18 aprile 2020

Gallerie ai tempi del distanziamento sociale: MLZ Art Dep

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Ultimo appuntamento di questa prima inchiesta sulle gallerie al tempo del Covid-19, chiudiamo con Marco Lorenzetti di MLZ Art Dep

mlz art dep covid-19
D i s c i p u l a, P r o m i s e A r e a s, vista della mostra

La galleria MLZ Art Dep di Trieste è l’ultima galleria che risponde alle nostre domande su cosa fare dopo il Covid-19. Per leggere tutte le interviste ai galleristi visitate la sezione Gallerist.

Come avete riorganizzato il vostro lavoro?

«La previsione purtroppo non è delle migliori, dovremo tutti fare in modo di resistere per non disperdere il lavoro fatto fin ad oggi.

Il solo versante online per una galleria d’arte contemporanea di ricerca non è sufficiente a sostituire il confronto fisico con i propri collezionisti».

Quali misure metterete in atto per attutire le difficoltà previste per il 2020?

«La stasi arriverà fino alla fine dell’anno, periodo durante il quale saranno infrequenti scambi di opere d’arte.  L’unica e realistica contromisura è per ora la massima razionalizzazione delle spese, riutilizzando ad esempio il budget normalmente investito nelle fiere per la prosecuzione delle attività nella quasi totale assenza di vendite. Ovviamente la speranza è che qualcosa cambi nel corso del 2021.

Allo stesso tempo le gallerie che in questi anni hanno lavorato con serietà e correttezza, guadagnandosi l’attenzione e poi la fiducia di un gruppo anche ristretto di collezionisti, con cui hanno condiviso conoscenze, informazioni e assidue frequentazioni, spero possano confidare nel loro sostegno, oggi più che mai necessario».

Qual è il più grande ostacolo che sarete costretti a superare nei mesi a venire?

«L’idea di molti compratori d’arte e collezionisti, è che si verificherà a breve una forte contrazione dei prezzi nel mercato dell’arte in generale ed in particolare in quello dell’arte contemporanea. Questa è cosa di cui dovremo occuparci, sostenendo la forza economica di quegli artisti nel cui lavoro investiamo risorse da anni.

E’ anche realistico che la quota di spesa che parte dei collezionisti destinavano al lavoro dei giovani artisti, possa ora indirizzarsi verso acquisti più speculativi nel  mercato secondario che, a prima vista, sembra offrire maggiori garanzie in tempi difficili. E’ inoltre realistico che altri collezionisti stiano completamente fermi per un certo periodo».

Quale credete sia la debolezza più evidente che il sistema dell’arte ha mostrato in queste settimane?

«Non so rispondere su quale sia la debolezza del sistema dell’arte, ma i problemi sono talmente gravi, che non ci sono settori, anche ben più cruciali del nostro, che non abbiano manifestato gravi debolezze, a cominciare da quello sanitario.

Direi invece che la forza starà nel saper fare sistema tra le gallerie, che per affinità elettive o rapporti di amicizia, abbiano già iniziato a relazionarsi, consorziando sempre di più gli sforzi e condividendo idee su come affrontare assieme il prossimo futuro.

Aggiungo che i Musei, ma in particolare le Fiere, che hanno vissuto e operato – solo o anche – grazie al supporto dell’ampia rete di gallerie medie e piccole che costituiscono l’ossatura del sistema, siano propositive e sappiano contraccambiare con offerte intelligenti e facilitanti quello che hanno ricevuto in questi anni recenti».

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