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Random Darknet Shopper è un robot, realizzato dal collettivo di artisti !Mediengruppe Bitnik, in grado di comprare oggetti a casaccio su piattaforme web darknet, ossia reti virtuali private che connettono tra loro utenti determinati. Gli acquisti random effettuati sono stati lo scorso anno oggetto di un’esposizione alla galleria svizzera Kunst Halle St. Gallen. Il problema è sorto quando, tra scarpe da ginnastica, jeans, e perfino un passaporto ungherese, è arrivato in mostra un pacchetto contenente 120 mg di ecstasy. L’intervento delle autorità svizzere è stato immediato e, alla fine di gennaio, il robot e tutti gli oggetti da lui comprati sono stati confiscati. Trattandosi di acquisti effettuati da un apparecchio meccanico, viene da chiedersi se un software possa essere arrestato per aver commesso un crimine. Allo stesso tempo sorge spontanea un’altra domanda: la legge dovrebbe chiudere un occhio in nome dell’arte? Parlando della vicenda si direbbe di sì, dopo tre mesi infatti il robot e gli oggetti sequestrati (ad eccezione degli stupefacenti) sono stati restituiti agli artisti, ribadendo così il diritto alla libera espressione. (Giulia Testa)