28 maggio 2018

La passione per l’arte di Glauco Cavaciuti

 

di

Dopo aver collezionato una serie di successi nelle ultime vendite Pandolfini torna con una grande asta di Arte Moderna e Contemporanea il prossimo 11 giugno a Milano. A costruire il catalogo ci ha pensato anche questa volta, Glauco Cavaciuti, che, dal 2005 nella sua galleria e dal 2016 in Pandolfini, ha dedicato la sua vita all’arte. Lo abbiamo raggiunto per farci raccontare alcuni dettagli del suo lavoro e del catalogo della prossima vendita. 
Qual è stato il percorso che l’ha portata all’arte e a Pandolfini?
«Ho iniziato a lavorare a circa 18 anni per una casa d’aste, quello che mi piaceva era poter esplorare e capire a 360 gradi il mercato e il mondo dell’arte, dai mobili ai quadri, perché ancora non capivo su cosa volevo concentrarmi. Dopo due anni ho iniziato a collaborare con diversi galleristi affermati come riferimento per la pittura dell’800, nella quale poi mi sono specializzato. Dopo qualche anno ho deciso di spostarmi sui settori del Moderno e Contemporaneo, prima di tutto per una passione personale: sia io che mia moglie abbiamo iniziato prestissimo a collezionare Contemporaneo. In un secondo momento mi sono accorto che il collezionismo di pittura dell’800 invecchiava molto rapidamente e non c’era un ricambio con giovani collezionisti. Così abbiamo scelto di cambiare location, di spostarci in uno spazio più grande che potesse accogliere anche lavori di grandi dimensioni, una scelta che si è rivelata azzeccata e che negli ultimi 12 anni mi ha portato molte soddisfazioni. Quello di tornare a collaborare con una casa d’aste è stato però sempre un mio desiderio, perché il lavoro delle aste è molto dinamico e ti permette di entrare a contatto con molte persone, compratori e venditori, e di vedere moltissima arte, cosa che per un appassionato come me è una grande gioia. Tre anni fa ho conosciuto Pietro de Bernardi, amministratore delegato di Pandolfini, con cui c’è stato subito un grande feeling e con cui condivido la visione del mondo dell’arte, incontro che ha dato il via alla nostra collaborazione». 
Quali sono le differenze tra le scelte operate in galleria e quelle che fa per costruire un catalogo come quello della prossima asta? Quali principi la guidano?
«Nonostante la finalità tra le due realtà sia la stessa, quella di vendere e acquisire opere d’arte, il lavoro è molto diverso. Per la casa d’aste si tratta di una vera e propria consulenza, si diventa partner sia del venditore che del compratore, innescando una sinergia molto importante sia con chi vende che con chi compra. Sono sempre a contatto con i nostri clienti, quasi come se dovessi essere io a consegnare o comprare un’opera. Inoltre nella casa d’aste si lavora con un raggio di azione a 360 gradi, si va dagli inizi del ‘900 all’Arte cContemporanea, mentre nella mia galleria sono più specializzato per il Contemporaneo e per i giovani artisti». 
Quali sono i top lot dell’asta che attende con più interesse?
«Il prossimo catalogo mi ha impegnato per molti mesi, il top lot è una serie di tre cartoline di Basquiat dell’82, provenienti da una collezione privata fiorentina, per cui ci aspettiamo un ottimo risultato. Sono stato molto contento di acquisire un buon lavoro di Afro del ’69, non un lavoro di grandi dimensioni ma un’opera sia esteticamente che per curriculum molto interessante. Nell’asta precedente abbiamo realizzato un record per Reggiani e questo ci ha permesso di essere contattati da un cliente per mettere all’incanto un’opera molto grande dell’artista, anche questa con un curriculum molto importante. Abbiamo ancora una piccola percentuale di opere della collezione Topazia Alliata e altri nomi classici come De Pisis, Guttuso, De Maria, di cui presentiamo una carta intelata di 3metri e 50, e molti altri». 
Su quali artisti o movimenti avete scelto di scommettere?
«Il mio lavoro, ed è quello che mi distingue da molti concorrenti, è finalizzato a reperire le opere da collezioni private, questo non consente di mettere in atto una strategia o di pianificare, ad esempio, aste monografiche. Non amo la parola scommessa, perché penso che l’arte per prima cosa debba essere amata, che sia necessario crederci. Penso che oggi sia tempo di tornare alla pittura, agli artisti che hanno formato il ‘900 italiano, ad una riscoperta del figurativo, già in corso negli Stati Uniti. Credo sia arrivato il momento di tornare ad investire su alcuni artisti del ‘900 che ad oggi costano meno di alcuni artisti contemporanei. Se dovessi suggerire una scelta a un mio cliente direi sicuramente di puntare in questa direzione, ma ancora di più direi di comprare quello che si ama, perché l’arte è prima di tutto emozione. I più grandi affari si fanno quando ci si crede e quando si è portati dalla passione. Basti pensare a un grande artista come Fontana, di cui 30 o 40 anni fa si vendevano solo i tagli rossi o bianchi, e tutto il suo figurativo era snobbato; oggi chi si ritrova una di quelle opere, comprata magari per amore, ha in mano una fortuna». 
Quali sono gli obiettivi del dipartimento a breve e lungo termine?
«L’obiettivo di questa asta è di confermare la presenza di Pandolfini tra i protagonisti del panorama italiano delle aste, mentre quella futura è quella di riuscire a chiudere una trattativa con una importante collezione del 900 italiano, che vorrei poter portare in asta a dicembre». (RP)

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui