02 ottobre 2021

I giovani talenti della fotografia arrivano a Lecce, con Bitume Photofest 2021

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Le strade della fotografia contemporanea portano a Lecce: otto giovani autori presentano i loro progetti per la quinta edizione di Bitume Photofest, tra ibridazioni, antichi rituali, album di famiglia e deep web

Alessandro Calabrese, A Failed Entertainment

Le immagini trovano sempre molte strade per diffondersi e una di queste torna ad attraversare Lecce, per la quinta edizione di Bitume Photofest: il festival urbano di fotografia contemporanea apre oggi, 2 ottobre 2021, e per tutto il mese animerà la città salentina, trasformandola in un crocevia di talenti della cultura visuale più aggiornata.

A cura di Andrea Laudisa e del collettivo Positivo Diretto, il festival, è supportato dal Ministero della Cultura, con i fondi destinati alla Fotografia attraverso l’avviso “Strategia Fotografia 2020”, oltre che dalla Provincia di Lecce e gode dell’ospitalità del Polo Bibliomuseale. «Ripartiamo consapevoli di nuove attenzioni verso il nostro settore e con l’obiettivo di diventare un ponte tra due spazi che spesso non sono separati solo da muri fisici ma anche mentali: gli spazi museali e l’esterno», ha dichiarato Andrea Laudisa.

Eleonora Agostini, Roberto Boccaccino, Alessandro Calabrese, Giorgio Di Noto, Piero Percoco, Alessia Rollo, Federica Sasso, Alba Zari, sono i giovani autori, tutti già con diverse esperienze internazionali all’attivo, che saranno i protagonisti di questa edizione del festival. Le installazioni saranno ospitate dal Polo Bibliomuseale e, in particolare, dal Museo Castromediano, recentemente rinnovato, disposte esternamente lungo il perimetro del Museo, pensate per essere fruite da passanti, visitatori, turisti e cittadini, per poi abitare diversi spazi del Museo. Domenica 3 ottobre gli autori saranno a disposizione per una lettura portfolio a cui accedere gratuitamente, su prenotazione.

Studio, ricerca, ibridazione, linguaggi trasversali, capacità di arrivare a pubblici diversi, musei e piattaforme social. E poi, album di famiglia, spazi domestici, mappe digitali, immagini disperse, deep web, antichi rituali paesaggi antropici. È solo un apido e non esaustivo – ma, a ben vedere, strettamente connesso, consequenziale –  itinerario di termini che potremo attraversare tra le fotografie in esposizione al Bitume Photofest. «Questi autori non rappresentano il futuro della fotografia italiana, sono il presente, un presente che è indice vitale ed energetico della giovane fotografia italiana, un presente che va sostenuto, incoraggiato, mostrato, tanto per strada quanto nei musei», ha continuato Laudisa.

Alessia Rollo, Parallel Eyes

Bitume Photofest 2021: i progetti dei giovani autori in mostra

«“A Blurry Aftertaste” nasce da una volontà di riesaminare e riconsiderare lo spazio domestico e le dinamiche all’interno della bolla familiare, partendo dalla casa in cui sono cresciuta», così Eleonora Agostini descrive il suo progetto presentato al Bitume Photofest 2021. «Quando ho iniziato questo progetto stavo cominciando il mio secondo anno del Master in fotografia a Londra. In quel periodo, sono tornata a casa per motivi di salute e ho passato molto tempo in quello spazio senza potermi veramente muovere. Come conseguenza ho iniziato a riesaminare la mia esperienza all’interno della casa, a lavorare con quello che avevo a disposizione e con le persone che ne facevano parte. Ci sono vari motivi che mi hanno spinta a cominciare questo lavoro e sicuramente uno di questi è stato quello di cercare un modo per tenere vivo quello spazio e vicine le persone che lo abitano».

Eleonora Agostini, A Blurry Aftertaste

Sul dark web e sulle immagini “sotterranee” è incentrato il progetto di Giorgio Di Noto: «The Iceberg è un progetto che cerca di coniugare due tipi di ricerche: una che possiamo definire iconografica, relativa alle immagini che vengono condivise nel dark web, questo non-luogo di internet in cui può si può navigare e operare in totale anonimità. Parallelamente a questo ho sperimentato degli inchiostri invisibili che rivelano la stampa solo sotto la luce uv. Questa di idea di invisibilità, di sotterraneità delle immagini mi sembrava perfetta per essere rappresentata e “mostrata” attraverso questo procedimento. La luce uv necessaria per vedere le stampe, è la luce che ha dato vita alle prime stampe fotografiche».

Una ricerca sul proprio archivio ha orientato invece il progetto di Alessandro Calabrese, in mostra con “A Failed Entertainment”: «Quello che ho fatto è stato interrogare il motore di ricerca uplodando fotografie realizzate da me negli anni precedenti; mettere da parte quest’ultime e servirmi delle centinaia di immagini presenti in rete, ipoteticamente/matematicamente, simili alle mie in accordo con l’algoritmo presente all’interno del software. Queste sono state stampate singolarmente su dei fogli di acetato A4, per poi essere scansionate a gruppi, dando vita a quel che sono le opere finali visibili in mostra. Nel mio caso c’era l’intenzione di sovvertire una sorta di status quo personale indotto dalla fotografia italiana, ancora molto legata, fino a qualche anno fa, quasi esclusivamente alla fotografia di paesaggio. Questo lavoro nasce anche come monito e riflessione riguardo l’iper prolificazione di immagini che ha visto protagonista la nostra vita con l’avvento dei vari Facebook e soprattutto Instagram».

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