22 giugno 2020

Gli scatti di Delali Ayivi, storia di emancipazione dagli stereotipi occidentali

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Nata da madre tedesca e padre togolese, Delali Ayivi racconta con i suoi scatti una storia diversa da quella ritratta dei media occidentali.

Delali Ayivi è una fotografa londinese che utilizza la macchina fotografica come strumento di denuncia di un mondo eccessivamente occidentalizzato.

Delali Ayivi
Delali Ayivi: Togo yeye

L’artista approda alla fotografia per caso, confessando in una recente intervista per It’s Nice That di avere difficolta nel definirsi una fotografa.

Delali Ayivi è nata da madre tedesca e padre togolese, crescendo come lei stessa ammette, «tra paesi che spesso, soprattutto storicamente, sono in contrasto tra loro». La fotografa ha tratto dalla tensione tra questi due mondi l’ispirazione per lo sfondo delle sue fotografie.

Delali Ayivi: Togo yeye

L’iniziazione di Delali Ayivi alla fotografia è avvenuta durante le messe della domenica in Togo, dove suo zio scattava fotografie alle funzioni presiedute da suo padre e suo nonno, entrambi pastori.

Figura essenziale per la formazione artistica della Delali è il suo bisnonno Alex A. Acolatse uno dei primi fotografi in Togo: i suoi album fotografici, custoditi dalla famiglia, sono stati per lei fondamentali.

Delali Ayivi
Delali Ayivi: Victor

Trasferitasi a Londra si dedica alla fotografia di moda, monitorando però la scarsa attenzione degli ambienti accademici alla cultura africane e del Togo.

«Ho iniziato a contattare persone che avevo incontrato la sera o amici che avevano uno stile alla moda, chiedendomi se potevo fotografarli» ha raccontato rievocando la sua collaborazione con la settimana della moda di Lomé. Con la collaborazione della sua amica Malaika, residente a Lomé, Delali ha recentemente avviato il progetto Togo Yeye (che in lingua Ewe significa nuovo Togo). Il progetto ha cercato di sostenere la creatività togolese, dando voce agli artisti locali e rafforzando il senso comunità.

Delali Ayivi: Family and Friends

Tutto ciò che è minore o marginale, diventa soggetto privilegiato delle composizioni della Delali come lei stessa spiega: «Sono tornata in Germania non appena la pandemia è peggiorata in Europa. Quando mi sentivo ispirato e creativo, vestivo i miei fratelli in tutto ciò che potevo trovare in casa».

Delali Ayivi: Family and Friends

Per Delali Ayivi, la fotografia è pian piano diventata un mezzo che le consente di documentare e presentare una storia diversa e originale, in un mondo dominato dagli ideali occidentali. «Ho iniziato a fotografare perché era il modo migliore per me di colmare le lacune che sentivo mancanti nei media di moda» afferma.

Delali Ayivi: Family and Friends

L’artista intende la fotografia come un modo per affrontare le verità scomode, in particolare in termini di «continuo controllo della Francia sulle sue ex colonie», così come «l’alienazione dei tedeschi neri dal loro stesso paese».

Promuovendo attivamente un cambiamento nel settore degli addetti alla fotografia, Delali Ayivi ha lavorato ad un progetto a lungo termine in Germania per lo scorso anno, affrontando la sua esperienza di nera e tedesca. «Esistono molte forme di razzismo e microaggressioni in Germania che rimangono normalizzate, in gran parte a causa delle diverse esperienze tra i bianchi e il POC nel paese che viene ignorato», conclude.

Delali Ayivi

La Delali considera le recenti proteste come indispensabili e le vede come veicolo di imminenti cambiamenti sociali positivi. «Come persona di colore in Germania mi sono spesso sentita alienata da questa società, sono anche le piccole cose come non riuscire a trovare la tua sfumatura di trucco nelle farmacie. Quando mi sono trasferito per la prima volta a Londra, sono rimasto scioccato dalla gamma di fondazioni; tali esperienze sono sottolineate dall’essere costantemente descritte come esotiche o diverse. Anche se i neri sono in Germania da molto tempo, continuiamo ad avere lo status di ospiti. Questo mi fa chiedere perché sia ​​così difficile capire la dualità di essere tedesco e nero. Perché non siamo visibili?».

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