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A Trento l’inverno diventa arte: al Buonconsiglio una mostra celebra la magia della stagione bianca
Mostre
L’aria olimpica che soffia su Milano-Cortina 2026 arriva fino al cuore del Trentino, chiamato a ospitare in Val di Fiemme le competizioni di sci di fondo e biathlon, ancora una volta nel ruolo di roccaforte degli sport nordici. In questo scenario carico di aspettative, il Castello del Buonconsiglio apre una grande mostra che celebra l’inverno in tutte le sue forme, trasformando la stagione bianca in un racconto d’arte, tra memoria e simboli. Ne ‘L’inverno nell’arte’ la stagione fredda diventa il filo rosso per raccontare il suo immaginario, dai paesaggi candidi che incantano i bambini, pronti a lanciarsi sui laghi ghiacciati o a scatenarsi con le prime palle di neve, fino ai riti antichi e quotidiani che per secoli hanno segnato la vita delle comunità alpine. Un inverno fatto di magia religiosa, con la Natività e l’Adorazione dei Magi, ma anche di fatica condivisa, quando i villaggi si stringevano attorno al fuoco, si faceva scorta di legna e ci si proteggeva dal gelo in un’unica stanza riscaldata. La mostra, curata da Dario De Cristofaro, Mirco Longhi e Roberto Pancheri, si inserisce nel progetto culturale Combinazioni_caratteri sportivi, promosso dall’Assessorato alla Cultura della Provincia autonoma di Trento, e raccoglie un corpus eterogeneo di dipinti, sculture, incisioni, porcellane e oggetti d’epoca dal Medioevo all’Ottocento.

L’ingresso prepara subito l’atmosfera: sulle note dell’ Inverno di Vivaldi, il visitatore si trova di fronte alla riproduzione del mese di Gennaio di Torre Aquila, una delle più celebri vedute innevate dell’arte europea. Qui, tra dame e cavalieri, appare la prima “battaglia a palle di neve” della storia dell’arte occidentale, un dettaglio vivacissimo che anticipa il tema ludico e popolare della stagione fredda. Proseguendo, la mostra raggiunge uno dei suoi vertici con il capolavoro di Pieter Bruegel il Giovane, Adorazione dei Magi nella neve, eccezionalmente prestato dal Museo Correr. Nel dipinto, la sacra rappresentazione si innesta in un borgo fiammingo imbiancato: le case coperte di neve e le figure chine contro il gelo creano un’immersione intensa, dove la quotidianità del villaggio e la solennità dell’episodio religioso convivono con sorprendente equilibrio.
Altre sale approfondiscono il tema delle allegorie dell’inverno, tra incisioni rare e piccole sculture barocche, mentre una sezione dedicata alla pittura lombarda offre uno sguardo più intimo sulla vita domestica. Spicca il dipinto di Giacomo Ceruti, Due donne e una bambina davanti al camino: una scena raccolta e struggente, in cui il calore del fuoco diventa rifugio e metafora dell’esistenza nei mesi più duri. Il percorso prosegue con un affondo sulla vita quotidiana e sulle attività tipiche dell’inverno: dalla macellazione del maiale, raffigurata in un magnifico dipinto della cerchia di Jacopo Bassano, proveniente dal Museo di Castelvecchio di Verona, alla raccolta della legna; dai corsi d’acqua ghiacciati che si trasformano in vere e proprie vie di passaggio fino alle animate scene di mercato invernale, vividamente rappresentate in un dipinto di Sinibaldo Scorza dei Musei di Strada Nuova di Genova.

Un altro filo narrativo, quello delle attività all’aperto, trova grande spazio nelle opere dedicate ai giochi sul ghiaccio. Tra tutte emerge la vivacità dei pattinatori di Jan Wildens, che restituisce il movimento delle figure con una grazia quasi cinematografica: uomini, donne e bambini scorrono sul ghiaccio come su un palcoscenico naturale, tra divertimento e abilità. A conclusione della mostra, i paesaggi nevosi di Marco Ricci, Francesco Fidanza e Luigi Casali aprono lo sguardo su una natura che, pur nella sua durezza, sa diventare scenario di poesia.
Mentre il Trentino si appresta a giocare un ruolo chiave nelle prossime Olimpiadi invernali, il Castello del Buonconsiglio ci lascia scoprire che l’inverno non è soltanto gelo o fatica, ma anche racconto, immaginazione e fratellanza. Attraverso dipinti, sculture e scorci di vita quotidiana, la mostra restituisce la complessità e la bellezza di una stagione che, da secoli, unisce le comunità alpine. Un legame profondo che trova oggi un nuovo orizzonte nello spirito dei Giochi del 2026.















