14 febbraio 2002

Scandalo: falso Vrubel’ a Genova

 
Genova come Livorno: diciott'anni dopo lo scherzo delle statue di Modigliani, un 'falso' Vrubel' riporta alla ribalta il problema delle attribuzioni e datazioni delle opere d'arte del diciannovesimo e ventesimo secolo. Un incontro con la presunta falsaria...

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In questi giorni il mondo della cultura genovese è in subbuglio: poche settimane prima della prevista chiusura della bella mostra dedicata da Palazzo Ducale ai fertili contatti tra Liguria e Russia ed in particolare a tre giganti dell’arte contemporanea come Kandinsky, Jawlensky e Vrubel’, è scoppiato uno scandalo degno dei rotocalchi più fantasiosi.
L’incipit somiglia alla sceneggiatura di un telefilm: Adria Sartore è una giovane artista genovese, che decide di festeggiare il compleanno visitando la mostra al Ducale.
Lasciandosi lambire dalla sindrome di Stendhal, da vera appassionata d’arte qual’è, Adria visita con calma le prime stanze… e si risveglia bruscamente dall’atmosfera sognante delle sale silenziose. In una vetrina è esposto un suo quadro!
Appena ripresasi dallo shock Adria Sartore rende pubblico il riconoscimento del pezzo, per tutelare sé stessa ed eventuali futuri acquirenti del piccolo studio dal “Pan” di Vrubel’ da lei dipinto nel 1999, peraltro solo attribuito all’artista russo.
Comincia il giallo, la ricerca delle responsabilità legali: si confronta lo studio con il grande “Pan” di Vrubel’ anch’esso esposto in mostra, si cerca di ricostruire come il quadro abbia potuto giungere al Ducale e come abbia superato le analisi dei periti, italiani e russi, che l’hanno esaminato.
Come finirà? Siamo in attesa di altri colpi di scena: intanto, come si immaginava e come il successo di pubblico faceva presagire, la mostra è stata prorogata al 3 marzo.
Ma la telenovela è ancora in corso: le ultime novità raccontano purtroppo le dimissioni del curatore della mostra, Franco Ragazzi, che ha certamente svolto in quest’occasione un lavoro titanico e in generale storicamente accurato. Forse l’entusiasmo della scoperta ha reso meno prudente uno studioso puntuale e serio, che comunque in tempi non sospetti indicava il pezzo come ‘attribuito’ a Vrubel’.
Ho intervistato Ragazzi qualche tempo fa, molto prima che esplodesse il caso ‘Vrubel’ contro Sartore’: mi ha raccontato di un pittore dalla vita avventurosa e tormentata, ossessionato dal satanismo fino a terminare la sua vita in un ospedale psichiatrico.
Sembra davvero che quest’artista romanzesco, che ha vissuto in prima persona le ossessioni del simbolismo fino a sacrificare la sua sanità mentale, si diverta ora a scherzare con la probabile buona fede dei protagonisti della querelle in corso.
Una vera commedia degli equivoci, con giornali e tv, critici noti a fare da polemisti o pacieri, opinioni pubblicate o sussurrate a mezza voce e soprattutto un sotterraneo, ora divertito ora acido, chiacchiericcio di fondo. Certo dalla vicenda emerge lei, la ‘falsaria’, protagonista involontaria di un grande coup de théâtre che l’ha resa famosa quasi come una popstar.
Adria non si capacita ancora che un’opera che ha ceduto ad una casa d’aste per poche centinaia di migliaia di lire, sia ora al centro di una caso nazionale, è scossa e intimorita dagli eventi. La incontro nella sua bella casa-studio del centro storico, ricca di libri e quadri suoi e altrui, piena di oggetti di gusto retrò e un po’ decadente come un garbato, femminilissimo vittoriale. Adria è timida e gentile, dispone gli oggetti intorno a sé come se creasse provvisori quadri a tre dimensioni, anche le tazze del tè diventano un’effimera still life. Si circonda di atmosfere ed oggetti carichi di un’armonia ottocentesca, anche nell’aspetto da madonnina rinascimentale o nei gesti da eroina preraffaellita si fatica a riconoscere stigmate di modernità.
I suoi dipinti la rispecchiano: usa rigorosamente colori ad olio (me ne indica ridendo la marca, tra le più diffuse ed economiche, chiedendosi come mai i pigmenti moderni non siano stati identificati con gli esami tecnici) su tela o cartoni antichi recuperati dal rigattiere.
Dipinge molto bene – pare che lo abbia dichiarato anche Sgarbi! – con uno stile figurativo che si ispira ai grandi maestri e parte da una profonda preparazione storica, da un lucido approccio critico che applica alla tecnica ma anche alla scelta dei soggetti. Ma soprattutto Adria Sartore è un personaggio, è per l’aspetto fisico e per il modo di fare l’icona perfetta di un’operazione concettuale che potrebbe trovare e conservare un ruolo importante nell’arte contemporanea: oltre la sua pur indubbia abilità di pittrice figurativa, sembra infatti situarsi nell’ambito concettuale, entro un grande happening globale che trascina con sé il gran circo mediatico e la percezione individuale, un’operazione in qualche modo vicina al Ceci n’est pas une pipe di Magritte.

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Valentina Caserta


Genova, Palazzo Ducale, Munizioniere
Piazza Matteotti, 9
Curatore: Franco Ragazzi
Per informazioni, tel. 010 5574013, www.palazzoducale.genova.it
Orario: tutti i giorni, tranne il lunedì, ore 9.00 – 21.00
Biglietto: euro 6,20 (£ 12.000) intero, euro 5,16 (£ 10.000) ridotto, euro 3,10 (£ 6.000) scuole, euro 14,47 (£ 28.000) biglietto famiglia.


[exibart]

8 Commenti

  1. Sarebbe interessante sentire che ne pensano Zak Manzi e tutti coloro che da tempo si occupano del ‘plagio’ e del ‘falso’ su questa operazione. Anche il falso Senaldi di qualche intervento fa.
    Sarò annebbiata dal ricordo che ho della persona di Franco Ragazzi, ma tutta questa operazione mi sembra nascondere qualcos’altro, che ha a che fare con l’allontanamento di Risaliti, con gli attacchi e i tentativi di allontanamento alla guida di un centro espositivo, come quelli portati a Parmiggiani e a Goldin.
    Sarebbe bello inoltre che la signorina spiegasse come mai per un semplice studio usa cartoni d’epoca e poi li rivende alle aste tramite il padre.
    In un altro portale genovese si paventa che la questione abbia ripercussioni per Genova 2004, attribuendo trasversalmente a Ragazzi un’ altra colpa, e si auspica la nomina di non meglio specificati giovani preparati alla guida del palazzo. Perché non chiedere qualcosa anche a Ragazzi o a qualcuno dentro il Palazzo della discordia?

  2. Solo una domanda:ma la sig.ra Adria come ha ceduto alla casa d’aste il quadro? Come autentico? Come semplicemente antico? O come copia d’autore? Saluti

  3. Parla la pittrice che ha realizzato l’opera al centro del caso. E precisa
    “La mia non è una truffa solo un’esercitazione”

    MASSIMO CALANDRI

    NON chiamatelo «falso d’autore», prego: diciamo piuttosto «esercitazione pittorica» o «reinterpretazione artistica». La precisazione è di Adria Sartore, giovane genovese autrice di quella «Testa di Pan» che dalla mostra di Palazzo Ducale è passata direttamente al caveau dei carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale. Andrea Vernazza, il suo avvocato, sottoscrive. Perché qualcuno ha tirato in ballo il Testo Unico ed in particolare quegli articoli (127 e 128) secondo cui chi riproduce l’opera d’arte senza denunciare chiaramente che si tratta di un falso, può passare dei guai. «Ma qui non siamo in presenza di un falso d’autore», insiste Vernazza, che ancora ieri sera ha ricevuto nel suo studio la pittrice. «Non è un falso per le evidenti diversità nelle proporzioni, nelle misure, nell’uso del colore rispetto all’originale: è stato ripreso un particolare, tutto qui. Se poi altri lo hanno spacciato per qualcos’altro, non è certo un problema dell’autrice…». La giovane pittrice ed il suo legale non hanno gradito i troppi punti interrogativi che qualcuno in questi giorni ha disseminato lungo il loro cammino: «Non è corretto fare di tutto per gettare delle ombre, anche perché in questa vicenda non si può prescindere dal dolo: e sinceramente, quale dolo ci può essere nel vendere un quadro a trecentomila lire e due anni dopo nel denunciare che quella ‘crosta’ fa bella mostra di sé in una grande esposizione della propria città?». Ma se voi avete semplicemente cercato la verità, se dall’altra parte si giura sulla piena buonafede, allora è tutto un equivoco? «Forse: un equivoco in cui ognuno – tranne noi – ha dato il proprio piccolo contributo». L’importante, dicono, è non parlare di malafede: «Se qualcuno continua a farlo, sparo querele a tutto spiano», promette l’avvocato.
    Il suo collega Massimo Boggio, che tutela gli interessi del curatore Franco Ragazzi, per un momento sembra d’accordo con lui. «Certo: quella Testa di Pan non è un falso d’autore, è una ‘reinterpretazione pittorica’». Solo per un momento, appunto. «Ma allora perché dipingere su di un cartone antico su cui è stata appiccicata l’etichetta di una casa d’aste di fine Ottocento? Non era una semplice ‘esercitazione’?». E giù coi punti interrogativi.
    Adria Sartore, che pure in questi giorni si era concessa alle telecamere per dimostrare la sua abilità di «falsaria», ora insiste sull’»esercitazione», e per la prima volta si prende una pausa con le interviste, spiegando di volersi prima consultare con l’avvocato. E’ rimasta profondamente colpita dalle dichiarazioni di Roberto Rotta Farinelli, titolare di una galleria d’arte di via Venti Settembre ed una sorta di istituzione nell’ambiente: «Qualche mese fa si era presentato da me un signore, dicendo di aver trovato un dipinto in cantina: casualmente un quadro di Cornelio Geranzani, con firma e certificazioni, proprio l’autore che stavo esponendo allora. Ho capito subito che era un falso. E quel signore, era il padre della ragazza che ha dipinto in Vrubel’». Adria Sartore replica seccamente: «Mio padre, Rotta non ha mai visto in volto. Non lo ha mai incontrato, tantomeno gli ha offerto un quadro. E’ tutto falso», ripete, e in questa vicenda non poteva essere altrimenti

  4. non sono interessato al plagio, forse dovreste approfondire queste problematiche con angelo rossi. angelreds@tin.it questo è il suo indirizzo di posta, da un pò di tempo si nasconde dietro la mia firma. la ricerca creativa legata al plagio caratterizza da anni la poetica di angelo e penso proprio che continuerà a proporci dei fantastici falsi anche senza la mia firma.
    un caro saluto, zak manzi

  5. Grazie della gentilezza e scusa se ti ho invocato a sproposito!
    Però, già che ci siamo, se ti va e hai tempo, di cosa ti occupi ora?

  6. Zak io non sono un artista, né aspirante (sono un grigio-biondo traduttore che sta catalogando): era solo una curiosità.
    Rinnovo le scuse per averti disturbato. Potresti rivolgerti a qualcuno di Genova (non la signorina delle copie, ma un giovane che forse conoscerai già), se vuoi, gliene parlo e ti faccio scrivere in privato.
    In ogni caso buon lavoro.
    Ciao

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