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L’impatto diventa immagine, in un nuovo libro d’artista di Lorenzo Modica
Libri ed editoria
L’aura di protezione e vitalità della dea Giunone si manifesta nell’attenzione al presente, alle sue geografie e alle sue urgenze che caratterizza il lavoro della piattaforma curatoriale IUNO. Spazio indipendente diretto da Ilaria Gianni e Cecilia Canziani, IUNO interviene nel tessuto cittadino per colmare vuoti di immaginazione e ripensare la relazione tra opera e spettatore, muovendosi con la convinzione che l’arte possa offrire forme di conoscenza non lineari ma profondamente efficaci, capaci di connettere linguaggi, luoghi e persone senza ricadere in dinamiche autoritarie.
Nelle scorse settimane, lo spazio ha ospitato la presentazione del libro d’artista GLASS ACTION di Lorenzo Modica, accompagnata dall’esposizione di una selezione di lavori inediti realizzati su supporti trasparenti in nylon e plexiglass. Il volume, pubblicato da DITO Publishing (Roma) con progetto grafico di DITO Studio, raccoglie una serie di immagini reperite online che documentano le tracce lasciate dall’impatto involontario di uccelli contro superfici vetrate. La conversazione tra l’artista, la curatrice Giulia Gaibisso e gli editori Martha Micali e Klim Kutsevskyy ha offerto chiarimenti preziosi sulla genesi e sulla struttura della raccolta.
Il materiale fotografico non è prodotto dall’artista: Modica in questo caso è autore della ricerca e della selezione, secondo parametri autoimposti, di immagini che ritraggono stampe “monotipiche” accidentali di uccelli su supporti trasparenti. Sebbene assistere direttamente a tali incidenti sia raro, la rapidità della circolazione digitale e la personalizzazione degli algoritmi rendono più frequente l’incontro con questo tipo di immagini, che altrimenti sarebbero rimaste invisibili. Fu nel 2022, durante un periodo di quarantena seguito al rientro a Londra dopo una residenza in Italia, che Modica iniziò a raccogliere sistematicamente fotografie di queste tracce navigando tra pagine, forum e link di ogni tipo.

Durante la presentazione, l’artista ha sottolineato come il volume si configuri più come una raccolta documentaria che come un vero e proprio libro fotografico, quasi evocando la logica di un archivio probatorio. Da qui anche il titolo, che gioca ironicamente con il linguaggio giudiziario. Le immagini non sono state rielaborate né organizzate secondo un percorso narrativo ma semplicemente impilate automaticamente nell’ordine alfabetico dei nomi dei file, mantenendo la freddezza strutturale di un dossier visuale.
La crudezza delle fotografie apre a una serie di interrogativi e la loro immediatezza permette riflessioni che superano la pura registrazione dell’impatto: si è discusso, ad esempio, della relazione tra uomo e natura, interrogandosi sulla natura delle tracce — se fossero residui organici degli uccelli o se riflettessero, almeno in parte, la sedimentazione del nostro inquinamento. Si è anche considerato come lo schianto possa derivare dalla disorientante luminosità dei centri urbani o dall’invasione progressiva di territori prima occupati dalla fauna. L’attrito tra i corpi degli uccelli e le superfici artificiali racconta senza dubbio un conflitto materiale, ma allo stesso tempo ne presenta anche uno simbolico mettendo in evidenza il disordine generato da due sistemi che condividono lo stesso spazio ma non lo stesso ritmo.
Queste immagini rendono tangibile la sovrapposizione di ordini ecologici, tecnologici ed emotivi: l’insistenza con cui la vita animale incontra, urta e soccombe alle griglie fisiche e concettuali costruite dall’uomo. E rivelano, forse in modo involontario, come la cultura visuale contemporanea registri e amplifichi — spesso senza che ce ne accorgiamo — le tracce delle specie con cui conviviamo.

La genesi del progetto non sorprende per via della sua coerenza con il modus operandi di Modica. L’opera nasce da un episodio contingente e si sviluppa grazie alla sua capacità di aderire immediatamente all’intuizione. Pur servendosi del media fotografico, un linguaggio che gli è distante, l’artista non delega né esternalizza: si immerge nella ricerca, utilizzando internet come un campo d’indagine collettivo e stratificato. Pur essendo uno spazio fruito individualmente, la rete è abitata da identità, luoghi e temporalità differenti, e le immagini raccolte rappresentano un punto di contatto tra traiettorie lontane e un evento comune.
La rapidità con cui oggi le immagini possono essere acquisite, replicate e distribuite è un fattore essenziale per l’esistenza stessa del progetto. In un’altra epoca, GLASS ACTION probabilmente non sarebbe stato immaginabile. La forza narrativa del libro non risiede soltanto nella scelta dell’artista, ma anche nell’ecosistema visivo che lo rende possibile: un insieme di contingenze tecnologiche, culturali ed ecologiche che si intrecciano nel gesto apparentemente semplice di raccogliere fotografie online.
Nel suo complesso, il lavoro parla dell’artista e delle tensioni tra mondo naturale e artificiale, di cui l’uomo oggi si trova a essere un equilibrista. Ma racconta anche molto della nostra cultura visiva collettiva e dei suoi meccanismi di condivisione, dei mezzi che la contemporaneità ci mette a disposizione e del modo in cui il nostro sguardo, filtrato dagli algoritmi, intercetta eventi che altrimenti sfuggirebbero alla percezione. GLASS ACTION non è soltanto un archivio di tracce: è un documento sul modo in cui abitiamo il mondo e sul modo in cui il mondo, talvolta, si imprime su di noi.














