02 marzo 2005

fino al 5.III.2005 Carlo De Meo – Lost in translation Genova, Andrea Ciani Arte Contemporanea

 
C’è ma non si vede. Così la scultura diventa bidimensionale. Senza trucco ma con l’inganno, quello dell’occhio. Così Carlo De Meo gioca con le leggi della prospettiva, sovverte le regole, scardina le certezze. E mette l’arte in vendita. Al chilo…

di

Definitivamente liberate dal peso delle leggi della prospettiva, le sculture di Carlo De Meo (nato a Maranola, Latina, nel 1966 dove vive) si perdono ormai completamente nello spazio. Quei postulati che miravano a ricreare sulla superficie bidimensionale della tela o del rilievo la profondità dello spazio reale, vengono di colpo annullate.
L’artista stavolta detta la sua di legge e dà il suo punto di vista: così la scultura perde la sua terza dimensione e diventa un’immagine. Ma un’immagine che bisogna “cercare” perché è “persa” nello spazio. Infatti non è un ripostiglio, quello che si vede entrando nella galleria: è un’intera stanza il cui spazio è completamente assorbito dalla scultura che, come ‘una venere degli stracci’, troneggia tra la scatola della camomilla, quella della stampante e quella della colla. L’impressionista diventa così anche un’installazione site specific, gemella-diversa di quella realizzata appositamente per la copertina di Exibart.onpaper numero 19. Gemella diversa perché parte sì da quella (anche materialmente, perché le parti che compongono questa versione genovese, sono “riciclate” quella versione) ma è qui contestualizzata in un diverso scenario.
Indagando i diversi livelli del reale, De Meo infatti si perde in essi, ed è “un perdersi come scoperta di qualcosa che trovi solo se ti perdi” dice “uBOMBOLONIn po’ come Picasso che amava affermare «io non cerco, trovo»”.
Il filo rosso della mostra è dunque il concetto del ‘perdersi’, riflessione espressa in tutti i lavori esposti che, con drammaticità o con ironia, danno corpo ai pensieri dell’artista. Perdere quelle certezze che hanno costruito il sistema economico-politico-culturale soprattutto del mondo occidentale, per giungere, perché no, ad una terza via. Certezze che è vero che ci proteggono ma allo stesso tempo ci bloccano, ci legano come dei BOMBoloni.
Concetto di fondo che viene quindi scandagliato nelle sue possibili sfumature. Tra cui anche quella della “vendibilità”, dell’arte o dell’artista. Così cinquantaeuroalchilo è un’opera che si vende “a peso” e per questo è un’opera “appesa” per la giacca. Il costo dell’opera è facile conoscerlo, eseguendo l’operazione indicata dal titolo. Ma attenzione: i chili sono quelli reali dell’artista. Quindi chi viene venduto: l’artista o l’opera? Vendere quest’ultima ad un altro prezzo significa vendere un’altra cosa, perché un prezzo diverso fa sì che l’opera non esista più. Pienamente responsabile della propria arte, De Meo, costante soggetto delle sue sculture, si mette in discussione. E, alla fine, “si vende”.

daniela trincia


Carlo De Meo – Lost in translation
Andrea Ciani Arte Contemporanea
Piazza Scuole Pie, 7/8 (centro storico) – Genova
Dal 5 febbraio al 5 marzo
Da martedì a sabato 15.30-19.00
Tel.: +39 010 2474529
e-mail: andreacianiarte@fastwebnet.it


[exibart]



LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui