26 maggio 2000

Dal 18 maggio al 25 giugno Franco Grignani – Fotografia sperimentale 1927-1964 Milano: Galleria Carla Sozzani

 
Presentato con circa 80 opere il lavoro di Franco Grignani. La selezione di immagini in mostra tende a coprire tutto il periodo della produzione dell'autore a partire dai fotogrammi degli anni 20 fino alle opere più recenti.

di

a cura di Giuliana Scimé
Franco Grignani, architetto, designer, pittore e fotografo, alla fine degli anni Venti cede al fascino del fotogramma (immagine diretta senza l’uso della macchina fotografica). Un processo che abbandonerà ben presto, ma che sarà
esperienza fondamentale per mettere a punto la sua teoria sulla luce e sulla forma, e soprattutto sulla percezione visiva. Infatti, è stato uno dei più grandi teorici della percezione che ha indagato con una serie di sperimentazioni in
fotografia: riprese dirette, effetto flou, distorsione, negativo/positivo, sovrastampa.
Le fotografie dirette, in accordo con l’analisi del mondo oggettuale e della “nuova visione”, sono riprese da punti di vista insoliti che richiamano le ricerche del costruttivismo ma che sono ancorate alla cultura italiana.
“Sono nato quando è nato il cubismo, perciò i miei interessi nei problemi dell’arte vanno spostati di circa sessant’anni – scriverà Grignani nel 1986 – quando le mie prime idee e simpatie, più adatte alle esaltazioni di un’età senza controllo tesa soltanto ai lirismi e ai sogni, andarono verso le manifestazioni del secondo futurismo…Inserendomi in seguito negli studi di architettura imparai a vedere attraverso il ‘progetto’ partendo dallo spazio organizzato, dalla distribuzione dei volumi, dai servizi, dalla significanza architettonica, così, da ‘poeta’, mi sono trasformato in ‘costruttore’ con l’uso razionale e metodico degli strumenti e dei mezzi…Durante la guerra ho insegnato l’avvistamento aereo in una scuola militare…Al mio ritorno ho progettato un metodo sperimentale per la comunicazione nell’arte… mi occupavo di fenomeni ottici rivelatori del mondo delle tensioni strutturali, incominciando a processare il comportamento umano in risposta all’evento massiccio della macchina, dove la prospettiva diventava proiettiva; scoprivo la distorsione nel recupero del paesaggio riflesso nelle vernici e nei metalli; analizzavo il flou come ricostruzione dell’immaginazione; osservavo lo spazio entro la zona del campo visivo dell’occhio ai lati del quale la zona critica entrava in uno stato di
subpercezione…”
E’ l’intero percorso intellettuale e operativo di Franco Grignani, che puntualizza le diverse fasi dell’evoluzione della sua opera. Laureato in architettura, per naturale attitudine e per studi possiede la visione strutturale dell’ambiente che
esamina per restituire un’immagine che non sia banale osservazione.
Nelle sue prime fotografie il punto di vista della ripresa è lo stesso di qualsiasi passante si trovi in quella situazione e in quel momento, tuttavia siamo condizionati dall’ordine: la nostra esperienza visuale nel quotidiano viene riportata a schemi che ci rassicurano e nel contempo ci impediscono di vivere le avventure della visione. Le scale, i monumenti, i tralicci, ecc. sono ripresi da Grignani esattamente come li vediamo, però non ne prendiamo coscienza e non conserviamo la memoria di quell’immagine reale e autentica, rimettiamo tutto “al suo posto”, come fosse un gioco a incastro in cui le tessere devono combaciare nel disegno precostituito.
La ricerca di Grignani si appunta sempre più sui problemi della percezione che egli indaga con una serie di elaborazioni in fotografia: flou, distorsione, proiezione. Quindi nelle sue immagini, superato il primo periodo, la forma del reale si dissolve nei contorni della riconoscibilità per divenire puro stimolo visivo.
I materiali che utilizza per ottenere fotografie così complesse sono in realtà di una semplicità disarmante (acqua, olio, frammenti di vetri e specchi, carta, ecc.). Non esistono tecniche o processi particolari, c’è solo la capacità di questo artista di prevedere le immagini che saranno l’oggetto concreto della sua indagine teorica. L’indagine culmina nella formulazione della teoria della subpercezione che è: “…il recupero contemporaneo dello spazio visivo totale
attraverso il fenomeno dello sguardo laterale ricostruito artificialmente con lenti speciali astigmatiche. E’ un’analisi quasi drammatica del recupero di un assurdo fisico di uno spazio passivo, zona sconosciuta che appare e scompare,
immobile e veloce contemporaneamente, che muta i confini delle forme e si rivela entro un processo fisico e concettuale.” (Il senso di una lunga ricerca, Reggio Emilia, 1979)
Nell’esperienza visiva quotidiana siamo bombardati da milioni di immagini sulle quali non appuntiamo l’interesse cosciente, tuttavia queste immagini interferiscono a livello subconscio. Ed è proprio questo fenomeno della
percezione “passiva” che Franco Grignani indaga e ricostruisce in immagini che dovrebbero educarci, perché anch’egli, come gli artisti che si sono formati negli anni dell’avanguardia, intende l’arte non quale mera espressione individuale, ma quale “strumento” sociale. (da Bauhaus e razionalismo nelle fotografie di Lux Feininger, Franco Grignani, Xanti Schawinsky, Luigi Veronesi, a cura di Giuliana Scimé, Edizioni Gabriele Mazzotta, Milano, 1993) La mostra comprende circa 80 opere in fotografia che disegnano l’intero arco produttivo di Franco Grignani.
Fonte Galleria Carla Sozzani


Franco Grignani
Nato a Pieve Porto Morone (Pavia) nel 1908, dopo la laurea in architettura, si indirizza alla professione di graphic designer, imponendosi fra i più creativi a livello internazionale.
E’ stato invitato ai lavori del primo Vision 65 all’Università di Carbondale (Stati Uniti). Membro della giuria internazionale di Typomundus XX/2 e della Biennale de l’Affiche di Varsavia (1970); membro dell’ICTA di New York e dell’AGI (Allinace Graphique Internationale).
Suoi lavori fanno parte delle collezioni permanenti del Museum of Modern Art di New York, dello Stedelijek Museum di Amsterdam, del Museo d’Arte Moderna di Varsavia, del Victoria and Albert Museum di Londra, oltre che di Collezioni private. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
E’ morto a Milano nel 1999.

Fonte Galleria Carla Sozzani


Galleria Carla Sozzani , Corso Como 10- Tel. 02/653531 – Fax 02/6592015
Orario: 10.30/19.30, mercoledì 10.30/21, lunedì 15.30/19.30
Ingresso: gratuito
Dal 18 maggio al 25 giugno



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