02 dicembre 2019

exibart.talks: Intervista a Margherita Morotti

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Torna exibart.talks con un'intervista a Margherita Morotti che ci racconta del suo percorso da illustratrice ispirata dalla musica e del suo personale Museo della Merenda

Margherita Morotti - Swing, da Let’s Dance!, mostra collettiva a cura di Le Vanvere
Margherita Morotti - Swing, da Let’s Dance!, mostra collettiva a cura di Le Vanvere

exibart.talks presenta la nuova rubrica dedicata al mondo dell’illustrazione e del fumetto italiano. Ogni settimana sul nostro sito, un’intervista esclusiva. Oggi abbiamo fatto quattro chiacchiere con Margherita Morotti.

Ciao Margherita! Per prima cosa: com’è iniziato il tuo percorso come illustratrice?

«È cominciato come l’etichetta di un corso, non sapevo realmente cosa significasse. Ho frequentato medie e liceo classico passando il tempo a disegnare e quello avrei voluto fare sempre, ma non sapevo esattamente in che modo; l’ unico corso che si pubblicizzasse con disegni simili a quelli che mi piacevano era quello di Illustrazione allo IED, così mi sono trasferita a Milano. Al termine ho frequentato altri due corsi, quello di figura dal vivo al Castello Sforzesco, e quello di illustrazione editoriale al MiMaster.

Margherita Morotti – progetto personale, inchiostro e rielaborazione digitale

Ho poi conosciuto Andrea, che mi ha coinvolta in un progetto ancora in fase embrionale, Lucha Libre, una rivista autoprodotta illustrata esclusivamente in bianco e nero, che abbiamo curato per cinque anni: è stato il progetto che più ho amato, mi ha permesso di approcciarmi all’illustrazione editoriale senza ansie da prestazione, di viaggiare tantissimo, e il numero zero riuniva tra i miei amici più cari. È stato un bell’inizio, penso il mio percorso attuale sia ancora fortemente influenzato dalle suggestioni di quegli anni».

Che cosa ti ispira nei tuoi lavori?

«Quello che più mi è sempre piaciuto del disegno è il poterlo fare in solitudine, quindi tendo ad avere un approccio abbastanza introspettivo. Le mie ispirazioni maggiori vengono quasi sempre dalla musica e dalle immagini che mi evoca l’ascolto, anche e soprattutto grazie a mio fratello, che avendo una cultura musicale incredibile mi ha sempre consigliato materiale che probabilmente non avrei scovato da sola».

Margherita Morotti -cover artwork per Shock, secondo album de L’ Introverso
Margherita Morotti – cover artwork per Shock, secondo album de L’ Introverso

Un tuo racconto è presente in Post Pink, antologia del fumetto femminista, uscita quest’anno per Feltrinelli Comics. Nella storia, delle bambine costruiscono un fortino, stabilendo che potrà entrare solo chi ha “pensiero di donna”. Cos’è per te questo pensiero? Quanto influisce questo tema nella tua attività?

«L’idea alla base del racconto era che il pensiero femminile in quanto tale non esista, che sia un’ astrazione, perché antepone un concetto alla persona. Tutti i personaggi si interrogano a proposito, ma nessuno trova risposta, solo modi sempre più sfarzosi di approcciarcisi e di impossessarsene, ed il fortino-sfinge simboleggia il dilemma.

Mi sono molto divertita a lavorare a questo progetto, non faccio spesso fumetti ma ne leggo moltissimi, ed ho avuto la massima libertà nel giocare con le possibilità del mezzo. Per quanto riguarda il tema, non penso abbia influenzato più di tanto il mio lavoro, mi sono sempre sentita libera di esprimermi indipendentemente dal mio genere».

Margherita Morotti - estratto da “Post Pink”, a cura di Elisabetta Sedda, Feltrinelli Comics
Margherita Morotti – estratto da “Post Pink”, a cura di Elisabetta Sedda, Feltrinelli Comics

Da un punto di vista tecnico, qual è il processo di realizzazione dei tuoi lavori?

«Parto sempre da un disegno cartaceo, lavorando con inchiostri, tempere ed ecoline, è la parte che preferisco e per la quale cerco di ricavare più tempo in assoluto. Quando i tempi lo permettono porto avanti l’intera illustrazione sullo stesso foglio. Se le tempistiche sono strette lo scorporo in due, uno col disegno a linea ed una versione ricalcata con solo texture, campiture e linee alternative, da sovrapporre al primo su Photoshop, per avere più margine di modifica. In entrambi i casi lavoro quasi sempre in bianco e nero, mi permette di gestire meglio i pesi della composizione: coloro in digitale, estrapolando i canali dall’illustrazione cartacea o con campiture piatte».

Margherita Morotti - estratto da “Maramao perchè sei morto”, Frankenstein Magazine 1
Margherita Morotti – estratto da “Maramao perchè sei morto”, Frankenstein Magazine 1

C’è qualche artista contemporaneo o non, che in qualche modo ha suggestionato il tuo lavoro?

«Beatrix Potter e Arthur Rackham, da piccola ne ero ossessionata e me li sono sempre portata dietro. Passo molto tempo a guardare immagini di autori molto diversi tra loro, ma in generale amo molto le sperimentazioni tecniche di Edward Kinsella, la sintesi di Roman Muradov, e le composizioni di Olivier Schrauwen».

Quest’estate hai partecipato a Illustri Festival, il festival di Vicenza dedicato all’illustrazione italiana e internazionale. Progetti per il futuro?

«Un bel progetto su ceramica con Paloma. Un libro sulle arpie. Impegnarmi seriamente nel linocut».

Giovane illustratore/illustratrice da tenere d’occhio?

«Beatrice Bogoni».

Un film, una canzone, merenda preferita

«Jim e Andy.
Tiny Foldable Cities degl Orbital.
Nel mio Museo della Merenda la teca d’onore va ai Tam-Tam della Bahlsen».

Margherita Morotti - progetto personale, ecoline su carta, colorazione digitale
Margherita Morotti – progetto personale, ecoline su carta, colorazione digitale
Margherita Morotti - Star Thief, inchiostro e colori ad olio, rielaborazione digitale
Margherita Morotti – Star Thief, inchiostro e colori ad olio, rielaborazione digitale

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