30 marzo 2012

fino al 21.IV.2012 Giacomo Costa Genova, Guidi & Schoen

 
Natura e uomo, due soggetti a volte discordanti. Se di mezzo ci si mette la fotografia, rielaborata a dovere, si capisce perché questo binomio rischia di essere senza rose né fiori -

di

Tutti almeno una volta nella vita hanno fatto una foto di paesaggio. Ecco, provate ad immaginare che le distese rigogliose che avete immortalato nelle istantanee non esistano più e al loro posto sia rimasto un irriconoscibile territorio deserto e per niente ospitale. Probabilmente nessuno ne sarebbe contento, anzi, forse più di qualcuno intuirebbe che è arrivato il momento di fermarsi un attimo e riflettere: dove porteranno domani i comportamenti di oggi, sia collettivi che individuali, nei confronti della natura?
I paesaggi surreali di Giacomo Costa (Firenze, 1970) mirano proprio a far meditare sul rapporto tra uomo, progresso e ambiente; rapporto alle volte conflittuale, che ha portato il pianeta intero ad una fase di sofferenza acuta, vittima di speculazioni e di un menefreghismo fin troppo sfacciati, nella convinzione che tanto poi non succederà mai nulla di male. Ma non è così.
Undici fotografie di grandi dimensioni collocate su pareti dai colori neutri bianco e grigio, presentano dei panorami che non hanno nulla dell’amena tranquillità naturale, senza tuttavia fare leva su rappresentazioni spiccatamente catastrofiche; al contrario, utilizzano un linguaggio visivo apparentemente semplice, in grado d’insinuare uno stato d’inquietudine in maniera sottile e pervasiva, più di quanto riescano a fare delle immagini chiassose.

Tradizionali distese a perdita d’occhio, dall’impatto senza dubbio affascinante al primo sguardo, ma tremendamente angosciante al secondo e più attento. Eh sì, perché un po’ possono fuorviare i cieli limpidi tutto sommato sereni, con le loro nuvolette bianche sparse qua e là, ma è proprio sul campo del contrasto che si gioca la partita, l’irrealtà reale dei soggetti, o se si vuole, l’irrealtà che potrebbe un domani divenire reale: sopra c’è l’elemento normale, consueto, anche piacevolmente rilassante, sotto il suo contraltare, quello angosciante, terreni completamente artificiali, aridi, desolati e senza possibilità di vita, vegetale, animale o umana che sia. Il mondo naturale è ormai sommerso da quello artificiale, l’uomo ha sopraffatto la natura e allo stesso tempo si è autodistrutto. L’eterna diatriba tra uomo e ambiente, tra agire dissennato ed ecologista, nelle immagini di Costa si è risolta senza alcuna vittoria, entrambi hanno perso e risultano azzerati per sempre; sono giunti ad una condizione irreversibile, che ha trasformato montagne e terreni in lucida materia plastica rossa o nel nero corvino del petrolio non ancora raffinato.
Ci si rinfranca pensando che i panorami proposti sono elaborazioni in grafica digitale, quindi immaginari: si ok, ma sono poi tanto irreali? Ecco, la risposta a questa domanda non è così scontata, anzi ne pone un’altra: osservare una sostanza nera, che ha tutta l’aria di essere del greggio, galleggiare sul mare accanto alla riva, non riporta il pensiero alla triste realtà di disastri ambientali realmente accaduti?
 
andrea rossetti
mostra visitata il 27 marzo 2012
 
 

dal 24 al 21 aprile 2012
Giacomo Costa – Landscapes
Guidi & Schoen
Vico Casana 31r (16123) Genova
Orario: da lunedì a sabato ore 10 – 12.30 / 16 – 19
Info: tel. +39 0102530557- 
info@guidieschoen.it–  www.guidieschoen.it

 
 
[exibart]

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui