04 novembre 2018

Arthur Arbesser, il fashion è in tavola

 

di

Anche quest’anno Artissima dialoga con il design internazionale, grazie alle aree dedicate al pubblico e arredate, tra l’altro, dalle sedute Spun e Piña di Magis. Lo studio Vudafieri Saverino Partners firma gli spazi del ristorante dove oltre ai tappeti di Golran (dalle calde tinte che ricordano certi dipinti di Rothko) vi è un progetto molto speciale del fashion designer Arthur Arbesser, giovane viennese che già aveva vestito la direttrice Bonacossa nel 2017…
Mi hai detto che è “un anno e mezzo” che collabori con Artissima, visto che l’anno scorso hai vestito in modo “unofficial” la direttrice. Quest’anno invece hai realizzato un vero e proprio progetto che, mi viene da dire, è davvero “site specific”…
«Sì, è il secondo anno che collaboro con Artissima, ma quest’anno mi sembra in forma più completa. Per questo dico che è un anno e mezzo».
Che rapporto hai con la fiera?
«Io sono viennese, vivo a Milano da 13 anni. Sono interessato alla cultura e all’arte in generale, per cui si è creato un bel dialogo: innanzitutto con Ilaria, ma anche con lo studio Vudafieri che ha fatto gli allestimenti, e diversi galleristi. C’è un rapporto molto bello».
Ci racconti del progetto per la vip lounge?
«Ilaria, che conosce bene il mio lavoro che prende ispirazione dal mondo dell’arte e dell’architettura in generale, è venuta da me e mi ha chiesto qualcosa di specifico per il primo piano. Io che sono un grande amante della conversazione, che significa – tra le altre cose – anche stare seduti a un tavolo, ho risposto che la cosa più naturale che avrei voluto fare sarebbero state delle tovaglie con delle mie stampe. E così è andata, con estrema libertà».
Milano-Torino: rivalità? 
«Non penso siano paragonabili. Non vedo diretta rivalità. Milano è più concreta e più business, Torino è molto elegante, stilosa. Come viennese mi sento molto a casa. E da straniero dico che in Italia non credo oggi si debba parlare di rivalità, il Paese dovrebbe essere compatto».
Chi sono gli artisti a cui ti ispiri?
«Infiniti».
Dimmene tre.
«Fausto Melotti, che ha ispirato la mia ultima collezione. E poi da austriaco Hermann Nitsch, e Maria Lassnig, che era mia vicina da casa da bambino. Una donna fortissima, un grande punto di riferimento. La cosa bella del mondo dell’arte però è il suo perenne movimento. Da un momento all’altro c’è sempre qualcosa che fa partire una scintilla». (MB)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui