19 agosto 2023

La tecnologia e noi, dialogo fotografico: a Bologna torna PhMuseum Days

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Torna a settembre, a Bologna, la terza edizione di PhMuseum Days, festival dedicato alla fotografia internazionale: in programma mostre, talk e progetti, incentrati sul dialogo tra tecnologia ed esseri umani

Daniel Everett, Security Questions

«Non so come risponderti». Gli assistenti virtuali, come Siri o Alexa, in alcuni casi non riescono proprio a seguirci nelle nostre elaborate richieste. O forse siamo noi ad aver sbagliato a porre la domanda? Questione di formule, linguaggi, dialoghi, rapporti, che sono al centro della terza edizione di PhMuseum Days, festivl dedicato alla fotografia internazionale, in programma dal 22 settembre all’1 ottobre 2023, presso lo Spazio Bianco di DumBO, a Bologna, e diffuso anche in altri luoghi della città. In programma, mostre, talk, proiezioni, letture portfolio e una sezione dedicata all’editoria fotografica indipendente.

Don’t Know How To Respond To That: rispondono gli autori

Don’t Know How To Respond To That è dunque il titolo di PhMuseum Days 2023, una frase che suona quasi come una presa di coscienza e apre diverse questioni sulla funzione della tecnologia nelle nostre vite e nella società. «L’obiettivo della nuova edizione è avviare una riflessione sul dialogo tra gli esseri umani e le macchine, sull’evoluzione del linguaggio in senso lato e su alcune questioni ambientali che, nonostante la tecnologia, ancora non trovano una soluzione», spiegano dall’organizzazione.

Temi che si incontrano già nella preview del festival, RAM_4.0, di Sara Bastai (Portogallo, 1996), inaugurata il 18 maggio scorso e visitabile fino all’1 ottobre 2023, presso il PhMuseum Lab. RAM_4.0 è una narrazione fittizia della vita dell’artista sviluppata attraverso una conversazione con un’Intelligenza Artificiale. Inviando centinaia di foto contenute nel suo smartphone a un algoritmo che analizzava le immagini e descriveva ciò che osservava, Bastai ha fotografato così nuovi scenari sulla base delle didascalie generate, realizzando un lavoro che si interroga sulla memoria e la rappresentazione aumentata della società.

Sara Bastai

La conversazione con l’AI ritornerà anche in Another Online Pervert di Brea Souders (USA, 1978), progetto in cui al dialogo con un chatbot vengono combinate le fotografie scattate dalla stessa Souders per un’esplorazione unica di come una macchina e un essere umano possano imparare l’uno dall’altro e costruire una storia condivisa. Il rapporto tra reale e virtuale diventa così sempre più sfumato, come pure in West of Here di Leonardo Magrelli (Italia, 1989) che a prima vista sembrerebbe un classico reportage fotografico di Los Angeles, sebbene si tratti di Los Santos, città fittizia in cui è ambientato il videogioco Grand Theft Auto V.

Brea Souders, Another Online Pervert
Leonardo Magrelli, West of Here

La fotografa Penelope Umbrico (USA, 1957) con Out of Order porterà invece quattro lavori (Screen Sun, 1320 TVs from Craigslist, 53.6 Million Metric Tons of E-Waste, Screen Code) che rappresentano la sua riflessione sull’onnipresenza dei dispositivi e degli schermi nelle nostre vite e sul peso del loro ciclo vitale, utilizzando le immagini raccolte per mappare i loro cambiamenti e il nostro rapporto con essi nel tempo. Il profondo e complesso intreccio tra tecnologia e vita contemporanea è anche al centro della mostra Known and Strange Things Pass di Andy Sewell (Regno Unito, 1978), lavoro che ribalta la nostra percezione degli oggetti che ci circondano partendo da alcune fotografie scattate su entrambe le sponde dell’Atlantico, in luoghi dove passa la gran parte della cablatura di Internet.

Penelope Umbrico, Sun Screen
Andy Sewell, Known and Strange Things Pass

La lente si sposterà poi sull’ecologia con Non Technological Devices di Chloé Milos Azzopardi (Francia, 1994). Attraverso una visione immaginifica e poetica del futuro, l’artista critica l’intervento umano sulla natura e crea altri modi di immaginare vite aumentate, attraverso la creazione di cyborg organici. Sull’impatto ambientale di internet e dell’aviazione si concentra invece Flyin’ High del duo The Cool Couple (Niccolò Benetton, 1986, e Simone Santilli, 1987, Italia), simulazione virtuale di un’ora di volo da Milano a Roma a bordo di un aereo digitale, che è anche un NFT. Acquistarlo, teoricamente, corrisponde a salire su un aereo per davvero e inquinare allo stesso modo, consumando la stessa quantità di anidride carbonica.

Chloé Azzopardi, Non Technological Devices
The Cool Couple, Flyin’ High

Il percorso curatoriale esplorerà, infine, il tema del linguaggio con due lavori in particolare: captionthis di Luca Massaro (Italia, 1991), progetto sulle connessioni mutevoli tra immagine e parola oggi, sulla scomparsa della scrittura e sulle rappresentazioni mimetiche e memetiche; Security Questions di Daniel Everett (USA, 1980) che, partendo dalle domande di sicurezza degli algoritmi per confermare l’identità “umana”, affronta il divario tra la complessità di una persona e i sistemi tecnologici che utilizziamo per differenziare l’umano dal non-umano.

Luca Massaro, Captionthis

PhMuseum 2023: il festival diffuso in città

Anche quest’anno PhMuseum Days si espande oltre lo Spazio Bianco di DumBO, con sette mostre tra spazi pubblici e privati.

Le bacheche affissive di via dell’Abbadia curate da CHEAP ospiteranno Appunti per un’Orestiade Africana – A Democracy in Fatigue di Gloria Oyarzabal (Spagna, 1971), lavoro che riflette sullo sguardo e sul potere postcoloniale, ispirato dall’(auto)critica che emerge nell’omonimo film di Pasolini durante un dialogo tra il regista e un gruppo di studenti africani.

Grazie alla nuova collaborazione con GALLLERIAPIÙ negli spazi della galleria sarà possibile visitare dal 20 settembre Deposit dell’artista inglese Felicity Hammond (Regno Unito, 1988), una serie di collage digitali che esplora il rapporto tra data mining, estrazione di minerali e i dispositivi che ne mediano l’incontro ipotizzando un materiale del futuro, formato dai rifiuti industriali e dai sottoprodotti della crescita tecnologica.

Al Cassero LGBTI+ Center, infine, Namsa Leuba (Svizzera-Guinea, 1982), porta la sua ultima serie di opere Illusions, in cui i membri della comunità LGBTQ+ di Tahiti riecheggiano lo stile visivo di Gauguin per un’interpretazione che sovverte le tipiche immagini “tropicali” dell’arte moderna che feticizzano l’immagine del corpo femminile “esotico”.

Il programma prevede, inoltre, per il terzo anno consecutivo una collaborazione con Portofino Dry Gin che quest’anno ha invitato l’artista Martina Giammaria (Italia, 1976) a confrontarsi con il tema dei PhMuseum Days utilizzando Portofino come set della propria ricerca concettuale. La sua Dream Of A Blue Garden, dal 14 al 28 settembre presso Condominio a Milano, accompagna lo spettatore in una Portofino surreale e onirica, dove due danzatori reinterpretano il paesaggio circostante, diventandone con il tempo parte integrante e armonica.

Le letture portfolio si svolgeranno invece esclusivamente online (con prenotazione sul sito) giovedì 28 settembre con Chiara Bardelli Nonino, curatrice ed editor indipendente, Francesca Marani, photo editor globale di PhotoVogue, Giangavino Pazzola, associate curator a Camera, Karen McQuaid, senior curator presso The Photographers’ Gallery di Londra, Svetlana Bachevanova, direttrice esecutiva dell’Associazione FotoEvidence in Francia, Yumi Goto, curatrice di fotografia indipendente, ricercatrice ed editrice, e Sara Occhipinti, co-fondatrice dello Studiofaganel di Gorizia.

Per il programma completo, potete dare un’occhiata qui.

Felicity Hammond
Gloria Oyarzabal
Martina Giammaria
Collective Show, Agnese Morganti
Collective Show, Sarah Mei Herman
Collective Show, Antonio Tongchar
FOLIO, Fernando Criollo
FOLIO, Rosa Lacavalla
FOLIO, Uta Genilke

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