24 maggio 2019

Il Mudam di Lussemburgo fa En Plein

 

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Mudam Luxembourg-Musée d’Art Moderne Grand-Duc Jean è una galleria nazionale situata nel cuore della città di Lussemburgo, uno spazio enorme, copiosamente illuminato dal sole che entra dalle grandissime finestre del tetto. Questa innovativa e accogliente istituzione attualmente propone tre mostre temporanee molto interessanti: LaToya Ruby Frazier, fino al 22 settembre, curata da Christophe Gallois, in collaborazione con Marion Vergin; “Bert Theis. Building Philosophy – Cultivating Utopia”, fino al 25 agosto, progettata da Enrico Lunghi, in collaborazione con Christophe Gallois e con Marion Vergin; e “Nairy Baghramian. Priviledged Points”, fino al 22 settembre, curata da Suzanne Cotter, assistita da Vincent Crapon.
Bert Theis, scomparso nel 2016, è stato un artista che ha vissuto diversi anni in Italia, molto coinvolto nel dibattito artistico, culturale e sociale, soprattutto in merito al progetto di Isola Art Center a Milano. La sue riflessioni visuali occupano lo spazio di un intero piano della galleria, riflettendo sui movimenti sociali e sull’energia vitale che si ritrova nel popolo quando combatte per il domani.
LaToya Ruby Frazier si presenta con una mostra monografica. È conosciuta primariamente per la serie fotografica eseguita tra il 2001 e il 2014 su tre generazioni di donne, sua nonna, sua madre e se stessa. The Notion of Family riflette il declino della sua città natale, Braddock, l’ex capitale siderurgica dei sobborghi di Pittsburgh, in Pennsylvania. Dalle esperienze individuali, l’artista tira fuori una storia collettiva e questioni di portata universale, “Braddock è ovunque”, dice. Intorno a The Notion Of Family, due serie recenti di lavori che portano l’attenzione alle classi lavoratrici e al legame tra vita personale e questioni sociali e politiche. Making of Steel Genesis: Sandra Gould Ford (2017), è il risultato di una stretta collaborazione con Sandra Gould Ford, fotografa e scrittrice, impiegata nel settore siderurgico a Pittsburgh, per documentare la vita nelle fabbriche e la loro chiusura. Et des terrils un arbre s’élèvera (2016-2017), deriva da un ambizioso progetto nel Borinage, vicino a Mons, in Belgio, con ex minatori e le loro famiglie.
Gli oggetti giganteschi per i quali è ampiamente conosciuta l’artista iraniana Nairy Baghramian, sono installati sia nel museo che nel parco Dräi Eechelen. Le sculture di Beliebte Stellen / Privileged Points stabiliscono un legame tra lo spazio interno e quello esterno. I loro colori ispirati all’ambiente permettono alle sculture di mimetizzarsi e sono linea con i grandi volumi del museo, inondati di luce. Visuale, fisico e tattile, sono i tre punti che traducono la ricerca formale e concettuale di Nairy Baghramian, per la quale la scultura non può che essere dinamica.
E non è finita qui, perché ci sono anche altre due fantastiche mostre. “Figures Sensibiles”, a cura di Lisa Baldelli e Marie-Noëlle Farcy, con artisti internazionali del calibro di Bernd & Hilla Becher, Valérie Belin, Sophie Calle, Roland Fischer, Nan Goldin, Shirin Neshat, Martin Parr, Pasha Rafiy, Mitra Tabrizian, Wolfgang Tillmans e Kyoichi Tsuzuki. E una strabiliante mostra di Danh Vō, artista nato nel 1975 in Vietnam e cresciuto in Danimarca. L’artista oggi vive e lavora a Città del Messico. Per la suo esposizione svolta a Lussemburgo il museo collabora con la Collezione Pinault. (Dobroslawa Nowak)

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