23 marzo 2024

Other Identity #104. Altre forme di identità culturali e pubbliche: Charlotte Lartilleux

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Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo millennio: la parola a Charlotte Lartilleux

Charlotte Lartilleux,
Charlotte Lartilleux, RITRATTO

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Charlotte Lartilleux.

Other Identity: Charlotte Lartilleux

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«Sono profondamente contraria a questa idea di rappresentazione e in particolare al concetto di spettacolarizzazione della realtà. Questa impostazione conduce inevitabilmente a una deriva culturale ed estetica che purtroppo condiziona la visione contemporanea e con essa le coscienze collettive. Sono dunque lontana da questa percezione sulla creazione dell’immagine. Credo che al contrario un fotografo, un artista non dovrebbe mai inseguire la spettacolarizzazione ma aderire alla costruzione di immagini almeno capaci di porre delle domande. L’arte non deve mai dare risposte ma porre degli interrogativi.

La rappresentazione nell’arte è sempre dell’incontro tra il vissuto di un artista (inteso come esperienze, traumi, amori, gioie, violenze ecc) e il proprio bagaglio culturale, ovvero i libri che si è letto, i film su cui ti sei formato, la musica che ti ha emozionato. Ovviamente mi rendo perfettamente conto che il nostro presente è avvolto dalla incomprensione proprio come Caspar David Friedrich, descrive il viandante che osserva la valle avvolta da un mare di nebbia. E la nebbia oggi è, a parte rarissimi casi, l’assoluta superficialità, la mancanza di poesia, l’adesione alle leggi di mercato, alla compiacenza verso i diversi tipi di potere (economici, dei media, dei social, delle case editrici, di chi organizza mostre).

L’artista deve saper controllare e moderare la natura di questi campi di forza. Vorrei ricordare un vecchio slogan degli anni Settanta, quando io ero appena nata: Il privato è politico. Sempre. Il che significa che tutto è politica. Oggi sembra che il nostro privato sia solo al servizio di altri. E spesso, troppo spesso il pubblico vuole fare credere di interpretare i sentimenti del privato. Per questa ragione, io mi sento estranea a tutto questo».

Sine Fine _ Charlotte Lartilleux 2020
Sine Fine _ Charlotte Lartilleux 2020

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«L’identità di ogni autore sta nel lavoro che costruisce, al fuori di etichette e catalogazioni. L’identità è sempre rappresentata dalla qualità dell’opera. Achille Bonito Oliva poi parlava della crudeltà dell’opera destinata, nei casi migliori a sopravvivere all’artista, ma soprattutto ricordava in un dibattito pubblico che l’opera sfida il tempo, l’artista invece partecipa a un processo di entropia, che significa che tutti, alla fine, muoiono. Ha perfettamente ragione».

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«Credo molto nel dialogo e nel confronto. Ma questo è giusto farlo nei modi e nelle sedi opportune. Solo così ha un senso e si cresce. Vedo molti lavori creati esclusivamente per essere riconosciuti socialmente, una specie di “art marketing” che significa ben poco fuori dal contesto social. Soprattutto si tende a perdere di vista il senso di quello che facciamo. Non c’è più buon senso».

Sine Fine_ Charlotte Lartilleux 2020
Sine Fine_ Charlotte Lartilleux 2020

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Rispondo citando un grande della fotografia come Eliot Erwitt, dotato di tanta ironia e della giusta distanza dalle cose: “Lo scopo di fotografare è che non devo spiegare le cose a parole”».

Il nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Ho sempre detestato questo bisogno di definire, catalogare le persone, le relazioni o le idee. Non sento il bisogno di definirmi anche perché sono arrivata alla fotografia attraverso un percorso “non classico” e poco accademico, ho prima di tutto bisogno della fotografia per me stessa. Siamo tutti in cammino. Per me la fotografia un per incontrare la moltitudine degli essere umani, la loro umanità, nel bene e nel male. E in questo modo scoprire anche il mio piccolo mondo interiore. Nel tempio di Apollo a Delfi c’era una scritta con una esortazione: «Conosci te stesso».  Per me la fotografia è questo».

Sine Fine_ Charlotte Lartilleux 2021

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Non ho mai pensato di potere essere diversa da quello che sono, sono orgogliosa del mio percorso, ho passato troppo tempo della mia vita a cercare me stessa. Il mio percorso di vita mi ha fatto crescere, se volessi avere un altra identità il mio lavoro di oggi ed il mio essere perderebbero di senso».

Sine Fine_ Charlotte Lartilleux 2022

Biografia

Charlotte Lartilleux è una fotografa francese nata nel 1976 e cresciuta a Milano. È stato il padre a regalarle per il diciottesimo compleanno la propria vecchia macchina fotografica. Ha avuto allora inizio il tormentato rapporto di Lartilleux con la fotografia. Inizia a scattare durante una serie di viaggi in moto e passa poi a rappresentare la propria vita di madre e i propri figli.

Sine Fine_ Charlotte Lartilleux 2021

Charlotte compirà un lungo lavoro su stessa per arrivare a capire come gestire la propria relazione con la macchina fotografica andando oltre il ritratto della quotidianità: in momenti particolarmente difficili nella propria vita privata userà la fotografia come una sorta di scudo da frapporre tra lei e il mondo. Poi, con la guida del fotogiornalista e curatore Enrico Bossan, riuscirà a fare confluire tutte le proprie risorse culturali e personali in riprese che oggi si alimentano appieno della sua grande passione per la letteratura e la cultura franco italiana, oltre che del suo essere madre e donna.

Sine Fine_ Charlotte Lartilleux 2019

Pubblicazioni: Copertina di La Lettura 20 novembre 2022; La Repubblica Cultura 8 marzo 2023; Corriere del Mezzogiorno 18 agosto 2023; Corriere della Sera 16 ottobre 2022; Sine Fine ed. La Lepre, 2023, Roma Mostre: Mostra sulla città di Milano, Via Dante, Galleria Vittorio Emanuele; Sine Fine – Casa Emergency – Milano; Castello Pasquini Castiglioncello.

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