16 luglio 2023

Saldamente sulle nuvole: vita, immagini e pensieri di Mimmo Jodice

di

«Chi guarda le mie fotografie guarda i miei pensieri»: Mimmo Jodice, Maestro della fotografia, si racconta nella biografia curata da Isabella Pedicini. La presentazione al Museo Madre di Napoli

Saldamente sulle nuvole è il commovente racconto biografico di Mimmo Jodice, 84 anni, «Un grande affresco della sua carriera di fotografo», come lo ha definito, alla presentazione del volume al Museo Madre di Napoli, Valeria Parrella. 23 i capitoli raccolti in un libro edito da Contrasto, che è «Una festa» in cui parole e immagini dialogano, rivelando quelli che sono «gli inizi, le cose che non sapevamo», ha detto la Presidente della Fondazione Donnaregina, Angela Tecce. Nell’introduzione, Isabella Pedicini racconta la nascita del libro «Intorno al tavolo di cristallo dello studio di Posillipo, circondati dai libri e dalle fotografie, illuminati – racconta – dall’ampia finestra da cui fa capolino il mare».

Attraverso il suo occhio, Mimmo Jodice mostra una società che cambia e lo cambia, a partire dal suo cognome, che nella locandina della prima mostra “48 fotografie di Mimmo Jodice” del 1967, anziché esser scritto come risultava all’anagrafe “Iodice”, compare con la J. «Questo errore involontario mi divertì molto e piacque molto anche ad Angela (la moglie, ndr), sicché da quel momento decisi di adottare “Jodice” trasmettendolo, poi, a tutta la mia famiglia».

Già dalle prime pagine si viene rapiti dai racconti personali e difficili dell’infanzia fino a giungere al magico incontro con Angela, compagna di una vita e sempre al suo fianco.
Una barba folta e uno sguardo intenso, quello di Jodice, che spicca in copertina ritratto da Gérard Rancinan, che definisce l’incontro con la fotografia “fatale”. Nata come attività del dopo lavoro, quando per la Waterman viaggiava molto come rappresentante di penne stilografiche, ci si dedicava quando rientrava a Napoli, nella camera oscura che aveva organizzato nel piccolo bagno di servizio, dove spesso trascorreva le notti.
Le prime mostre, gli incontri con la rete di artisti e critici della Modern Art Agency di Lucio Amelio, diventano quel tassello in più per credere in se stesso e intraprendere, grazie anche al coraggio di Angela, che lo convinse a lasciare il lavoro, quel percorso che lo porterà a fare della fotografia una forma d’arte.

Se come diceva Einstein «È nella crisi che sorge l’inventiva», non sorprende che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, quando la fotografia non era ancora un linguaggio artistico affermato, tra mille difficoltà economiche, Jodice doveva iniziare a sperimentare diverse tecniche. Affascinato dalle forme astratte, nascevano i “chimigrammi”, realizzati sgocciolando degli acidi direttamente sulla carta fotografica, e poi i lavori sui ritratti e sui nudi, oggetto della mostra Diaframma a Milano, con un testo di Cesare Zavattini.

L’intuizione, nata dopo aver letto una definizione su un dizionario, fu di realizzare una serie di lavori concettuali, per riscattare la fotografia, relegata solo a tecnica per riprodurre la realtà, lavorando creativamente sull’immagine, come il lavoro sulla sua carta d’identità, in cui sovrappone una foto identica a quella del documento. Un linguaggio progettuale aperto all’arte in cui Jodice evidenzia il lato materico del supporto fotografico, anche grazie all’uso del bianco e nero che «Spinge a supporre le cose, a immaginarle».

Grazie alla grande capacità tecnica di usare la luce, iniziano le collaborazioni con le riviste di architettura e con gli amici architetti, poi il riconoscimento con la cattedra di Fotografia come linguaggio artistico, la prima in Italia, all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove per anni aveva insegnato anche il pittore futurista Emilio Notte.

«Io sono nato a Napoli e ho deciso molto tempo fa di non abbandonare mai questa città», così dipinge la sua città Jodice, fonte di ispirazione e di grandi emozioni. Qui nasce il suo impegno sociale e politico legato al Pci, con un gruppo eterogeneo di compagni, l’intenzione di occuparsi di malasanità con le foto negli ospedali psichiatrici, di raccontare il lavoro e le condizioni degli operai nelle fabbriche, le inchieste sul lavoro minorile, la vita dei detenuti nelle carceri. Le sperimentazioni non allontanano Jodice dalla realtà, anzi lo avvicinano umanamente al quotidiano per entrare in empatia con le persone delle classi sociali più deboli, più emarginate, soprattutto nel periodo della “ricostruzione” dopo il terremoto in Irpinia nel 1980.

Nell’84 partecipa, insieme a Basilico, Barbieri, Guidi e altri, al progetto Viaggio in Italia di Luigi Ghirri, il racconto fotografico sulla situazione antropologica del paesaggio in Italia, con casermoni, spiagge deserte e le periferie delle grandi città. «Puntiamo sui vuoti – scrive Quintavalle nell’introduzione – sulle assenze, puntiamo sul non-esistente, in apparenze, delle periferie, puntiamo sul bordo, sul margine, sul limite che sono le campagne e le strutture della nostra realtà che sono, almeno nella rappresentazione fotografica, emarginate».

La pubblicazione del libro Vedute di Napoli è un punto di svolta della sua poetica, c’è tutta la delusione e il disagio di quel periodo, la cosiddetta “epoca del riflusso”. Il sentimento di sfiducia generale spinge Jodice a rimuovere dal mirino la figura umana e ogni riferimento alla quotidianità, inoltre la difficoltà nel trovare un editore che credesse in un progetto considerato strampalato, metafisico, fu autoprodotto e pagato a rate dall’editore Mazzotta.
Il racconto biografico prosegue fino ai giorni nostri, passando dagli anni francesi, che saranno decisivi per la sua carriera professionale, alle collaborazioni con musei italiani e internazionali e arrivando, ovviamente, alla consacrazione del proprio lavoro a Napoli.

Come quando, invitato dal sovrintendente Nicola Spinosa a creare le “Nuove vedute di Napoli” per una mostra a Castel Sant’Elmo, realizzò Anamnesi, un percorso di opere per la fermata della metropolitana Museo, nell’ambito del progetto di arte contemporanea diffusa tra le stazioni della metro, e incontrò Graziella Leonardi Buontempo, che lo coinvolse nell’istituzione della sezione d’arte contemporanea al Museo di Capodimonte.

Un rapporto d’amore e di attese, quello di Jodice, per cui «Le immagini sono frammenti di un viaggio nel tempo», come si respira nei progetti Mediterraneo ed Eden. Uno sguardo assorto sul mondo antico, ricco di fascino, di storia, di silenzi, che guarda al presente e al futuro con passione, come la sensazione che si prova quando si sta davanti al mare, di essere sospesi tra la realtà e il sogno.

Mimmo Jodice con Isabella Pedicini, Saldamente sulle nuvole, Contrasto

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui