07 gennaio 2022

Bertolami, è all’asta il volantino delle BR sul rapimento Moro

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La casa d’aste lo mette in vendita, il MiC ne dispone la verifica, i politici insorgono. E intanto le offerte passano da 600 a 11.000 euro

asta moro

Bertolami Fine Art, asta Autografi & Memorabilia, un lotto che attira l’attenzione. È un volantino originale delle Brigate Rosse, una delle copie distribuite all’indomani del rapimento di Aldo Moro, nel marzo 1978. «Il primo di una serie di comunicati che seguirono fino all’epilogo con la soluzione finale della vicenda Moro», recita il catalogo della maison. E ancora: «Drammatico testo di propaganda, redatto e fatto pervenire alle organizzazioni giornalistiche perché divulgassero le motivazioni del rapimento, e le ragioni politiche di lotta di classe che spingevano la rivoluzione brigatista negli anni ’70 ad essere così violenta». La stima degli esperti? Una cifra compresa tra € 1300 e € 1700, con una base d’asta di € 600. Ma già adesso – mancano ancora 11 giorni alla chiusura della vendita online – la migliore offerta tocca quota € 11.000.

Le polemiche intorno alla vendita

C’è il manifesto di accusa contro il presidente Kennedy a sfilare sul catalogo insieme al volantino (stima: € 600 – 1000), c’è una lettera autografa di Garibaldi per una raccolta fondi internazionale (stima: € 1000 – 1500); ma il lotto 43, il comunicato delle BR, cattura tutti i riflettori. E anche le rimostranze di politici indignati, sembrerebbe. È il caso del senatore Dario Parrini, che avanza presto una interrogazione parlamentare: «La commercializzazione di documenti così profondamente legati a snodi dolorosissimi della storia della Repubblica», scrive, «desta preoccupazione sotto molteplici profili. Da un lato, il valore storico e simbolico di simili documenti dovrebbe escludere che da essi possa trarsi profitto economico; d’altro canto, su un piano più generale, la messa in commercio del volantino denota il rischio di una diffusa banalizzazione di eventi della cui gravità non possono essere disperse la memoria e la consapevolezza, laddove decenza e umanità imporrebbero invece di preservare i documenti, così come i luoghi, che di quella memoria sono veicolo».

Gli fa eco Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, che definisce vergognosa la messa all’asta del volantino: «La testimonianza del sequestro dell’allora presidente del Consiglio, Aldo Moro, e il drammatico massacro degli uomini della sua scorta non può e non deve essere venduto al miglior offerente, ma dovrebbe essere preteso dallo Stato in nome delle generazioni future: segno intangibile dell’orrore di quegli anni».

aldo moro asta
Dal catalogo di Bertolami Fine Art: «Il volantino con intestazione BRIGATE ROSSE e la stella a cinque punte all’interno di un cerchio, inizia recitando GIOVEDI’ 16 MARZO UN NUCLEO ARMATO DELLE BRIGATE ROSSE HA CATTURATO E RINCHIUSO IN UN CARCERE DEL POPOLO ALDO MORO, PRESIDENTE DELLA DEMOCRAZIA CRISTIANA … 16/3/78 PER IL COMUNISMO BRIGATE ROSSE. Il volantino ciclostilato su carta, misura circa cm.33×22, con 80 righe di testo scritte su entrambe le facciate, presenta lievi strappi ai bordi, foglio piegato in quattro che lascia leggere pieghe centrali ma in complesso è in condizioni molto buone»

Ma c’è anche l’ex BR Paolo Persichetti nell’intreccio di commenti sulla vendita, con una dichiarazione che mette in dubbio, stavolta, proprio il valore storico del documento: «Il volantino di rivendicazione del sequestro Moro messo all’incanto», riporta nel dettaglio insorgenze.net, «non è uno dei nove comunicati originali stampati con la famosa Ibm a testina rotante in light italic fatti ritrovare a Roma il 18 marzo 1978 dalle Brigate rosse». E aggiunge: «La copia messa in vendita dalla Bertolani Fine Art non ha grande rilevanza storica, esistono negli archivi centinaia di copie del medesimo volantino. Si tratta di una classica operazione commerciale di materiali e oggetti divenuti cimeli del passato. Fortemente segnata da ipocrisia appare invece la polemica sollevata da questa vendita, non risulta che suscitino analogo scandalo i cimeli fascisti, i busti di Mussolini, la pubblicistica del ventennio in vendita nei mercati dell’antiquariato. Siamo nella società della merce, perché dovrebbe stupire se oggetti che datano quasi cinquant’anni si trasformano in materiale d’antiquariato per cultori e feticisti?».

Peculiarità e interesse? La verifica del MiC

Ed ecco infine la risposta all’interrogazione di Parrini, ve ne parlavamo poche righe sopra. Ebbene, la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura ha disposto una verifica sul documento all’asta, per accertarne «peculiarità e interesse». Ma non solo: «Nel fascicolo “Moro uno” della Corte di Assise di Roma, studiato e digitalizzato dalla stessa DG Archivi nell’ambito del “Progetto Moro”, risultano già presenti infatti 41 esemplari ciclostilati originali del comunicato n. 1 in questione», dice così il comunicato ufficiale. «Tali esemplari sono l’esito di consegne da parte dei destinatari alla Questura oppure di sequestri. Alcuni risultano incompleti e non tutti sono nello stesso stato di conservazione». Insomma, tra interesse e polemiche, le offerte per il lotto 43 continuano a salire. Ieri € 7000, oggi già 11.000. Appuntamento al 18 gennaio per scoprire l’epilogo della vicenda.

1 commento

  1. Spiace che la signora Meloni non si indigni alla messa in vendita a manufatti storici legati al ventennio fascista o a cimeli ricpnducibili al nazismo. D’altronde un o una politica italiana che non capisce di che matrice è stato il recente attacco alla sede della CGL da da pensare. Speriamo che qualche senatore o politico italiano avanzerà presto una interrogazione parlamentare rigurdo la commercializzazione di documenti così profondamente legati a snodi dolorosissimi della storia della Repubblica, come i cimeli delle SS, forse il più delle volte non legati a documentazioni storiche, ma soltanto ad allarmante apologia.

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