21 ottobre 2023

Le gesta eroiche di un viaggio avventuroso: Io Capitano, di Matteo Garrone

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Il viaggio avventuroso e drammatico di Seydou, raccontato in una favola contemporanea: Matteo Garrone presenta al cinema Modernissimo di Napoli il suo ultimo film, Io Capitano

Matteo Garrone, Io capitano, still dal film
Matteo Garrone, Io capitano, still dal film

Siamo tutti capitani nel condurre fra i flutti la barchetta delle nostre esistenze ma qualcuno, forse, lo è un po’ di più. Io Capitano di Matteo Garrone, con la storia di due ragazzi che fuggono dal Senegal per esaudire il sogno occidentale di diventare star della musica, offre una visiona diversa, meno stereotipata e più favolistica, di quello che viene spesso definito come il “dramma dei migranti”.

«Nelle mie intenzioni c’era soprattutto quella di girare un film di avventura. Del resto è proprio questo che fanno molti dei ragazzi che lasciano la terra d’origine per intraprendere le principali rotte migratorie che da molti paesi dell’Africa portano in Europa. C’è un termine che loro utilizzano per intendere ciò: andare all’avventura», ha racconta Garrone, in occasione dell’incontro con il pubblico tenutosi al cinema Modernissimo, a Napoli.

Matteo Garrone, Io capitano, still dal film

Da Dakar a Bamako in Mali, per poi affrontare il Sahara e cadere nelle mani della Mafia libica. Non un’Odissea, come erroneamente viene definito il viaggio dei Seydou e Moussa – un’Odissea è per definizione letteraria un tribolato viaggio di ritorno alla casa natale – ma più che altro un’avventura di ispirazione cavalleresca, una chanson de geste contemporanea. E in effetti le gesta di Seydou non sono meno eroiche di quelle narrate dei poemi francesi medievali: ritrovata la libertà dalle carceri libiche quasi per fortuna, “l’eroe” si fa carico dell’amico ferito e accetta di guidare un rottame galleggiante fino alle coste italiane.

Matteo Garrone, Io capitano, still dal film

A diverse settimane dalla sua uscita, “Io Capitano” continua a riscuotere successi in tutto il mondo. Non stupisce infatti che sia proprio l’opera di Garrone a essere la candidata per l’Italia alla corsa agli Oscar come miglior film straniero. Lascia invece increduli che nella sua realizzazione le cose non siano andate sempre lisce. «Ho fatto richiesta per accedere ai finanziamenti messi a disposizione da Eurimages, un fondo europeo per il Cinema a cui ho sempre avuto accesso – spiega Garrone. – Diversamente da tutti i lavori passati, per “Io Capitano” questi fondi mi sono stati negati. Non ho mai avuto comunicazioni circa la bocciatura. Solo dopo diverse sollecitazioni mi è stato scritto che il film trattava un argomento drammatico in modo spettacolare e avventuroso. Come se nell’avventura e nello spettacolare ci fosse una colpa».

Matteo Garrone sul set di Io Capitano

Ma la “coda di paglia” dei politici europei poco ha a che vedere con la reazione del pubblico in sala. E Garrone ben volentieri presta il film, in occasione dei numerosi incontri con gli spettatori, al messaggio politico. «Si pensa che un ragazzo, solo perché proviene da un paese povero, non abbia diritto al sogno. Il sogno, invece, è il bene più democratico che l’essere umano abbia a sua disposizione. Fondendo il neorealismo alla “Gomorra” alle suggestioni favolistiche di “Pinocchio”, ho trovato la chiave per uscire dal pericolo della retorica». Un pericolo, quello di cadere nel cliché, reale anche per un regista “navigato” come Matteo Garrone. «Dopotutto sono un borghese benestante italiano che ha voluto parlare di temi che non ha mai vissuto e non vivrà mai sulla propria pelle.  – prosegue il regista – Ho quindi dato agli attori le “redini” della storia. Ad incominciare dalle lingue locali in cui è girato il film, il wolof e il francese».

Matteo Garrone, Io capitano, still dal film

Senza correre il rischio di anticipare il finale – già noto ai più – Seydou riuscirà nell’impresa di attraversare il Mediterraneo portando i “suoi” migranti sani e salvi a destinazione. Griderà all’elicottero della Guardia Costiera, con il sole negli occhi e nella nebulosa dell’acqua salata, Io Capitano: «Sono io il capitano di questa imbarcazione», ma anche «Sono io il capitano della mia esistenza». In quelle due parole muore un adolescente. Io Capitano è diventato un uomo.

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