14 luglio 2020

Finarte e cento anni di libri e manifesti, testimoni di opere, artisti e correnti

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L’asta di Finarte, a Roma il prossimo 16 luglio, ci incanta con i retroscena e il divenire delle opere in cent'anni di storia, dal 1914 al 2014

Marina Abramović, set di 6 poster per Ritmo 4, 1974, Maschietto Editore (particolare)
Marina Abramović, set di 6 poster per Ritmo 4, 1974, Mastrogiacomo Editore (particolare)

C’è un pizzico di poesia nell’asta di Finarte che verrà battuta giovedì 16 luglio a Roma, nella splendida cornice di Palazzo Odescalchi. “Testimonianze”, è questo il titolo dell’incanto che vedrà sfilare quasi 250 lotti tra libri d’artista, poster, inviti, litografie, riviste, biglietti e locandine; e già il contenuto basterebbe a raccontare una storia, di quelle fatte di contatto, di gesti, di pegni d’amore.

Testimonianze è un nome e un programma (letteralmente). Non si tratta quasi mai di opere fatte e finite, ma del work in progress degli artisti, delle tracce tangibili dei ripensamenti, delle loro suggestioni. È un bisogno epidermico di raccontarsi, di tracciare il filo rosso che dia un senso alla storia, di rivelare i retroscena delle opere d’arte, ma anche la loro successiva fruizione. L’incanto di Finarte lascia pieno spazio all’immaginazione: dove erano appesi quei poster? A chi era indirizzato quel biglietto? E cosa ne è stato poi?

Ed ecco, ad esempio, il poster illustrato con le Faccine di Alighiero Boetti, pubblicato in occasione di una mostra personale alla Galleria Ariete. «Alighiero», racconta la figlia Agata, «aveva fatto stampare una grandissima quantità di questo poster. Non li vendeva ma li dava. Suggeriva ai felici destinatari di colorare il poster. Se, dopo il loro intervento, Boetti lo trovava bello, gli dava lo statuto di opera (di solito firmandolo) sennò restava un bel poster! Un regalo avvelenato! Mio padre gli consigliava di farlo colorare dai loro figli, ma a queste condizioni erano terrorizzati e non volevano rischiare di affidare ai loro figli un’ipotetica opera d’arte!».

Alighiero Boetti, Faccine - Multhipla Edizioni, 1977
Alighiero Boetti, Faccine – Multhipla Edizioni, 1977

Anche Pier Paolo Calzolari entra di diritto tra i partecipanti dell’asta, con Senza titolo (Il Treno – Telegrammi) composto, tra gli altri, da sei biglietti postali del 1976 su cui sono riportate alcune frasi curiose: “Quando il sognatore muore che ne è del giorno”, “Fulminato da un pierrot”, “Dorme di giorno”, “Amore i tuoi denti sono come chicchi di vetro”. Una poesia, quella di Calzolari, che trova eco negli straordinari libri d’artista di Maria Lai, come Tenendo per mano il sole (2004), con copertina stampata e filo di lana. E, ancora, nelle 5 banconote da 10 euro di Jonathan Monk e Gabriele De Santis, che ne hanno alterato la percezione con i loro coloratissimi interventi («se sono troppo disegnate, perdono valore…!»). I sei poster di Ritmo 4 – 1974 sono tra i protagonisti più attesi dell’asta, con l’immagine di Marina Abramović ripetuta come fosse un modulo, ma in colori sempre diversi, a testimoniare la prima performance italiana dell’artista.

I nomi che hanno segnato un secolo di Storia dell’arte – dalla più viva contemporaneità al Futurismo, dalle Neoavanguardie alla Post-War – si incontrano vis a vis nell’asta di Finarte, in una staffetta che è un flusso di coscienza scandito soltanto dall’ordine alfabetico. E così, nello stesso anno in cui Ai Weiwei sceglie di donare a chiunque il certificato di autenticità della sua Safety Jackets Zipped the Other Way – in formato pdf e scaricabile da tutti – è ancora forte il desiderio di far vivere la carta per testimoniare ciò che, altrimenti, non potremmo mai conoscere: il prima e il dopo di un’opera d’arte.

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