08 febbraio 2025

Other Identity #146, altre forme di identità culturali e pubbliche: Giuseppe Ferlito

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Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo millennio: la parola a Giuseppe Ferlito

POWER - Xanax, 2022, canvas 122 X 142 cm

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Giuseppe Ferlito.

Giuseppe Ferlito

Other Identity: Giuseppe Ferlito

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«La mia rappresentazione dell’arte è un riflesso della complessità dell’esperienza umana, un dialogo costante tra l’interno e l’esterno, tra il privato e il pubblico. Attraverso le mie opere, cerco di catturare e trasmettere emozioni, pensieri e visioni del mondo che possono essere condivisi e compresi da un pubblico più ampio. La mia arte è una forma di espressione autentica e personale che si manifesta attraverso una varietà di medium e stili, con l’obiettivo di stimolare la riflessione, suscitare empatia e connettersi con gli altri in un livello più profondo».

CATCH ME – Kate, 2021, canvas, 124 X 142 cm

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«Ritengo che l’arte non abbia un’identità bensì essenza a disposizione di tutti, lavorando sulle emozioni , distinte da persona a persona».

BANG – BRIGITT BARDOT – blue background, 2020, canvas, 92 x 110 cm

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«Se per apparenza si intende una “vetrina”, essa è fondamentale per l’opera, e di conseguenza l’autore si presenta attraverso l’opera. Ovviamente oggi la comunicazione è cambiata e non si può negare che lo spettatore o l’appassionato di arte sia anche interessato alla vita privata dell’autore».

MATRIOSKA, 2021, canvas, 124 x 142 cm

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Il mio valore di rappresentazione oggi risiede nell’esplorare e reinterpretare gli elementi iconici della cultura popolare, mescolando il passato, il presente e il contemporaneo per creare opere che riflettano l’identità e i valori della società attuale. Attraverso il mio lavoro, cerco di sfidare e ridefinire le convenzioni artistiche, offrendo nuove prospettive e stimolando riflessioni sulla nostra cultura e sulla nostra identità collettiva».

The Crown – Monnalisa, 2020, canvas, 122 x 140 cm

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Io non intendo definirmi agli occhi del mondo ma a quanto pare il mondo a tutt’oggi mi sta definendo come tale. Anche se apprezzo il sostegno dei collezionisti famosi come Mike Tyson, Antonio Banderas, Melanie Griffith, Mickey Rourke o Papa Francesco, ciò che più mi importa è che la mia arte possa toccare le anime sensibili di chiunque la incontri, indipendentemente dalla loro notorietà. Ciò che conta davvero per me è il legame emotivo che le persone creano con le mie opere».

The Crown – Jim, 2019, canvas, 92 x 110 cm

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Sebbene ammiri molte figure storiche del passato, la verità è che non desidero essere nessun’altra identità culturale o pubblica oltre a quella che mi appartiene. Sono profondamente grato per chi sono, con tutti i miei pregi e difetti. Credo nell’importanza dell’autenticità e nel potere dell’essere se stessi. La mia identità attuale è la somma delle mie esperienze, delle mie passioni e dei miei valori, e mi impegno a esprimere pienamente la mia autenticità attraverso la mia arte».

The Warriors – Pope Francesco, 2018, canvas, 92 x 110 cm

Biografia

Il regista, sceneggiatore e pittore Giuseppe Ferlito nasce a Padova il 3 Settembre 1975. Dopo la laurea in Scienze Politiche presso l’Università di Padova, si trasferisce a Milano, dove segue un master in produzione cinematografica e televisiva. Inizia a lavorare come freelance in case di produzione milanesi che si occupano della realizzazione di spot pubblicitari e videoclip.

Successivamente si sposta a Roma dove inizia a lavorare nel cinema prima come assistente alla regia e poi come primo aiuto. Muove i primi passi nel cinema Italiano lavorando principalmente a Cinecittà ed in seguito collaborando in produzioni estere.

Nel 2010 esordisce come sceneggiatore in Spagna scrivendo insieme all’attore/regista Jordi Mollà la sceneggiatura di 88 per la regia dello stesso Mollà, film prodotto da Media Films e del quale Ferlito sarà anche regista della seconda unità. Il Film, 88, girato interamente a Barcellona, utilizza uno stile visivo e narrativo caratterizzato da una forte componente surrealista, con sequenze angosciose e oniriche.

Debutta nel 2012 alla regia col film drammatico Presto farà giorno scritto da lui stesso, coprodotto da Rai Cinema e dalla Settima Entertainment. Il film vincerà nel 2014 il premio Menzione Speciale all’Ariano International Film Festival. In concomitanza della 72esima Mostra del cinema di Venezia, al Cinema Veneto Leone di vetro 2015, Ferlito ottiene il premio “Leone di vetro” nella categoria, eccellenze venete nel cinema, per la regia innovativa.

Nel 2016 scrive insieme all’attore/regista Jordi Mollà la sceneggiatura di Duelo e dirige la seconda unità del film Red Land prodotto dalla Venice Film. Nel 2017 scrive e dirige il cortometraggio In soccorso al tempo prodotto da Kublai Film e dirige lo spot pubblicitario Un’ ambulanza per Padova prodotto sempre da Kublai Film.

Nel 2021 Ferlito scrive e dirige il documentario Una luce sempre accesa, il documentario viene presentato alla 79esima mostra del cinema di Venezia. Nello stesso anno scrive è dirige il cortometraggio Look Around sul tema del bullismo. Il documentario riceve riconoscimenti in 18 Film Festival internazionali in tutto il mondo e viene presentato alla 79esima mostra del cinema di Venezia.

Nel 2022 scrive e dirige il documentario The private lives of Jordi Mollà & Domingo Zapata che racconta la vita dei due artisti. Il documentario, le cui riprese sono state filmate a Mallorca, Roma, Madrid, Miami, New York e Los Angeles, ha apparizioni e interviste a vari personaggi famosi come Michelle Rodriguez, Johnny Depp, Papa Francesco e Nicky Jam. Il documentario viene presentato al Faena Theater di Miami, successivamente alla 79esima mostra del cinema di Venezia e selezionato tra le opere in concorso alla 21esima Morelia Film Festival in Messico.

Nel dicembre dello stesso anno Ferlito inizia a Las Vegas le riprese di un documentario sulla vita dell’attore Mickey Rourke.

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