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Le fotografie di Dennis Morris racontano il legame profondo tra musica e identità
Fotografia
Come può un obiettivo fotografico raccontare la storia di una comunità, la rivoluzione di un’epoca e la potenza della musica? Dennis Morris ha iniziato a farlo fin da giovanissimo. Attualmente esposto alla MEP – Maison Européenne de la Photographie di Parigi, Dennis Morris è un fotografo il cui lavoro incarna la perfetta fusione tra arte, cultura e società. Nato in Giamaica e cresciuto a Dalston, nel distretto londinese di Hackney, Morris ha subito dimostrato un talento precoce che ha dato vita a immagini che hanno rivelato presto una sensibilità artistica e sociale fuori dal comune.

La mostra Dennis Morris – Music + Life, aperta fino al 18 maggio 2025, celebra un percorso artistico che intreccia la documentazione della diaspora nera con foto eloquenti e tantissime altre legate alla scena musicale. Lungo le gallerie di questa istituzione parigina dedicata alla fotografia moderna e contemporanea, troviamo i ritratti intimi di Bob Marley, come quelli leggendari e pieni di energia dei Sex Pistols.

L’avventura con Bob Marley è molto ben documentata con riviste e magnifici scatti, come Babylon by van, London (1973), che è accompagnato da una descrizione. «Sono saltato sul retro del furgone. Bob si girò e mi chiese: ‘Sei pronto, Dennis?’- ‘Pronto!’ risposi, innescando la mia macchina fotografica».

Morris ha anche documentato la scena punk, offrendo uno sguardo intenso e unico sulla tumultuosa tournée dei Sex Pistols del 1977. Il giovane Johnny Rotten, grande fan del reggae, ammiratore del lavoro di Morris, gli chiese di scattare le foto ufficiali del gruppo dopo aver firmato con Virgin Records. Morris, coetaneo dei Pistols, ottenne un accesso illimitato al loro quotidiano caotico e stravagante, grazie alla fiducia reciproca.

«Bob Marley mi ha dato la consapevolezza di me stesso, mi ha mostrato come tenere i piedi a terra, mi ha insegnato la spiritualità e la mia storia di uomo nero. Poi è arrivato il punk e mi ha insegnato a sfondare la porta», racconta Morris.
L’esposizione include i primi lavori del giovane “Mad Dennis”, soprannome dell’epoca, tra cui matrimoni e battesimi, utilizzati per finanziare pellicole e materiale. Nel salotto di casa aveva allestito uno studio con un semplice lenzuolo bianco come sfondo, tra il 1971 e il 1975, dove fotografava familiari, amici e sconosciuti. Anche se desiderava diventare fotoreporter, l’ispirazione maggiore venne da Gordon Parks, primo fotografo nero della rivista Time.

Morris ha documentato diverse comunità, rivelando con sensibilità l’identità e il contesto sociale dei suoi soggetti. Le magnifiche serie Growing up Black e This Happy Breed riflettono l’esperienza vissuta nella Londra multiculturale degli anni ’70, affrontando temi come razzismo, povertà e nuove identità. Insomma, una vera cronaca visiva dell’epoca.

Nella sezione Growing up Black – Sound systems and blues dances, Morris esplora la cultura nera britannica e i suoi svaghi del fine settimana, come le sound system parties, dove la comunità caraibica si riuniva per ballare, vestita di tutto punto. Morris rappresenta l’orgoglio e la dignità della comunità nera britannica, nonostante le difficoltà economiche, come nel bellissimo scatto Dignity and Pride, Hackney, London (1973). La foto ritrae, in una stanza modesta, un uomo vestito elegantemente e con un cappello di feltro calato su un volto sorridente.
Un’altra notevole serie è quella relativa a Southall, quartiere periferico di Londra, abitato principalmente da immigrati sud-asiatici, dove Morris dimostra una grande complicità con i soggetti, dai bambini ai lavoratori. Si va dai bambini che giocano in strada o che lavorano dopo la scuola nei negozi dei genitori, alla popolazione in generale. Come il ritratto di un uomo sikh che, seduto tra le sue due figlie, stringe a sé un radioregistratore come fosse l’oggetto più importante della sua vita.

Questa mostra fantasmagorica si chiude con una valanga di immagini sulla più bella scena musicale: Grace Jones, Prince, James Brown, Supergrass, The Prodigy, Patti Smith, Radiohead, Salif Keita, Cat Stevens, Kool & the Gang, Marianne Faithfull, Les Rita Mitsouko e molti altri.
L’opera di Morris, che spazia tra reportage e ritrattistica, è strettamente legata alla musica, il suo stile unico unisce l’intensità emotiva del ritratto con l’accuratezza e l’immediatezza del reportage. Il suo lavoro è inoltre una preziosa documentazione storica poiché ha catturato con realismo il periodo del dopoguerra e la generazione Windrush, dal nome della nave che nel 1948 portò centinaia di persone dai Caraibi al Regno Unito, diventata un simbolo di una nuova era d’immigrazione e integrazione.
Le sue immagini raccontano storie d‘identità e di lotte sociali, offrendo altresì un’importante testimonianza visiva delle dinamiche sociali e culturali di quel tempo. Il percorso espositivo – che è stato curato con grande attenzione creando un’esperienza coinvolgente e affascinante – offre un’opportunità unica di immergersi nella visione di un artista che ha trasformato la fotografia musicale in un mezzo di riflessione culturale. Situata nel cuore di Parigi, questa mostra non è solo un tributo alla maestria fotografica ma anche un invito a esplorare le profonde connessioni tra musica, immagine e società.