29 novembre 2009

fotografia_personaggi Un fotografo senza idee

 
Nato a Parigi, cresciuto in Italia, residente a New York e viaggiatore instancabile. A Roma è di scena Elliott Erwitt, colonna dell’Agenzia Magnum. Una sua mostra dedicata alla Capitale è allestita a Palazzo Braschi. E abbiamo colto l’occasione per fare con lui quattro chiacchiere...

di

Chi
è?
”, chiede ad alta voce,
sorridendo, dopo aver scorto velocemente la propria immagine pubblicata su un
giornale. È l’autoritratto del ’79 in cui è truccato da dalmata.
Nato
in Francia, Elliott Erwitt
(all’anagrafe è Elio Romano Erwitz, Parigi, 1928; vive a New York) ha trascorso
a Milano i suoi primi nove anni di vita, prima di una serie di migrazioni
attraverso l’Europa, a causa delle leggi razziali che costrinsero la famiglia a
trasferirsi negli Stati Uniti. Nel 1944, a Los Angeles, affascinato dalla
fotografia iniziava a lavorare in camera oscura, ma sarà l’incontro newyorchese
con Edward Steichen, Robert
Capa
e Roy Stryker – quattro anni dopo – a dare una svolta alla sua
vita. Dal 1953, invitato dallo stesso Capa, è membro dell’agenzia
fotogiornalistica Magnum, di cui – a partire dal ’66 – è stato più volte
presidente.
Instancabile
viaggiatore, Erwitt torna spesso a Roma. Numerose le immagini della città
eterna che ha collezionato dagli anni ‘50 fino alla scorsa primavera,
presentati a Palazzo Braschi in occasione di Roma. Fotografie di Elliott
Erwitt
, nella stessa sede che, nel
2006, aveva ospitato l’Omaggio a Roma di Henri Cartier-Bresson.
Tra gli scatti di Erwitt, fra l’altro, c’è proprio Cartier-Bresson al lavoro
per le strade di una Roma “casareccia”, dove c’erano ancora le pizzicherie.
Non
è un grande oratore, Elliott Erwitt; le sue sono risposte sintetiche,
centellinate, ma sapientemente dosate di umorismo. Alle sue fotografie, piuttosto,
è affidato un messaggio più esplicito, talvolta dissacrante.
Elliott Erwitt - Roma - 2004 - © Elliott Erwitt/Magnum Photos/ContrastoGirare
per Roma significa, inevitabilmente, imbattersi nella solennità imponente
dell’antico, che il fotografo riesce a sdrammatizzare, rendendolo più “umano”,
quando ad esempio punta l’obiettivo su una Topolino che sembra sostenere il
busto marmoreo di Madama Lucrezia: era il 1955. Scenari tradizionali per sposi
(di tutti i tempi) che si baciano; in una foto più recente, una popolazione di
lucchetti avvinghiati a ponte Milvio.
Non
mancano, poi, gli animali: un gatto sornione domina la scena, dall’alto della
testa grottesca di uno dei Baphomet di Piazza Vittorio; quanto ai cani –
amatissimi – ce n’è uno, con tanto di cappellino di paglia, accanto alle scarpe
e alla borsa di una signora e alle grucce, abbandonate sull’asfalto, del suo
padrone che chiede l’elemosina.
Fedele
alla vena comico-ironica con cui è solito autoritrarsi, Erwitt – in piedi nel
cortile dei Musei Capitolini – mette il dito nel naso, accanto alla colossale
mano destra di Costantino con l’indice puntato. “è un omaggio alla statua”, afferma…

Lei
che ama sorprendere l’interlocutore, che sia cane o uomo (gira sempre munito di
fischietto, naso rosso da clown, uovo finto appuntato sulla giacca…), come si è
relazionato a figure di potere come quelle dei papi? Dagli anni ’60 a oggi, ha
ritratto Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI…

Ho
fatto molte foto di persone importanti; un papa non è differente da un altro
soggetto. Con i papi, però, non è necessario usare la sorpresa! Nel 1965 ho
viaggiato da Roma a New York con Paolo VI. Ero nel suo aereo insieme ad altri
fotografi, ma ognuno ha avuto una breve séance personale. Lui ha dato a tutti noi dei memorabilia che, una volta tornato a casa, ho regalato ai miei
amici cattolici. Motivo per cui ero molto popolare fra loro. Ricordo che Paolo
VI era abbastanza simpatico, ma feci una cosa terribile. Quando mi allungò la
mano perché baciassi l’anello, non sapendolo, gliela strinsi.

La
sua visione di Roma è stata, nel tempo, suggestionata dal cinema, dalla
letteratura, da personaggi incontrati… o altro?

Sono fotografo, vado a spasso e
faccio le foto. Non ho grandi idee, fotografo quello che mi trovo davanti.
Niente filosofia. Ho sempre una macchina fotografica con me. Sono, come dicono
i francesi, un amateur. Fotografo per divertimento, hobby.

Fotografa in digitale?
Solo per i lavori commerciali, per
il resto uso la pellicola.
Elliott Erwitt - Roma - 2008 - © Elliott Erwitt/Magnum Photos/Contrasto
Ha una macchina fotografica che
predilige?

Ne ho tantissime, potrei aprire un
negozio. Ma la preferita è la Leica.

Il
bianco e nero è il linguaggio che le appartiene e a cui ricorre palesemente per
esprimere le emozioni. Più raramente utilizza il colore, magari per
architetture e paesaggi..-

Fotografo
a colori quasi sempre per i lavori su commissione. Il bianco e nero, invece, lo
uso per me. Anche le stampe sono realizzate nel mio studio di New York, come
tutte quelle della mostra su Roma. Quando ho tempo stampo da me, altre volte
lascio che lo faccia il mio assistente.

Dando
uno sguardo al suo website, tra i vari campi – “portfolio”, “ritratti”,
“istantanee”, “bambini”… – c’è anche “mani”. Che cos’è che trova affascinante
nella gestualità della gente?

Ho fatto anche un libro sulle
mani, Handbook.
Le mani sono espressive.

Nel
1955 Edward Steichen curava al MoMA di New York la mostra fotografica The
Family of Man
,
una panoramica che ripercorreva l’uomo nelle sue tappe alfa/omega. Fra gli
oltre 500 scatti selezionati di 273 autori, c’era anche una foto
particolarmente bella che appartiene al suo album di famiglia: lo sguardo della
mamma e del neonato, sul letto, intercettato dal gatto che entra
nell’inquadratura e che è, a sua volta, catturato da quello del fotografo…

La mia
prima moglie, la mia prima figlia e il mio primo gatto. Tutti primi! È una foto
scattata a New York nel 1953. Adesso la piccola Ellen è un po’ cambiata… è
molto più grande e ha dei figli suoi. Si tratta di uno snapshot che ha avuto successo. Una foto
di famiglia.

Elliott Erwitt - Roma - 1955 - © Elliott Erwitt/Magnum Photos/ContrastoA
un’Asta di Christie’s a New York, nel 2007, un suo portfolio ai sali d’argento
Untitled (Notebook)
del
1950 – è stato venduto per 24mila dollari. Che effetto le ha fatto?

Nooo!
Davvero?!? Non lo sapevo. È una cosa molto interessante. Peccato che,
purtroppo, non sia stato io a venderlo.

Le
è mai capitato di non riuscire, per questioni emotive, a scattare un’immagine
catturata dallo sguardo?

Non
mi piace umiliare la gente. Se per caso succede di scattare una foto del
genere, non la stampo.

Viaggiare
è il mio peccato
è il
titolo del libro autobiografico di Agatha Christie. Anche lei è un grande
viaggiatore. Ma c’è un luogo, in particolare, in cui si sente a casa?

Ah
sì, anche la Christie viaggiava? Non l’ho mai incontrata! Il luogo dove mi
sento più a casa è New York, in particolare a East Hampton, nella mia casa che
è vicino al mare. Qualche volta sono io a cucinare, quando si raduna l’intera
famiglia. Ho molti figli – finora sono sei – e sette nipoti. Ho avuto anche
quattro mogli. Così, quando ci sono tutti, preparo per loro il barbecue. In
fondo, però, mi sento a casa dappertutto. Continuo a viaggiare, un po’ per la
curiosità, ma anche per la professione. Sedere a casa a guardare la televisione
non è una cosa molto interessante!

È
stato definito “fotogiornalista dalla forte verve comica
”. Quanto è importante nel suo lavoro l’umorismo
e l’ironia?

Ironia?
Non so, le cose vengono naturalmente. Non mi alzo la mattina e decido di essere
ironico. Succede così…

Andando
indietro nel tempo, le chiedo un ricordo di Robert Capa.

Amava le ragazze. Era simpatico. In America diciamo
bigger than life”. Una persona
straordinaria. Non era tanto un grande fotografo, quanto un grande personaggio.

Domani?
Dopo
il libro su New York un anno fa, e quello su Roma quest’anno, il prossimo sarà
su Parigi. Sono i tre luoghi a cui sono più legato. Parigi è una bella città,
con un carattere molto interessante, ma la gente non è così simpatica come a
Roma.


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dal 12 novembre 2009 al 31 gennaio 2010
Elliott Erwitt – Roma.
Fotografie

a
cura di Alessandra Mauro

Palazzo Braschi – Museo di Roma
Via di San Pantaleo, 10 (zona piazza Navona) – 00186 Roma
Orario: da martedì a domenica ore 9-19 (la biglietteria chiude alle 18)
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Catalogo Contrasto
Info: tel. +39 060608;
museodiroma@comune.roma.it; www.museodiroma.it

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