27 aprile 2025

Other Identity #156, altre forme di identità culturali e pubbliche: Gabriele De Rossi

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Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo millennio: la parola a Gabriele De Rossi

Gabriele De Rossi; 2024; fotografia digitale

Tratta dall’omonima rassegna ideata dall’artista e curatore indipendente Francesco Arena, la rubrica “OTHER IDENTITY – Altre forme di identità culturali e pubbliche” vuole essere una cartina al tornasole capace di misurare lo stato di una nuova e più attuale grammatica visiva, presentando il lavoro di autori e artisti che operano con i linguaggi della fotografia, del video e della performance, per indagare i temi dell’identità e dell’autorappresentazione. Questa settimana intervistiamo Gabriele De Rossi.

RITRATTO

Other Identity: Gabriele De Rossi

Il nostro privato è pubblico e la rappresentazione di noi stessi si modifica e si spettacolarizza continuamente in ogni nostro agire. Qual è la tua rappresentazione di arte?

«Per me arte è seguire un flusso interiore, esplorarmi, e appena qualcosa mi colpisce e affiora alla coscienza, ecco che inizio a sentire la voglia di raccontarlo attraverso la fotografia. La fotografia allora è ricerca e rappresentazione, in primis, di qualcosa dentro di me, è seguire dove la mia mente sta andando. Poi, naturalmente, varia in base al periodo che attraverso.

Insomma, per me parte tutto dalla rappresentazione del mio io, dettata da una continua scoperta di me stesso che non implica mai il fissarmi in un’etichetta o una definizione. È così che la fotografia si fa ricerca e strumento per conoscermi e conoscere il mondo.

Sono sempre stato attratto, d’altronde, dalla conoscenza dell’altro, che sia una persona o un oggetto, o un emozione, è un’occasione per entrare in contatto con un’altra identità, uno scambio di vita. Per questa indagine, ho usato in un primo periodo la fotografia di moda, attratto da come anche un vestito può accompagnare un pensiero e un anima.

Ora sto attraversando una nuova fase in cui indago un aspetto più dolcemente erotico, delicatamente sensuale: penso che tramite il nudo si possa arrivare a sentire la vera natura della persona».

Gabriele De Rossi; 2024; fotografia digitale

Creiamo delle vere e proprie identità di genere che ognuno di noi sceglie in corrispondenza delle caratteristiche che vuole evidenziare, così forniamo tracce. Qual è la tua “identità” nell’arte contemporanea?

«In realtà sento di avere un’identità fluida e proprio per questo riesco a percepire il flusso della vita. La mia prospettiva è in costante evoluzione, alimentata da una un’incessante scoperta me stesso, dei luoghi e delle persone. Ma non vivo solo il presente: in me confluisce il passato con cui ho un legame soprattutto estetico, che esprimo raccontando soggetti ‘tradizionali’ come il corpo, i suoi gesti, i volti, le espressioni, filtrandoli però tramite il linguaggio del fashion. Ecco, la mia identità nasce da una quotidiana scoperta delle diverse, a volte sottili, sfumature del reale. Questo mi permette non appartenere a nessun luogo, di non assumere alcuna identità fissa e costante: di mantenere costante solo il continuo mutare».

Gabriele De Rossi; 2024; fotografia digitale

Quanto conta per te l’importanza dell’apparenza sociale e pubblica?

«Ha un peso. Certo, se devo dire quanto vorrei che contasse ti direi al di sotto dello zero, ma sicuramente ha un peso, Mi rendo conto che siamo in una società dove viene data più importanza all’apparenza invece che alla sostanza, quindi io che ho sempre pensato ad essere, sto iniziando a pensare anche l’apparire, sempre, ovviamente in linea con il mio io, mai snaturando me stesso. Mi verrebbe difficile fare altrimenti, sarei artificioso».

Gabriele De Rossi; 2024; fotografia digitale

Il richiamo, il plagio, la riedizione, il ready made dell’iconografia di un’identità legata al passato, al presente e al contemporaneo sono messi costantemente in discussione in una ricerca affannosa di una nuova identificazione del sé, di un nuovo valore di rappresentazione. Qual è il tuo valore di rappresentazione oggi?

«Credo che si possa passare anche tramite ciò che è stato per trovare un’identità del sé. Oggi viviamo di modelli, scegliamo noi a quali ispirarci, mettendoci poi i nostri colori».

Gabriele De Rossi; 2024; fotografia digitale

ll nostro “agire” pubblico, anche con un’opera d’arte, travolge il nostro quotidiano, la nostra vita intima, i nostri sentimenti o, meglio, la riproduzione di tutto ciò che siamo e proviamo ad apparire nei confronti del mondo. Tu ti definisci un’artista agli occhi del mondo?

«Mi sento d’essere un voyeur, amo guardare: nel mio processo creativo è fondamentale più il momento colto che l’immaginazione».

Quale “identità culturale e pubblica” avresti voluto essere oltre a quella che ti appartiene?

«Il voler essere mi ha sempre creato problemi con il mio io, in epoca di mobility identity, in cui tutto è duttile e mutevole, anche la mia identità lo è».

Gabriele De Rossi; 2024; fotografia digitale

Biografia

Gabriele De Rossi, fotografo freelance, nato a Roma nel 1994. Nel 2017 si avvicina alla fotografia frequentando per tre anni l’accademia ISFCI di Roma. Nel 2021 la fotografia diventa il suo lavoro e contemporaneamente si accosta al mondo della moda collaborando con diversi magazine. Contemporaneamente alla fotografia di moda, cui resta sempre legato, sviluppa un interesse per la fotografia che racconta gli artisti, specialmente quelli legati all’ambito cinematografico, per i quali ha realizzato delle pubblicazioni su riviste. L’ultimo periodo lo vede impegnato nell’ indagine sulla fotografia di nudo ed erotica.

Gabriele De Rossi; 2024; fotografia digitale

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