20 dicembre 2010

fino al 29.I.2011 Filippo Minelli Pescara, White Project

 
Un artista che sfugge alle categorie. Dice senza narrare, interprete ironico della schizofrenia contemporanea. Il viaggio come strumento di conoscenza, per cogliere le contraddizioni del pianeta...

di

Una mostra che offre una prima panoramica
dell’attività artistica da Filippo
Minelli
(Brescia, 1983). Minelli è un artista che si nutre del respiro dell’ambiente e degli spazi,
come un animale urbano: nasce street artist nel 1996 e da qualche anno ha
concentrato la sua ricerca nelle difficili aree del Terzo e Quarto mondo. Non è
un reporter, è interprete dei mutamenti estetici e visivi che la società e le
condizioni politiche ed economiche compiono, e “si diverte” a creare frizioni
tra diverse realtà con associazioni impossibili, come la scritta Twitter posta a decorazione o marchio
all’interno di una allevamento di struzzi.

Quella di Minelli è una graffiti art concettuale, per
cui una delle caratteristiche fondamentali è il cortocircuito semantico creato
dalla giustapposizione di alcune parole a determinati luoghi. Cortocircuito che
è caratteristica comune a Contradiction,
serie di scatti che documentano i suoi interventi pubblici in Cambogia e
Vietnam (2007): facebook, myspace, flickr, nomi delle strapopolari piazze virtuali che campeggiano su
strutture fatiscenti di aree rimaste a lungo isolate.

Libertà di sconfinare in altri linguaggi artistici,
come mostrano le fotografie, intese sia come documento visivo dei suoi
interventi che come mezzo espressivo. Negli scatti Polaroid la parola è assente;
Minelli delega allo sguardo la possibilità di dire e restituisce a noi la possibilità di vedere. Il silenzio dell’artista si fa denso di significati: sono
flash di viaggi in Israele, Palestina, Giordania (2007), Marocco, Mauritania,
Mali (2008) Ungheria, Ucraina, Romania, Serbia, Bosnia (2009), aree segnate da
conflitti recenti (conflitto serbo-bosniaco, 1991-95) o ancora in atto
(conflitto arabo-palestinese) e da colpi di stato militari come quello in
Mauritania, nel 2008, negli stessi giorni in cui Minelli era in quei luoghi, e
che lo spinge a un intervento artistico immediato: scrive in bianco su una nave
militare Democracy.

Oltre alle fotografie e agli esempi di interventi
pubblici e urbani, sono esposti alcune opere pittoriche e collage, questi
ultimi realizzati da “parole in libertà”, o meglio elenchi di parole accostate
senza una reale logica, combinati a oggetti e materiali raccolti durante i viaggi:
la targa di un’auto esplosa nel Sahara, il badge di un poliziotto della
Cambogia, ritagli di giornale con le immagini di Stalin. Scritte il cui
supporto stavolta non è il muro di una casa o il ferro di una nave, ma una
carta che mostra bruciature o segni di utilizzo, o ancora carta ricavata dallo
sterco di elefante, prodotta nello Sri Lanka.

Parole, scritte, nomi carichi di significato, ma
fuori contesto; calembour e giochi in rima fanno di Minelli un giocoliere
smaliziato tra immagine e parola.

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al Festival Fotografia

enza di matteo

mostra visitata il 2 dicembre 2010


dal
27 novembre 2010 al 29 gennaio 2011

Filippo
Minelli – Vipassana

a cura di Stefano Verri

Galleria White Project

Piazza Garibaldi, 7 – 65127 Pescara

Orario: da martedì a sabato ore 11-19

Ingresso libero

Info: tel. +39 0859151744; info@whiteproject.net;
www.whiteproject.net

[exibart]

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