18 dicembre 2019

Gli Archivi Alinari sono salvi: c’è l’accordo con la Regione

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Stipulato l’accordo con la Regione Toscana per salvare l’immenso patrimonio degli Archivi Alinari. Il fondo fotografico sarà esposto nel "paradiso" di Villa Fabbricotti

L’inestimabile patrimonio degli Archivi Alinari è salvo, grazie all’accordo con la Regione Toscana. E così uno dei più grandi fondi fotografici al mondo potrà rimanere fruibile e aperto al pubblico, nella nuova sede di Villa Fabbricotti, immobile di proprietà della Regione. Il fondo, composto da oltre 5 milioni di fotografie di vari formati e supporti, testimonianza unica della società italiana dalla seconda metà dell’800 alla prima metà del ‘900, lascerà la storica sede in Largo Alinari 15, come del resto già previsto. Ma non finirà chiusa in magazzino.

Per il momento, non sono stati svelati altri particolari dell’accordo, che verrà presentato nel dettaglio giovedì, 19 dicembre, alle 13.30, nella Sala Rossa di Palazzo Strozzi Sacrati, a Firenze, sede della presidenza della Regione Toscana. Saranno presenti il presidente della Toscana, Enrico Rossi, la vice presidente ed assessora alla cultura, Monica Barni, Claudio De Polo, presidente Alinari, e il professor Luigi Tomassini, presidente onorario della Società fotografica italiana.

Una storia gloriosa e i problemi di oggi

La collezione degli Archivi Alinari detiene oltre cinque milioni di pezzi, dai primi dagherrotipi alle moderne immagini digitali, tra cui 220mila negativi su lastra di vetro, una libreria di oltre 26mila volumi e oltre mille modelli di telecamere. Le sue origini risalgono al 1852, quando Leopoldo Alinari aprì a Firenze un piccolo laboratorio fotografico che, due anni più tardi, assieme ai fratelli Giuseppe e Romualdo, darà vita alla società Fratelli Alinari. Dal 1863, gli Alinari trasferirono la loro Società nel grande palazzo in Via Nazionale 8 – che dal 1987 avrebbe preso il nome di Largo Alinari – visitata da re e regine, politici, nobili, condottieri, musicisti, attori. Ma il valore del fondo risiede anche nella precisa e suggestiva documentazione dei cambiamenti, tanto epocali quanto minuti, della vita quotidiana, in diverse Regioni di Italia.

Nel 2008, il fondo è stato valutato per circa 138 milioni di euro dallo storico della fotografia Italo Zannier. Per rendere l’idea dell’importanza della raccolta, il Victoria & Albert Museum di Londra, il più importante museo dedicato al design e alla arti riproducibili, possiede circa 800mila articoli. Ma, come scrivevamo a giugno, la società che gestiva l’Archivio Alinari era gravata da debiti alti, bassi ricavi e dalla liquidazione, nel 2012, della Alinari24ORE, joint venture quadriennale istituita nel 2007 con il gruppo Il Sole 24 Ore.

Il problema, infatti, si protraeva da tempo e, temendo il peggio, già il 10 dicembre 2018 la collezione venne sottoposta a divieto di esportazione dalla Soprintendenza toscana. Il sindaco di Firenze, Dario Nardella, aveva immediatamente annunciato la disponibilità del Comune a «Salvaguardare la collezione e mantenerla a Firenze», effettuando un’acquisizione congiunta con la Regione e fornendo gratuitamente una sede ampia e prestigiosa. Che è stata individuata negli spazi di Villa Fabbricotti, o Arcipressi, in via Vittorio Emanuele II 64, zona Montughi, a Firenze.

Ma la contemporaneità ha portato anche qualche buona notizia. Parte dell’immenso patrimonio degli Archivi Alinari è fruibile sulla piattaforma di Google Cultural Institute. 248 incredibili fotografie, divise per argomenti, dall’Area metropolitana di Napoli alla Prima Guerra Mondiale.

Un nuovo paradiso per gli Archivi Alinari

Risalente al Trecento, quando era di proprietà del Buoninsegni, dal Cinquecento fino agli anni 30 dell’Ottocento la villa fu adibita a casino di caccia di un ramo degli Strozzi. Alla nobile famiglia è dovuto l’ampio giardino, che oltre a presentare diverse sculture e strutture, attualmente è anche uno dei parchi cittadini più ricchi di avifauna, con tanto di alberi secolari, come un cedro del Libano di 180 anni. L’aspetto attuale si deve al deputato Giuseppe Fabbricotti, che la acquistò nel 1864 e che, nello stesso anno, commissionò agli architetti Vincenzo Micheli e Antonio Cipolla un progetto per trasformare l’antico casino di caccia in una lussuosa residenza. Tante le personalità di rilievo che sono state ospiti nella residenza fiorentina, come la regina Vittoria d’Inghilterra e le sorelle di Napoleone, Elisa Baciocchi e Paolina Bonaparte, che qui mori, nel 1825.

Lo Stato acquistò la proprietà nel 1935 destinandola alla GIL ma, nel secondo dopoguerra, entrò a far parte del patrimonio dell’Amministrazione Regionale, che l’ha concessa in uso al Comune di Firenze. Adesso è sede dell’Agenzia di Promozione Economica della Toscana.

Un luogo ameno, dunque, magari meno centrale ma lo spostamento, probabilmente uno dei più imponenti nella storia della museologia, sortirà anche un altro effetto positivo. Le fotografie degli Archivi Alinari, infatti, sono state esposte a livelli insostenibili di inquinamento da monossido di carbonio a causa della vicinanza dell’edificio a via Nazionale, una strada molto trafficata. Ma da oggi potranno godere di un’aria e di una luce decisamente più salubre.

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