18 novembre 2023

Lo sguardo incantato di Anders Petersen su Napoli, in mostra da Spot Gallery

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Il grande fotografo svedese Anders Petersen restituisce la sua esperienza di Napoli in 60 scatti in bianco e nero di grande intensità e intima poesia: la mostra alla Spot Home Gallery

Anders Petersen, Napoli
Anders Petersen, Napoli

Napoli / Anders Petersen è la mostra presentata lo scorso 21 ottobre 2023 a cura della gallerista Cristina Ferraiuolo, che ha per la prima volta organizzato una residenza d’artista nel 2022 per il fotografo svedese Anders Petersen, presente all’inaugurazione, da cui è nata la personale nelle sale della Spot home gallery di Napoli, in esposizione fino al 31 gennaio 2024.

È il giorno dell’inaugurazione, arrivo all’appuntamento con calma verso le 20:30, sono interessata soprattutto a vedere le sue foto di cui mi ha tanto parlato un amico fotografo napoletano. Aappena entro, vengo accolta con un largo sorriso da un signore dal viso rubicondo e lo sguardo vispo incoronato da due lenti tondeggianti e nere, seduto comodamente dietro un tavolo a chiacchierare con una bella donna in modo amabile. Desidero, appena incrocio il suo sguardo, ricambiare il suo sorriso cortese e faccio in modo di attendere il mio turno prima di andarmi a sedere accanto.

Anders Petersen
Anders Petersen

La prima cosa che gli chiedo, appena mi fa cenno di potermi avvicinare, intercettando la mia implicita richiesta di contatto, è stata di vergare con un suo autografo il catalogo che ho preso in doppia copia, una per me e una per il mio amico fotografo. Gentilmente, Anders mi chiede il nome e firma le due copie con il tono amicale di chi mi conosce da anni, comprendo che è persona speciale e allora mi lancio a chiedergli della sua esperienza fotografica al Cafè Lehmitz nel 1967.

Anders mi racconta di quel periodo della sua vita in cui, andato via di casa da Stoccolma  per studiare il tedesco, arriva nei pressi di Amburgo ma, prima di essere ammesso alla frequenza della scuola di fotografia con Christer Strömholm, si industria in vari lavoretti come dipingere cartoline da vendere al mercato del pesce la domenica, per cercare i soldi per pagare l’affitto; sono tre anni in cui va e viene da Amburgo ma ad un certo punto chiederà al suo maestro di restarvi per fotografare la natura, la foresta e poi quello che osserverà e da cui sarà attratto, quel coacervo di prostitute, ubriaconi, esseri umani a volte psichicamente instabili che era il Cafè Lehmitz.

Anders Petersen, Napoli

 Osserva con sguardo disincantato quella variegata umanità da cui si sente accolto e mi dice: «Lì la cosa bella era che ognuno poteva essere così come era, sentivo di poter stare anche lunghe ore in silenzio senza dir nulla e mi sentivo accolto!». Mi racconta come poi la fotografia venisse solo dopo le lunghe ore della sua giornata passate a lavorare fuori, al termine della quale faceva rientro in un appartamento a due stanze sito sopra il Cafè Lehmitz per poi trascorrere la serata li, era in qualche modo la sua famiglia. Per lui in quegli anni la fotografia non era la sua professione ma un modo per soddisfare il suo desiderio di sentirsi accettato.

Mi racconta che lì aveva esposto le sue prime fotografie lungo il perimetro del locale in alto in modo che tutti potessero osservarle. Gli chiedo se avesse idea che quella esperienza avrebbe segnato un momento topico nella storia della fotografia moderna, mi risponde: «Naturalmente no! Stavo vivendo la mia vita e mi piaceva conoscere il mondo e i suoi aspetti più veri, con quelle persone instaurai un rapporto affettuoso, ci volevamo bene e non mi interessava se alcuni di loro fossero dei criminali, con me si sentivano liberi di essere quello che erano e io con loro!». Il progetto avrebbe dato vita a un libro omonimo editato nel 1978, da Schirmer/Mosel in Germania, battuto anche nelle aste di Christie’s anni dopo, considerato un libro seminale nella storia delle fotografia europea.

Cafè Lehmitz farà parte della cultura pop grazie a una foto usata da Tom Waits per la cover dell’album Rain Dogs nel 1985. Durante gli anni successivi Petersen inizierà un lavoro in ambienti chiusi come una casa di riposo, Rångång till kärleken (1991), un ospedale psichiatrico, Inger har sett allt (1995). Dal 2000 il suo lavoro assume la forma di un diario visivo che documenta diversi luoghi nel mondo come Okinawa, Valparaiso, Soho a Londra, Sete, Roma Parigi, Stoccolma, in cui la sua visione del mondo in un bianco e nero ricco di contrasti, accarezza il limite umano e lo descrive trasfigurandolo in una sua dimensione onirica.

Anders Petersen, Napoli

Le fotografie di Petersen parlano della città, della sua gente ma anche, contemporaneamente, dell’autore: fotografare è per l’artista un’indagine continua su se stesso, un interrogare l’altro per scoprire qualcosa di più su di sé. Di qui la scelta di una città come Napoli, bella, lacerata, vivace e sanguigna, come una bella donna che si spoglia e seduce e da lui si è fatta raccontare in circa 60 scatti in bianco e nero, di medie e grandi dimensioni, realizzate dall’artista svedese nel 2022 durante un mese complessivo di residenza a Napoli, tra maggio, ottobre e novembre. Gli chiedo perché proprio Napoli, mi risponde che qui le persone si muovono come sopra un palcoscenico a cielo aperto, non hai bisogno di bussare per entrare nella loro vita, ti accolgono, ed è una città in continuo divenire, un turbinio di voci, di macchine, motorini, energia vitale che Anders cerca di immortalare nelle sue foto.

Lo ringrazio della nostra breve chiacchierata, esco contenta di aver trovato la sua disponibile gentilezza, vado via certa di aver vissuto una esperienza estetica a tutto tondo: il maestro che si è raccontato e le sue foto che ne raccontano lo sguardo incantato su Napoli!

Il libro Napoli / Anders Petersen, relativo all’omonimo progetto fotografico è pubblicato da L’Artiere Edizioni, con design di Ramon Pez e testo di Valeria Parrella, e presentato a Paris Photo 2023.

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