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Anche Sotheby’s punta sulla fotografia, nei giorni di Paris Photo
Mercato
Accade che nella settimana di Paris Photo – mentre i collezionisti di tutto il mondo gravitano intorno alla più importante fiera di fotografia, sotto il cielo di vetro del Grand Palais – Sotheby’s mette in scena una sorta di fiera indipendente nei suoi spazi patinati in rue du Faubourg Saint-Honoré. Il tema: ovviamente in pendant con gli stand di Paris Photo. C’è The Olbricht Collection in mostra (e in vendita online, dal 12 al 19 novembre) nella casa parigina della maison, una delle più importanti collezioni private di fotografia in Europa, tutta assemblata da Thomas Olbricht – leggi: uno dei 200 maggiori collezionisti nel world ranking di ARTnews. William Eggleston, Wolfgang Tillmans e Robert Doisneau, rispondono all’appello i giganti della fotografia. Vedi Untitled Film Still #49 del 1979, uno degli storici scatti in bianco e nero dove Cindy Sherman si trasforma in figure femminili archetipiche tratte dal cinema di metà secolo (stima € 150,000 – 250,000); vedi Valencia di Henri Cartier-Bresson, anno 1932-34 (stima € 70.000-100.000), o ancora Marilyn: 28 Years Old; Las Vegas, Nevada, $30, dalla serie Hustlers di Philip-Lorca diCorcia – sessantasei ritratti di uomini incontrati a Los Angeles, dei loro sogni infranti che li hanno spinti a prostituirsi, questo è un omaggio malinconico a Marilyn Monroe (stima: € 25.000-35.000).

Non solo. Accanto alla raccolta straordinaria di Olbricht (che «iniziò a collezionare francobolli e macchinine a cinque anni», raccontano dalla major, e «scoprì una curiosità che avrebbe plasmato tutta la sua vita», fino ad allestire una vera wunderkammer), le gallerie di Sotheby’s ospitano anche The New American West: una selling exhibition di opere di Maryam Eisler (artista, collezionista e mecenate per istituzioni e artisti) e Alexei Riboud (fotografo e figlio del fotoreporter Magnum Marc Riboud), curata da Carrie Scott e Howard Greenberg. «Quando mi sono imbattuta per la prima volta nelle fotografie di Maryam e Alexei», racconta Carrie Scott, storica dell’arte e curatrice, «sono rimasta folgorata dalla naturalezza con cui si completavano a vicenda: due sguardi completamente distinti, eppure perfettamente in sintonia. Presentare questo dialogo a Parigi, durante Paris Photo, è come chiudere un cerchio meraviglioso».
Tutto ebbe inizio quarant’anni dopo il loro ultimo incontro, quando Maryam Eisler e Alexei Riboud si incrociarono di nuovo, prima a una rimpatriata di studenti del liceo a Parigi, poi alla Serpentine Gallery di Londra, durante la retrospettiva dedicata alla madre di Riboud. Decisero allora di intraprendere il viaggio che sognavano da adolescenti, ovviamente on the road, ovviamente in direzione West. E quindi: via per venticinque giorni senza itinerario, oltre duemila miglia alla scoperta del mito americano, un po’ paesaggio, un po’ memoria e atlante dell’anima, insieme personale e universale. Il tutto, naturalmente tradotto in fotografia. Sarà la storica dell’arte Carrie Scott a scoprire quegli scatti attraverso alcuni post su Instagram di Eisler, e ad avviare il progetto The New American West in collaborazione con il gallerista newyorkese Howard Greenberg. Adesso è in mostra da Sotheby’s Paris, e strizza l’occhio – superate le galleries di Avenue Matignon, oltre l’autunno ostentato degli Champs-Élysées – dritto ai maxi booth di Paris Photo.
















