15 aprile 2019

Via Mozart tra design e arte

 

di

11.04
Michelangelo Foundation
michelangelofoundation.org
doppiafirma.com
at Villa Mozart, Via Mozart, 9
in collaboration with Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Living – Corriere della Sera
Doppia Firma: A Dialogue Between Design and Artisanal Excellence
Group show
09.04 > 14.04.2019
Villa Necchi Campiglio
Via Mozart, 14
T. +39 02 7634 0121
fondoambiente.it
La stanza di Filippo de Pisis. 
Luigi Vittorio Fossati Bellani e la sua collezione
Filippo de Pisis, Antonio Antony de Witt, Ottone Rosai, Alberto Savinio
03.04 > 15.09.2019
Alighiero and Emilietta de’ Micheli Collection
Permanent exhibition
Claudia Gian Ferrari Collection
Permanent exhibition
Federica Schiavo
Via Michele Barozzi, 6
T. +39 02 3670 6580
federicaschiavo.com
02.74.75.76
Group show
> 11.05.2019
Milano Art to Date, nella sua edizione speciale dedicata alle settimane dell’arte e del design milanese, è un progetto di Untitled Association che mira a raccogliere in una preziosa mappa gli appuntamenti più interessanti della scena artistica contemporanea.
La prima proposta per la giornata di oggi si colloca a Villa Mozart, sede dell’artista e designer Giampiero Bodino. È qui che fino a domani sarà possibile visitare la quarta edizione di Doppia Firma. Dialoghi tra pensiero progettuale e alto artigianato, presentata dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftmanship e realizzata da Fondazione Cologne dei Mestieri d’Arte in collaborazione con Living, il magazine di interiors, design e lifestyle del Corriere della Sera.
Doppia firma è un progetto che cresce con l’ambizione di valorizzare l’unione tra l’innovazione del design e la tradizione dei grandi maestri d’arte europei. La matrice secondo cui l’iniziativa si muove è la fertilizzazione reciproca tra cultura del progetto e know-how come autentica espressione del territorio: la finalità è, infatti, quella di raccogliere una collezione unica di diciannove opere o piccole collezioni originali che abbiano origine dal dialogo creativo tra un designer o artista e un artigiano o manifattura d’eccellenza. Tra la molteplicità di materiali e tecniche che hanno coronato l’incontro tra progettualità e manualità, il visitatore della mostra diventa testimone del più nobile tra gli intenti che gli ideatori potessero porsi: quello di ampliare lo spettro di possibilità espressive dell’artigiano, di scardinarlo da una posizione che lo relega ad una dimensione esclusivamente locale e di aiutarlo in questo modo a comprendere quali nuove frontiere possano essere esplorate, offrendo al tempo stesso ai designer di confrontarsi con tecniche, materiali e pratiche suggestive e spesso lontane dalla loro attitudine. Il tema della “doppia firma” si rivela, dunque, proprio in questo senso, generando un doppio valore destinato e all’artigiano e al designer, il cui talento e la cui maestria diventa in quest’occasione linguaggio internazionale inclusivo in grado di attraversare tutti i pezzi.
Il percorso tracciato da Milano Art to Date ci porta ora a pochi civici di distanza, dove al numero 14 di via Mozart, a Villa Necchi Campiglio, il FAI – Fondo Ambiente Italiano presenta la mostra “La stanza di Filippo de Pisis. Luigi Vittorio Fossati Bellani e la sua collezione”, a cura di Paolo Campiglio e Roberto Dulio.
L’esibizione si presenta come un’insolita ricostruzione storico-artistica della vita e delle opere dell’artista Filippo de Pisis, che inaspettatamente diventa il filtro attraverso il quale gettare nuova luce sul suo collezionista, Vittorio Fossati Bellani, intellettuale, bibliofilo, scrittore d’arte e mecenate, la cui figura sarà esplorata proprio attraverso il suo prezioso archivio.
Il fermento intellettuale di Roma durante gli anni ’30 è l’anima della mostra, la quale si traduce nell’esposizione di ventidue dipinti realizzati tra il 1916 ed il 1943: di questi, sedici di Filippo de Pisis, tre di Antonio Antony de Witt, uno di Ottone Rosai e due di Alberto Savinio, in origine appesi alle pareti della stessa stanza. Grazie alla fedele riproduzione della collocazione originaria delle opere, possibile grazie al materiale d’archivio e alla documentazione fotografica realizzate negli anni sessanta, la sensazione che pervade lo spettatore visitando la mostra è quella di entrare per la prima volta nella stanza di de Pisis, ricreata come un volume chiuso, dove le gigantografie delle immagini storiche ricalcano l’atmosfera originale.
L’ultimo appuntamento della giornata ci accompagna, infine, negli spazi di Federica Schiavo Gallery di via Barozzi, dove viene presentata la mostra collettiva 02.74.75.76.
L’esibizione mette a confronto la visione di Salvatore Arancio, Svenja Deininger, Jay Heikes, Ishmael Randall Weeks, Andrea Sala e Patrick Tuttofuoco, artisti appartenenti alla stessa generazione che ha fatto da ponte tra i baby-boomers e i Millennials e vissuta, dunque, a metà strada tra un’infanzia analogica ed un’età adulta immersa nel digitale.
La lettura del presente attraverso un occhio nostalgico per un mondo che non tornerà più si snoda tra l’universo fatto di paesaggi mitologici e manipolazioni cromatiche di Arancio, espressione di un generalizzato senso di incertezza rispetto alla contemporaneità; i livelli pittorici sovrapposti e le geometrie segmentate di Deininger quali metafora della fluidità dell’esperienza vissuta e dell’immaterialità dell’immaginazione e ancora la precarietà di ogni riferimento al reale comunicata dall’opera di Heikes, l’attento legame allo spazio geografico, all’archeologia e alla museologia caratteristico di Weeks e infine il racconto tanto enigmatico quanto manifesto della cultura materiale proveniente dalla ricerca di Sala e il dialogo tra gli individui e la loro capacità di trasformare l’ambiente in cui vivono instillato nel lavoro di Tuttofuoco. 
Nella foto: Atelier Oi – Masayuki Kajuwaraク Laila Pozzo per Doppia Firma – MFCC, FCMA, Living

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