27 ottobre 2025

«Le fiere come vere istituzioni culturali». Il direttore Luigi Fassi racconta la sua visione di Artissima e del mercato dell’arte

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In occasione della sua partecipazione all’ultima edizione del Talking Galleries Barcelona Symposium, abbiamo intervistato Luigi Fassi, direttore di Artissima, per riflettere sulle sfide attuali delle fiere d’arte contemporanea

luigi fassi artissima
Luigi Fassi, direttore di Artissima. Photocredits Giorgio Perottino / Artissima

La scorsa settimana si è svolta l’undicesima edizione di Talking Galleries Barcelona Symposium, la conferenza annuale organizzata da Talking Galleries, il think tank che dal 2011 promuove il dibattito e la riflessione intorno al settore delle gallerie e del mercato dell’arte. Tra le varie sessioni in programma si è distinta Art Fairs and Galleries: I Love You, Me Neither, una tavola rotonda che ha riunito Rebeca Blanchard (Prats Nogueras Blanchard, Barcellona / Madrid), Luigi Fassi (direttore di Artissima) e Maribel López (direttrice di ARCO), moderata da Alain Quemin, professore di sociologia dell’arte presso la Sorbonne Université. Abbiamo conversato con Luigi Fassi, direttore di Artissima, la fiera internazionale d’arte contemporanea di Torino, riconosciuta per il suo impegno verso la sperimentazione e il sostegno alle gallerie emergenti. In questa intervista, Fassi riflette sulle sfide attuali delle fiere, sul loro ruolo nell’ecosistema dell’arte contemporanea e sulle trasformazioni in atto nel settore.

Il titolo del talk a cui ha preso parte a Barcellona era «Art Fairs and Galleries: I Love You, Me Neither». Se da un lato le fiere sono considerate il cuore pulsante del mercato, dallaltro sono spesso oggetto di critiche da parte delle gallerie. Quali sono, secondo lei, le ragioni più evidenti in questo rapporto di attrazione e diffidenza?

«Il mercato dell’arte ha vissuto alcuni anni burrascosi, dalla crisi del Covid all’instabilità internazionale dei nostri giorni. Ciò ha generato maggiore difficoltà nell’operatività delle gallerie, tradottasi in più cautela e necessità di ridurre i margini di rischio d’impresa. Le fiere hanno di conseguenza necessità di rendersi più capaci di rispondere alle esigenze delle gallerie, massimizzando le opportunità economiche a loro favore e offrendo più strumenti di network e visibilità per i loro artisti presentati».

luigi fassi artissima
Artissima Torino

Come si è mossa Artissima in questo contesto?

«Artissima in questo scenario ha visto valorizzarsi il proprio brand, che non ha fatto compromessi con la volontà di votarsi esclusivamente al contemporaneo. I suoi punti di forza sono quelli di una fiera di arte che nel corso degli anni si è evoluta, rafforzando la propria attrattività commerciale nei confronti delle gallerie italiane e internazionali (queste ultime sono la maggioranza) ma divenendo al tempo stesso un’istituzione culturale e una piattaforma di servizi a favore di progettualità nell’arte contemporanea. La disponibilità di un team che si dedica minuziosamente alla fiera ogni giorno dell’anno, assieme alla capacità di progettazione e innovazione costanti, ha consentito ad Artissima di diventare un marchio riconosciuto e ricercato in tutto lo scenario artistico globale».

In che modo?

«Oggi Artissima commissiona direttamente opere ad artisti, cura mostre, crea residenze d’artista e produce progetti speciali con una molteplicità di istituzioni e brand privati, mantenendo al centro di tutta l’operatività le gallerie che partecipano alla fiera e gli artisti e le artiste da loro rappresentati. Ecco perché la fiera è visitata da tantissimi artisti che la percepiscono come un appuntamento imprescindibile di aggiornamento e confronto. Al tempo stesso è un appuntamento atteso di anno in anno con molta aspettativa da parte di tanti appassionati, nella consapevolezza che la fiera è sempre diversa ed è un luogo ideale dove trarre ispirazione immergendosi nelle ricerche di artisti di più generazioni provenienti letteralmente da tutto il mondo».

In un contesto di crescente volatilità del mercato internazionale, la partecipazione alle fiere comporta per molte gallerie un ritorno economico sempre più incerto. Quali azioni possono intraprendere le fiere per rendere più sostenibile la loro partecipazione?

«È fondamentale il mantenimento di costi accessibili per le gallerie, per consentire loro una partecipazione agevole. Al tempo stesso occorre presentare alle gallerie un progetto editoriale forte, che preveda un bouquet di azioni a loro vantaggio, quali ad esempio molteplici premi autorevoli nutriti da giurie di figure istituzionali importanti presenti in fiera. In generale è decisivo il coinvolgimento diretto di molti curatori e direttori museali in più vesti, quali la curatela diretta di sezioni e di progetti speciali con artisti delle gallerie partecipanti, in fiera e fuori fiera. Non da ultimo, il Vip Programme va curato con attenzione chirurgica, per offrire ai collezionisti (oggetto di uno scouting mirato tutto l’anno) un’esperienza avvincente e funzionale di incontro con la fiera e il mondo delle istituzioni nel territorio».

L’instabilità economica generalizzata fa sì che la sfida, per una fiera, non sia solo quella di attrarre gallerie e collezionisti, ma anche quella di mantenere rilevanza culturale. Come immagina un modello di fiera che riesca a essere insieme piattaforma di mercato e di riflessione culturale?

«È necessario pensare in termini istituzionali, farsi attori di reti di contatti e progettualità di rilievo che espandano il ruolo della fiera sino a renderlo catalizzatore di azioni di diplomazia culturale».

luigi fassi artissima
Artissima Torino

Qualche esempio?

«Un esempio di quest’anno è il Vilnius Residency Prize. Nell’ambito del programma Cultura Lituana in Italia 2025-2026, e in dialogo con la Città di Vilnius e l’Ambasciata della Repubblica di Lituania nella Repubblica Italiana, Artissima ha deciso di creare un premio residenza per due artisti rappresentati dalle gallerie della fiera, che consiste nell’opportunità di svolgere nel 2026 una residenza a Vilnius della durata di un mese. Gli artisti saranno selezionati da Valentinas Klimašauskas, direttore del CAC Vilnius, istituzione che garantirà loro un solido supporto curatoriale. La residenza mira così a favorire lo scambio culturale internazionale stimolando la crescita professionale dei partecipanti e consolidando nuove connessioni artistiche in ambito europeo. Un secondo esempio è anonymous art project, progetto artistico dedicato alla promozione dell’arte contemporanea giapponese con una visione che intreccia responsabilità personale e impegno collettivo attraverso l’arte contemporanea. Nato nel 2023 su iniziativa dell’imprenditore giapponese Hiroyuki Maki il progetto sostiene artisti giapponesi sia emergenti sia già riconosciuti in patria ma ancora poco noti a livello internazionale, e favorisce lo scambio diretto tra curatori, musei e istituzioni culturali tra Europa e Giappone. Sono due progetti che allargano i cerchi concentrici di attenzione della fiera, creando nuovo network e valore culturale a vantaggio diretto anche delle gallerie».

Negli ultimi dieci anni il numero delle fiere internazionali è cresciuto in maniera significativa. Quali elementi, oltre alla dimensione e alla notorietà, faranno la differenza tra le fiere del futuro?

«Conteranno sempre più la forza del brand e la qualità di un progetto editoriale forte, rinnovato e in evoluzione, ma circoscritto da caratteristiche identitarie chiare e distinte. Come detto, Artissima non ha mai derogato a un impegno esclusivo sul contemporaneo, ragione che negli anni l’ha premiata in termini di specificità e coerenza. A ciò si aggiunge, a mio avviso, la necessità per le fiere di cucire un rapporto sempre più stretto con il mondo delle istituzioni. Una fiera deve saper pensare come un’istituzione e nutrire continuità e prossimità con le istituzioni, in un percorso di intelligenza condivisa. Artissima lo fa da sempre, come testimoniano le sue reti di dialogo e cooperazione con tanti direttori museali e la presenza di fondi di acquisizione ancorati alla fiera, innanzitutto quello della Fondazione Arte CRT a favore della GAM e del Castello di Rivoli. Grazie ad esso, due straordinarie collezioni pubbliche, come quelle di GAM e Rivoli, accrescono annualmente le proprie dimensioni e il proprio valore pubblico, acquisendo opere dalle gallerie partecipanti alla fiera».

Il titolo della prossima edizione di Artissima è Manuale operativo per Nave Spaziale Terra: un invito a pensare alla fiera come laboratorio di convivenza, responsabilità e futuro condiviso. In che modo questa visione si tradurrà concretamente nell’esperienza dell’edizione 2025?

«Abbiamo come ogni anno condiviso il tema con tutte le gallerie in fase di application, in modo da dare loro la possibilità di lasciarsene ispirare. Abbiamo poi diversi progetti, inclusi i talk che dialogheranno con il tema. Infine uscirà durante i giorni della fiera una pubblicazione autoprodotta da Artissima, un Manuale di Istruzioni che raccoglierà suggerimenti idee e intuizioni di tanti dei curatori e artisti che in anni recenti hanno cooperato con la fiera in vari ruoli. Si tratta di una vera guida attraverso il presente e verso il prossimo futuro, compilata ascoltando le voci di chi ha dedicato la propria vita al lavoro nell’arte».

Pensando alla prospettiva di un futuro condiviso in modo responsabile, quali iniziative ha già avviato Artissima in direzione di una sostenibilità ambientale e quali obiettivi intende perseguire nei prossimi anni?

«Il nostro primo obiettivo è di restituire concreto valore sociale attraverso l’arte, innanzitutto a partire al nostro territorio. Anche quest’anno, ad esempio, abbiamo cooperato con la città di Torino per portare un ‘opera, New Acid Basim Magdy, nel Parco Michelotti, l’ex Zoo di Torino, dialogando con la memoria storica di quel luogo per ragionare sull’evoluzione del rapporto tra vita animale umana e vita animale non umana. Artissima è una fiera di proprietà pubblica, è un patrimonio condiviso del territorio piemontese e torinese e si pone continuamente l’obiettivo di offrire una progettualità culturale responsabile, attraverso valori di inclusione e ispirazione verso chi quel territorio abita. Stiamo poi implementando delle buone pratiche di sostenibilità ecologica e ambientale che guidino tutte le fasi di produzione della fiera nella consapevolezza che consapevolezza responsabilità e rigore sono sempre perfettibili. Come ha scritto Buckminster Fuller, non esistono problemi ambientali — esistono solo problemi di ignoranza!».

Dal 1° luglio 2025 in Italia è entrata in vigore l’aliquota IVA ridotta al 5% per le opere d’arte, compresi i passaggi in galleria. Quali effetti reali si aspetta su competitività, prezzi e dinamiche di mercato? E quali ostacoli restano ancora da superare, ad esempio sul piano burocratico?

«È un cambiamento epocale, che porta l’IVA italiana sulle transazioni d’arte dalla più alta d’Europa alla più bassa. Si è trattato di un processo lungo e laborioso, che ha occupato per venti anni tutto il settore nel produrre studi di fattibilità, modelli di analisi e azioni di convincimento politico. È un rivolgimento realizzatosi dimostrando come la riduzione al 5% sia destinata a produrre più turnover commerciale e dunque, in ultima istanza, più gettito fiscale a favore dello stato. Oltre a ciò si è compreso che un’IVA più bassa determini un meccanismo di ricaduta virtuosa su tutto il settore, con particolare favore per gli artisti e per le istituzioni museali che beneficeranno di vantaggi diretti e indiretti. In breve, è una notizia che aumenta il peso specifico di ogni attore dell’arte, a partire dai collezionisti e dalle gallerie, generando positività e desiderio nel sostenere il settore: chi vuol far sentire più forte la propria voce, oggi lo può fare! Artissima è un primo test importante di questa novità per il mercato italiano e l’entusiasmo tra gli addetti ai lavori è palpabile».

A livello personale: quale pensa sia oggi la responsabilità di un direttore di fiera internazionale, non solo come gestore di un evento, ma come «costruttore di ecosistemi» tra artisti, gallerie, collezionisti e pubblico?

«Una fiera d’arte internazionale è una macchina complessa e laboriosa, con delle responsabilità molto grandi nei confronti dei clienti – le gallerie partecipanti – e dunque anche nei confronti degli artisti e dei collezionisti che dedicano tempo e attenzione alla fiera. A ciò si aggiunge, come dicevo, il dovere per una fiera come Artissima di creare valore aggiunto per le istituzioni del proprio territorio e per il pubblico degli appassionati, nutrendo un percorso di ispirazione culturale attraverso l’arte e i suoi messaggi. La responsabilità è dunque quella di gestire un’istituzione a tutto tondo, che si muove in un territorio vasto, multiforme e in continua evoluzione, come quello del mercato dell’arte, con tutte le sue ricadute sulla nostra società. A mio avviso le fiere d’arte devo cogliere proprio questa sfida. Saper divenire istituzioni culturali».

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