15 agosto 2000

Luci e ombre nel calcolo “costi-benefici” di una grande mostra El Siglo (De oro?) Genova, Palazzo Ducale presenta il conto economico della grande mostra del primo semestre 2000

 
Presentato il resoconto economico della mostra “El Siglo de los Genoveses”, aperta al Palazzo Ducale di Genova dal dicembre ’99 a luglio di quest’anno: riflettori puntati sui risultati economici della mostra. Positivi?

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Quanto costa una grande mostra? E quanto rende, se rende? Oppure è vero che le grandi esposizioni d’arte sono naturalmente da considerarsi in perdita, e che, come per i musei, senza l’intervento dell’Ente Pubblico di turno non si potrebbero organizzare ed aprire al pubblico? Domande che ci pone spesso e per rispondere alle quali poche volte abbiamo a disposizione dati reali. Meritoria, in questo senso, l’iniziativa del Palazzo Ducale di Genova, che ha reso pubblici non solo i costi della mostra “El Siglo de los Genoveses”, ma che ne ha anche presentato un calcolo dei ritorni, economici o presunti tali.

Con 127 mila biglietti venduti “El Siglo” si è piazzata al terzo posto nella classifica delle esposizioni artistiche più visitate d’Italia dell’anno in corso.
Al termine della mostra (inaugurata a dicembre dello scorso anno e protrattasi fino ai primi di luglio) il Comune di Genova, organizzatore della mostra attraverso la controllata Società di gestione di Palazzo Ducale, ha commissionato un’analisi costi-benefici che è stata realizzata dalla “Praxi” di Genova.

I costi diretti (produzione, trasporti e restauri per circa un miliardo e mezzo, altrettanti per gli allestimenti, sorveglianza durante l’apertura della mostra per un miliardo circa e un altro miliardo di promozione) sono stati circa cinque miliardi, mentre i benefici per la città sono stati calcolati in circa dodici miliardi, così ripartiti:

  • un miliardo per i biglietti venduti;
  • quasi due in “valore della comunicazione”, cioè in ritorno promozionale per la città, valutando le azioni ed i risultati delle Pubbliche Relazioni e le uscite su stampa, radio, tv e web;
  • cinque e mezzo di indotto turistico, cioè nell’incremento delle spese per alberghi, ristoranti, negozi etc…;
  • uno dagli sponsor diretti (cioè reali e finanziari);
  • un altro da quelli tecnici (cioè come “cambio merce”, ossia in sconti su prestazioni quali quelle assicurative, quelle per i trasporti, e quelle promozionali);
  • un altro mezzo fra ricavi delle viste guidate e delle audioguide, dei cataloghi, materiali a stampa e prodotti derivati e degli eventi collaterali alla mostra (ben 55 di cui 24 a pagamento con una stima di circa 85.000 partecipanti totali);
  • e infine anche il miliardo speso per l’assunzione dei 40 sorveglianti a tempo determinato, letto come un “beneficio” per la città, alle prese con una disoccupazione che è la più alta delle città del Nord.

    Non ci sentiamo di accodarci al coro positivo dei quotidiani genovesi per questo calcolo, a nostro avviso un po’ azzardato: contabilizzare come benefici due miliardi di “valore della comunicazione” (contro uno speso, un rapporto sicuramente non soddisfacente), i cinque e mezzo di “indotto” e l’escamotage del miliardo delle spese per la sorveglianza tramutato da costo a beneficio ci sembrano operazioni discutibili.

    Diverso il discorso sull’indagine, condotta parallelamente dalla “Praxi” con un sondaggio basato su interviste a oltre mille visitatori circa il gradimento della mostra, giudicata “ottima”, esattamente da un intervistato su due e soddisfacente dal 44%; solo sei visitatori su cento, dunque, hanno giudicato negativamente la mostra e questo è certamente un ottimo risultato.

    Alcune critiche allo scenografico allestimento di Pier Luigi Pizzi: poco illuminato per quattro visitatori su dieci e con un apparato didattico povero per un sesto degli intervistati.

    Doctor Wu

    [Exibart]
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