26 febbraio 2021

Formazione e Know How, al MAXXI: capire, progettare e valutare

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Iscrizioni aperte al nuovo corso del MAXXI dedicato alla progettazione culturale: ce ne parla Elena Pelosi, responsabile,del programma Alta Formazione

maxxi formazione

La pandemia ha impresso un’ulteriore accelerazione alle già fluide dinamiche del settore dei beni culturali, complicando una situazione già di per sé intricata, specialmente per chi ci lavora. Così, in attesa che l’attività magmatica prodotta in questi mesi si solidifichi e permetta analisi più precise, diventa vitale puntare comunque sulle competenze. Sotto questo aspetto, il MAXXI, con il suo programma di “Alta formazione MAXXI know how”, sta continuando a rappresentare un punto di riferimento. Proprio in questi giorni sono aperte le iscrizioni al corso “La cultura si conta. Indicatori, dati e strumenti per progettare e valutare”: ne abbiamo parlato con Elena Pelosi, Responsabile Formazione.

Quali sono le ragioni che stanno alla base dell’idea di questo corso?

«Il tema della “quantificazione” dell’impatto della cultura non è giovanissimo. Volendo dargli un’età potremmo dire che già alla fine degli anni ’80 si era definito più nitidamente un settore che studiava questo aspetto che porta con sé una componente molto “forte” nella codificazione degli indicatori culturali. Anche recentemente sono stati condotti studi e ricerche a scala nazionale ed europea che hanno cercato di mettere a fuoco l’impatto della cultura e in modo più articolato e complesso anche il comportamento delle città e dei territori rispetto alla cultura e alla produzione culturale. Negli ultimi mesi abbiamo più volte riflettuto, insieme ad Annalisa Cicerchia, Primo Ricercatore all’ISTAT e docente a Tor Vergata, sulla necessità di un percorso formativo dedicato agli indicatori culturali che approfondisse i metodi per utilizzare i dati in funzione dei progetti culturali alle diverse scale e per valutare la qualità del servizio dell’offerta culturale e museale prodotta».

In un settore così fluido e in continua evoluzione, quali sono le tipologie di professionisti cui questo corso si rivolge?

«Potremmo dire a tutti. Il fatto di avere pensato a due moduli – uno dedicati ai progetti culturali a scala urbana, il secondo ai musei – è proprio perché sia per chi lavora a progetti culturali, soprattutto alla scala locale, in enti culturali, amministrazioni e realtà indipendenti, sia per chi lavora nei musei, il corso potrà fornire strumenti e materiali utili a comprendere il senso degli indicatori e della valutazione. Tre moduli per ogni percorso; capire, progettare e valutare. Esperti, professionisti e operatori metteranno a fuoco il tema attraverso la condivisione di metodi di lavoro e la presentazione di progetti realizzati. L’aiuto, ritengo, sia più di uno: avere un quadro generale del tema e – anche per i non esperti – comprendere linguaggi e strumenti attraverso i quali progettare e valutare l’impatto e inoltre confrontarsi con altri professionisti anche in forma dialogica per evidenziare punti di forza, metodi e criticità».

L’emergenza sanitaria ha stravolto le attività dei musei. Quale è stato l’impatto che ha avuto sulla programmazione del vostro ufficio?

«Devo dire che già prima di marzo 2020 avevamo cominciato a lavorare ad un’offerta di formazione online. Dunque non possiamo dire di essere stati colti troppo impreparati. La vera modifica sta nel fatto che da marzo scorso appunto non è ripresa l’offerta dei corsi in sede che per noi è una parte importantissima. Una full immersion nel mondo MAXXI in cui incontrare giovani professionisti provenienti da tutte le parti di Italia e non solo.

In questi mesi abbiamo lavorato molto alla programmazione dei corsi online sia in modalità webinar e presto anche on demand. E devo dire che la potenzialità dell’offerta online è tanta.

Per diversi aspetti di cui due ritengo principali: il primo è che i docenti e gli esperti che possiamo coinvolgere ai corsi sono sempre il meglio di ogni settore e questo avviene anche grazie al netto dei limiti logistici – viaggi e impegni – che alle volte limitano la partecipazione dal vivo. E poi perché come partecipazione, la platea si è quintuplicata. Ciò ci rende felici perché ci rendiamo conto che i progetti formativi e i temi che proponiamo sono di grande interesse e la qualità e l’esperienza dei partecipanti che – anche in modalità webinar – interagiscono e intervengono conferma ancora di più la strada percorsa».

Il digitale è sicuramente una grande risorsa ma le problematiche sono diverse, quale è stata la vostra esperienza in questo senso?

«Per quanto riguarda i limiti dell’online li stiamo testando tutti soprattutto quando manca l’alternativa. Speriamo di poter tornare a scegliere di volta in volta in base alle proprie possibilità e ai propri impegni se andare in un luogo e vivere un’esperienza dal vivo o collegarsi a distanza per comodità e praticità organizzativa. Questo è il futuro che vogliamo e che speriamo presto di vivere».

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