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Come hai scoperto la tua passione per l’arte? Ci sono stati momenti o persone particolari che hanno influenzato il tuo percorso?
Forse c’erano quei momenti inspiegabili, passione per l’arte, passione per le linee, le forme e i colori.
A scuola ero più affascinata per i pennarelli che per le materie che venivano insegnate.
Con i pennarelli disegnavo e coloravo la mia agenda scolastica. Così i disegni tralasciavano i compiti che avrei dovuto compiere, illeggibili con linee, forme e colori.
Sangue è più pesante dell’inchiostro…
Tanti anni dopo ho visto nella vetrina d’un negozio una scatola di colori bellissima e la comprai. E già di sera disegnavo sotto il cielo coperto dalle stelle e la luna che mi
accompagnava mi sorrideva.
C’erano persone che mi consigliavano di conservare questi disegni e di non usarli per accendere il forno a legna la mattina seguente.
C’era un caro amico Dan, che ormai è passato oltre i confini di questo mondo, insegnava all’accademia delle Belle Arti ad Amsterdam e Groningen, dove abitavo in quegli anni.
Lui mi insegnava in cambio per una cena fatta in casa.
Il Cubo… il dipinto, la superficie del cubo con la lunghezza e larghezza… il quadro.
La profondità… I punti di fuga… l’orizzonte.
La sfera, parallelepipedo, piramide, cilindro, cono e cubo, la prospettiva.
Scoprii che la prospettiva è una scatola piena di sorprendenti misteri ai quali non finisco mai di stupirmi ed affascinarmi.
La vita, il mondo che ci sta attorno e che abbiamo dentro di noi unito in un sottile equilibrio.
La prospettiva del mio essere e il mondo che ci sta attorno unito nella scatoletta, la scena del dipinto.
Lo spazio, il cubo… la scena, con la lunghezza e larghezza e la profondità, il quadro.
Ci sono temi o concetti ricorrenti che esplori attraverso la tua arte? Cosa ti ispira maggiormente?
L’equilibrio di essere e non essere un tema che esploro tramite la mia arte perché è un concetto quotidiano.
La vita, il mondo che ci sta attorno e che abbiamo dentro di noi unito in un sottile equilibrio.
Lo spazio e il tempo.
Lo spazio è un mondo pieno di vita che ci circonda, dove nostri esseri si distinguono.
Lo spazio è un dipinto, un’opera d’arte… Lo spazio del dipinto è una scatola piena di
sorprendenti misteri.
Il tempo è dove imparo.
Il tempo è dove trovo, perdo e ritrovo l’equilibrio di toccare con la mente libera, liberamente lo spazio.
Un dipinto è come una finestra in un muro cieco.
Il tempo ci vuole per attraversare la tela, per aprire una finestra a un orizzonte diverso.
Il tempo scorre.
Come pensi che il contesto culturale e sociale in cui vivi influenzi il tuo lavoro artistico?
Il contesto culturale e sociale è legato all’ambiente in cui si vive.
Il Mare del Nord è grigio piombo, indaco.
Il Mare del Mediterraneo è blu, azzurro.
In tutti e due i suddetti contesti posso scegliere di vestirmi con i jeans, in minigonna, un abito lungo, con o senza foulard… In tutti i modi posso scegliere…
Abbiamo fortunatamente la libera scelta.
Tengo alla mia libertà, tengo alla libera scelta.
Non potrei perdere, trovare ritrovare il mio equilibrio o toccare liberamente lo spazio per
attraversare un muro cieco di una tela preparata per la pittura.
Non potrei aprire una finestra, una tela dipinta per un orizzonte diverso.
Senza libera scelta, senza libertà non potrei volare con il vento.
Per me toccare con la mente libera un orizzonte diverso è soltanto un piccolo passo avanti verso un equilibrio di essere e di non essere.
Puoi raccontarci di un progetto o di un’opera a cui tieni particolarmente e spiegarci il motivo?
“Forza Nove”, olio su tela 80×110, perché ho cavalcato queste onde azzurre nel blu del Mar Mediterraneo.
Forza Nove
Fuori al largo
Circondati dal blu.
Dove noi voliamo col vento
Cavalcando da marinai.
Tenendo la vela in alto
La bandiera dei nostri sogni.
L’equilibrio sullo specchio marine.
Avanti sempre avanti…
Non c’è spazio, non c’è tempo
Soltanto
Le mie lacrime, di gioia o dolore, sono salati come il mare.
L’equilibrio sullo specchio di mare.
L’ho trovato, l’ho perso…
Lo ritrovo ogni volta, quando tocco lo spazio liberamente con la punta del pennello.
Toccando le tele, attraversando un muro cieco.
Aprendo una finestra, tela dopo tela.
Cavalcando da marinai… verso un orizzonte diverso.
Un funambolo sul filo teso di un orizzonte diverso.
Puntino di fuga sulla punta d’un pennello.
Così vicino, toccando così distante l’orizzonte nella frazione di un secondo.
In che modo l’interazione con il pubblico influisce sulla tua pratica artistica? Ti capita di modificare il tuo lavoro in risposta ai feedback che ricevi?
C’è un mondo che mi circonda che fa parte della mia esistenza.
Non posso modificare il mondo che mi circonda, non lo vorrei.
Potrei soltanto imparare a percepire il mondo che mi circonda ad un modo diverso.
Vedi, così potrei interagire meglio con il mondo che mi circonda.
Vedi, così l’orizzonte cambierà, diventerà pian piano diversa.
Vedremo… Ci vuole un po’ di tempo…
Cosa pensi della commercializzazione dell’arte contemporanea? Pensi che possa compromettere l’integrità dell’opera o la sua funzione critica?
La commercializzazione è una corsa senza fine dove l’equilibrio fra quantità e qualità viene tradotto in denaro e di conseguenza anche l’integrità dell’opera e la sua funzione critica è un compromesso.
Il denaro, i soldi servono, però non sarei libera se divento serva dei soldi.
Le belle parole fanno tanto vento e poca lana e il denaro che brilla all’orizzonte acceca.
E incredibile il mondo che ci circonda con i suoi confini…
Le Metamorfosi e la vita che continua…
Sembra che pian piano andremo verso un orizzonte diverso.
Spaventoso… L’imprevedibile ignoto.
Continuerò a cercare la gentilezza, di creare una certa qualità, di conseguenza la quantità non può essere molto competitiva nel processo di commercializzazione.
Ho paura che se non dipingo dalla testa ai piedi non potrei fare un piccolo passo avanti verso l’imprevedibile ignoto di un orizzonte diverso.
Il mio orizzonte potrebbe rimanere soltanto un punto di vista un punto di fuga.