento, dimostrato dall’artista a partire dagli anni Sessanta. Alviani interviene su queste superfici con fresatrici ricreando forme differenti apparentemente statiche, ma che, attraverso la l’interazione con la luce – naturale o artificiale – e lo spettatore, sembrano “vibrare” e muoversi con grazia, sollecitando costantemente l’attenzione dello spettatore alla percezione di forme sempre diverse.
Amore amore (1998) di Corrado Levi, un’opera singolare che i visitatori della GAMeC hanno potuto ammirare negli ultimi anni lungo il percorso che conduce alle mostre temporanee; un’installazione site-specific realizzata nel 2010 in occasione della sua personale 18 modi di progettare ad Arte. Un progetto artistico e linguistico, con un titolo doppio o raddoppiato, composto di numerosi e idealmente infiniti amori culturali, visibili nelle scritte che costellano le pareti della scala interna del museo: Amore Boetti, Amore Accardi, Amore Albini, Amore Spazzapan, Amore Ontani, Amore Schifano, solo per citarne alcune.
Infine, i progetti vincitori delle prime tre edizioni di Meru Art*Science Award – riconoscimento promosso in collaborazione con Fondazione MERU/Medolago-Ruggeri per la ricerca biomedica e con Associazione BergamoScienza che premia e sostiene il lavoro di un artista che intende sottolineare con la propria ricerca il legame tra arte e scienza: The Celestial Path di Invernomuto (2013), Lolita Lempicka di Renaud Jerez (2014) e Time You Need di Sarah Sparkes (2015).
The Celestial Path di Invernomuto (2013) è un video monocanale che segue un doppio tracciato di ricerca: da un lato la scoperta della pietra curativa Aion A, dall'altro la teoria del multiverso, che considera la possibilità di un insieme di universi coesistenti e alternativi al di fuori del nostro spaziotempo. Il sentiero celeste che si attraversa è generato dal movimento che effettua la macchina da presa virtuale, all'interno della grotta scoperta da Emma Kunz – ricercatrice, naturalista e artista. Brian Greene, uno dei più celebri studiosi della teoria del multiverso, è la voce narrante: il risultato è un intrigante connubio tra il retaggio di certa letteratura sci-fi o fantasy e i programmi divulgativi a carattere scientifico, anche grazie alla capacità oratoria dell'uomo.
Una produzione a basso costo e una post-produzione sofisticata danno forma al video Lolita Lempicka di Renaud Jerez (2014) che scorre, ora velocemente ora con estrema lentezza, come il diario intimo di Ali, giovane rapper berlinese, voce narrante della storia. Nell’opera è ravvisabile la stessa sapienza artigianale per la cura al dettaglio che, in un mix creativo, fa emergere i variegati temi suggeriti: il design commerciale, l’industria della musica e della moda, la tecnologia, la mutazione, la malattia, la sporcizia.
Time You Need di Sarah Sparkes (2015) esplora il tema del tempo e dello spazio infinito, e del come vengono raffigurati, ponendo l’accento su “aperture temporali”, buchi neri e portali, così come sono rappresentati nella letteratura scientifica ma anche in quella di fantascienza, nel cinema e nella televisione. Il film costituisce un montaggio di narrazioni, documenti, performance e installazioni dell’artista stessa che, insieme con elementi sonori e manipolazioni e distorsioni di frammenti di film, intendono invitare lo spettatore a vivere una condizione in bilico fra la soglia della coscienza e della percezione.
Accompagna la mostra un catalogo edito da GAMeC Books
Diciassette gli artisti coinvolti, a tracciare un percorso eterogeneo che copre generazioni di artisti italiani e stranieri dagli anni Sessanta ad oggi che spinge lo sguardo verso le più recenti istanze della scena contemporanea internazionale. In mostra opere di Getulio Alviani, Cory Arcangel, Stefano Arienti, Mariella Bettineschi, Luciano Fabro, Ferrario Frères, Invernomuto, Renaud Jerez, Corrado Levi, Ken Okiishi, Adrian Paci, Giulio Paolini, Emilio Prini, Dan Rees, Sarah Sparkes, Josh Tonsfeldt e RemcoTorenbosh.
Lavori che raccontano gli ultimi anni di storia della GAMeC e che vanno ad accrescere ulteriormente il valore della Collezione Permanente del museo, che sin dalla sua fondazione, nel 1991, ha perseguito un’importante politica di acquisizioni attraverso donazioni ed è stato oggetto di interesse di numerosi artisti, collezionisti, enti pubblici e privati che hanno voluto donare opere alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della città di Bergamo.
Da sempre, infatti, la GAMeC si è adoperata affinché la politica delle esposizioni – che ricopre un ruolo nodale nella vita di un museo dedicato alla contemporaneità – lasciasse un segno preciso nella collezione; si tratta di un orientamento concreto che dà al museo un futuro nel conservare la memoria della sua attività. Una “missione” confermata da M. Cristina Rodeschini nel catalogo che accompagna l’esposizione: “la GAMeC, avendo operato con lungimiranza e freschezza, presenta oggi gli esiti di un interessante lavoro di scandaglio internazionale messo a segno attraverso un’inedita politica di Premi (per curatori under 30 con il Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte e per artisti disposti a cimentarsi con il tema della scienza con il Meru Art* Science Award), grazie a un’attenzione particolare verso giovani artisti – con la serie di mostre in onore di Arturo Toffetti – e, più in generale, grazie a solidi rapporti con personalità affermate”.
Al contempo, Giacinto Di Pietrantonio sottolinea il valore del dono e la natura dell’esposizione, che “[…] non vuole essere una mostra tematica ma una testimonianza della memoria espositiva e culturale della GAMeC, da un lato, e, dall’altro, della generosità dei donatori, un attestato di stima nei confronti del museo. L’atto del donare sottolinea la necessità di essere amici della GAMeC, perché amicizia e dono sono sempre legati. La mostra, infatti, non racconta solo la storia del continuo sviluppo di una collezione, ma narra soprattutto di amicizie e di rapporti umani, preziosi tanto per la vita del museo quanto per quella di ciascuno di noi”.
La mostra Atlante delle immagini e delle forme presenta quindi al pubblico una selezione di opere eterogenee donate da artisti o dai loro eredi, da collezionisti, da soggetti pubblici e privati: dipinti, sculture, installazioni, disegni, fotografie e opere video, per la maggior parte esposte in occasione delle più recenti mostre temporanee ospitate alla GAMeC.
Questi, nel dettaglio, i venti lavori in mostra:
Arcangel e Dreams (2015) di Cory Arcangel, esposte nella primavera del 2015 al Palazzo della Ragione di Bergamo, all’interno della prima personale italiana dedicata all’artista. Lunghi galleggianti da piscina che vengono trasformati in ritratti di personaggi, icone effimere della contemporaneità, agghindati con collane, must-have elettronici e abiti di marca. Arcangel è un autoritratto, realizzato utilizzando la linea di vestiti caratterizzata da colori vivaci che compone il merchandising dell'artista, mentre Dreams è il ritratto di una famiglia media, un'ironica allusione al sogno americano infranto e ridicolizzato, dove l’uomo si è standardizzato e adeguato a degli stereotipi comportamentali della società consumista contemporanea.
Giovani che guardano Giulio Paolini (2006-2014) di Adrian Paci,opera fotografica composta da 27 ritrattiispirati al Giovane che guarda Lorenzo Lotto di Giulio Paolini. L’intreccio di questi sguardi occupa un ruolo centrale nel lavoro di Paci e diventa strumento di narrazione dell’evoluzione della società contemporanea che all’individualità del giovinetto cinquecentesco oppone il volto della collettività, non mediata da alcuna rappresentazione. L’opera è stata recentemente esposta alla GAMeC all’interno della mostra Il Classico nell’Arte. Modernità della Memoria dall'arte greca a Bernini, Paolini e Pistoletto.
Tre installazioni dell’artista americano Josh Tonsfeldt, esposte nel 2014 all’interno di Mississippi, progetto vincitore della VII Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, curato da Sam Korman:1-1 (2014), è stata prodotta a seguito di una battuta di caccia al cinghiale sulle montagne attorno a Bergamo ed è composta da un video-documentario di questa esperienza. L’opera AEL ZNV LUCKY ADE VALE E GAMEC FLY NE TER HUSBAND WIFE VAC (2014) è stata realizzata con materiale di riciclo proveniente da un laboratorio didattico del museo. Composta da una catasta di assi di legno coperte di graffiti, poste in orizzontale e sostenute da bracci d’acciaio e luci fluorescenti, in condizioni di oscurità sembra fluttuare sulla luce, brillante e fredda, mentre – al contrario – alla luce appare più fragile, come dismessa. In Untitled, è incorporata un’immagine composta dai dipinti di Jacob Kassay, artista che ha preceduto Tonsfeldt durante la mostra-residenza Mississippi. Stampata su adesivo vinilico trasparente, sovrappone due pannelli di polistirene, recuperati da materiali di scarto del museo. Sull’immagine, a malapena leggibile, si notano tracce di pneumatici di moto e di scooter mentre un gilet arancione da cacciatore è posto sul retro.
Plasticine Paintings (2013) di Dan Rees, opera monumentale che riprende formalmente gli archi dei matronei della Basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo, per cui è stata originariamente concepita. L’artista ha realizzato delle vetrate fluide e colorate attraverso l’utilizzo di oltre quattrocento chili di plastilina industriale, capaci di richiamare nell’immaginario uno spazio esterno. L’opera sottolinea l’approccio concettuale e ironicamente infantile del fare artistico di Rees.
Atelier, scena III (2013) di Ferrario Frères,parte di un progetto fotografico di grandi dimensioni che, per composizione e intenti, evoca L’atelier del pittore di Gustave Courbet, un’allegoria reale che ritrae la città dell’arte di Bergamo nella vita artistica dei Ferrario Frères.In questa grande stampa, che si ispira a un’altra opera di Courbet, Funerale a Ornans, viene rappresentata la morte dell’artista. Un’atmosfera cupa fa da sfondo al commiato, a cui partecipano – disposti a fregio – i personaggi che lo hanno metaforicamente accompagnato nel suo percorso biografico.
La serigrafia No titolo (Si potrebbe supporre…) (2006) di Luciano Fabro, esposta in occasione della mostra Disegno In-Opera (2013). Un’opera chepresenta il lato intimo e privato della vita dell’artista, che parla di rapporti umani, di amicizia, di etica. I disegni di Fabro, infatti, non sono strettamente “progettuali", ovvero preliminari alla realizzazione di opere, ma sono intesi come pratica alla base del processo creativo che conduce alla genesi di un’idea o come mezzo per trasmettere messaggi.
Sala d'attesa (Bergamo, inverno 1944-45), realizzata da Giulio Paolini nel 2012 per l’esposizione Arte Povera in città dello stesso anno: un fitto gioco di rimandi si snoda nella complessa installazioneil cui fulcro è il collage racchiuso nella teca di plexiglass adagiata su una sedia, insieme ad alcuni stampati relativi alla stessa rassegna. Il collage presenta, sullo sfondo del divano dello studio dell'artista, un cubo di plexiglass e una piccola foto d'epoca che spunta da una busta semi aperta: è il ritratto l’artista bambino, in piedi sopra un tavolo collocato in un porticato antistante a una grande casa, a Bergamo.
Manifestoperartepoverabergamoduemiladodici (2012) di Emilio Prini, il manifesto realizzato dall’artista in occasione della mostra Arte Povera in città, arricchito dalla sua firma autografa; un’opera che riunisce in sé i caratteri della (auto)citazione e della tautologia, rivendicando, al contempo, la scelta o necessità di sottrazione: la sua invisibilità è frutto della predilezione per le componenti primarie ed essenziali, quasi sempre immateriali, del procedimento artistico, come la memoria.
The Delated Scene (2012) di Ken Okiishi, opera video parte della mostra The Log-O-Rithmic, progetto vincitore della VI Edizione del Premio Lorenzo Bonaldi per l’Arte – EnterPrize, a cura di FrediFischli e NielsOlsen(2012).Una riflessione sui flussi di dati globali e sul predominio del capitalismo finanziario che si basa su strumenti finanziari sempre più sofisticati e immateriali, in antitesi con l’evidente fisicità e monumentalità della moneta gigante che viene fatta rotolare dentro e fuori gli spazi di APNews, il cinema indipendente gestito da artisti in cui il video è stato realizzato.
Europeanconceptualization in analyticalphilosophy on history and present (2011-2012) di RemcoTorenbosh, esposta alla GAMeC nel 2012 all’interno della personale dell’artista dal titolo Europa. L’artista rappresenta una varietà critica di situazioni e pensieri legati al concetto di Europa, di comunità, di dialogo e di costruzione condivisa. Riprendendo il colore della bandiera europea, ma privandola delle stelle che rappresentano gli stati, l’opera è una riflessione sulla situazione e sul cambiamento politico e socio-economico cui l’Europa è stata recentemente soggetta.
Alghe (1986-2011) di Stefano Arienti, cheben rappresenta l’universo creativo dell’artista, caratterizzato da una grande libertà espressiva e da una marcata attitudine verso la sperimentazione di forme e materiali diversi. L’opera, presentata per la prima volta nel 1986, è realizzata con semplici sacchetti di plastica che Arienti taglia fino ad ottenere forme “misteriose” che esaltano la leggerezza del materiale di partenza. La versione presente in mostra è stata realizzata in occasione dell’esposizione La classe non è acqua (2011).
L'era successiva (Caravaggio Giuditta) (2015) di Mariella Bettineschi, parte di una serie in cui l’artista rivisita alcuni celebri capolavori di Tiziano, Raffaello, Caravaggio, Palma il Vecchio, Bronzino, Leonardo, raddoppiando lo sguardo dei loro soggetti femminili per elaborare una riflessone sul passato e sul futuro della pittura.
L’opera Superficie a testura vibratile (1972) di Getulio Alviani è frutto di quell’interesse per i materiali, la loro natura e il loro funzionamento, dimostrato dall’artista a partire dagli anni Sessanta. Alviani interviene su queste superfici con fresatrici ricreando forme differenti apparentemente statiche, ma che, attraverso la l’interazione con la luce – naturale o artificiale – e lo spettatore, sembrano “vibrare” e muoversi con grazia, sollecitando costantemente l’attenzione dello spettatore alla percezione di forme sempre diverse.
Amore amore (1998) di Corrado Levi, un’opera singolare che i visitatori della GAMeC hanno potuto ammirare negli ultimi anni lungo il percorso che conduce alle mostre temporanee; un’installazione site-specific realizzata nel 2010 in occasione della sua personale 18 modi di progettare ad Arte. Un progetto artistico e linguistico, con un titolo doppio o raddoppiato, composto di numerosi e idealmente infiniti amori culturali, visibili nelle scritte che costellano le pareti della scala interna del museo: Amore Boetti, Amore Accardi, Amore Albini, Amore Spazzapan, Amore Ontani, Amore Schifano, solo per citarne alcune.
Infine, i progetti vincitori delle prime tre edizioni di Meru Art*Science Award – riconoscimento promosso in collaborazione con Fondazione MERU/Medolago-Ruggeri per la ricerca biomedica e con Associazione BergamoScienza che premia e sostiene il lavoro di un artista che intende sottolineare con la propria ricerca il legame tra arte e scienza: The Celestial Path di Invernomuto (2013), Lolita Lempicka di Renaud Jerez (2014) e Time You Need di Sarah Sparkes (2015).
The Celestial Path di Invernomuto (2013) è un video monocanale che segue un doppio tracciato di ricerca: da un lato la scoperta della pietra curativa Aion A, dall'altro la teoria del multiverso, che considera la possibilità di un insieme di universi coesistenti e alternativi al di fuori del nostro spaziotempo. Il sentiero celeste che si attraversa è generato dal movimento che effettua la macchina da presa virtuale, all'interno della grotta scoperta da Emma Kunz – ricercatrice, naturalista e artista. Brian Greene, uno dei più celebri studiosi della teoria del multiverso, è la voce narrante: il risultato è un intrigante connubio tra il retaggio di certa letteratura sci-fi o fantasy e i programmi divulgativi a carattere scientifico, anche grazie alla capacità oratoria dell'uomo.
Una produzione a basso costo e una post-produzione sofisticata danno forma al video Lolita Lempicka di Renaud Jerez (2014) che scorre, ora velocemente ora con estrema lentezza, come il diario intimo di Ali, giovane rapper berlinese, voce narrante della storia. Nell’opera è ravvisabile la stessa sapienza artigianale per la cura al dettaglio che, in un mix creativo, fa emergere i variegati temi suggeriti: il design commerciale, l’industria della musica e della moda, la tecnologia, la mutazione, la malattia, la sporcizia.
Time You Need di Sarah Sparkes (2015) esplora il tema del tempo e dello spazio infinito, e del come vengono raffigurati, ponendo l’accento su “aperture temporali”, buchi neri e portali, così come sono rappresentati nella letteratura scientifica ma anche in quella di fantascienza, nel cinema e nella televisione. Il film costituisce un montaggio di narrazioni, documenti, performance e installazioni dell’artista stessa che, insieme con elementi sonori e manipolazioni e distorsioni di frammenti di film, intendono invitare lo spettatore a vivere una condizione in bilico fra la soglia della coscienza e della percezione.
Accompagna la mostra un catalogo edito da GAMeC Books
18
febbraio 2016
Atlante delle immagini e delle forme
Dal 18 febbraio al 27 marzo 2016
arte contemporanea
Location
GAMEC – GALLERIA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
Bergamo, Via San Tomaso, 53, (Bergamo)
Bergamo, Via San Tomaso, 53, (Bergamo)
Vernissage
18 Febbraio 2016, ore 19
Autore
Curatore