09 gennaio 2024

DESTINO, la più grande mostra antologica su Mario Cravo Neto a Brescia

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Dai lavori creati a New York negli anni ’70, rigorosamente in bianco e nero, alla serie a colori Laroye, Paci Contemporary ripercorre fino al 29 febbraio tutte le tappe della carriera del maestro brasiliano Mario Cravo Neto

Mario Cravo Neto, Luciana, 1994. Courtesy Paci Contemporary, Brescia

Religione, tradizioni, violenza, drammi, natura, cultura: è puro il significato di ogni opera di Mario Cravo Neto, e unicamente creativo il suo linguaggio. 

All’artista brasiliano, scomparso nel 2009, Paci Contemporary dedica oggi la più grande mostra antologica mai realizzata in Europa – accompagnata da un volume edito da Dario Cimorelli Editore, a cura di Denis Curti – ripercorrendone tutte le tappe della carriera, che votò all’armonia fra esseri umani ed elementi della natura ricreandola, in fotografia, con l’integrazione idi personaggi e oggetti in pulitissima sintesi di corrispondenze.

Dai lavori creati a New York negli anni ’70, attraverso il ciclo Eternal Now, fino alla serie a colori Laroye, DESTINO è di fronte a noi e dentro di noi, le immagini si incontrano e si lasciano riconoscere. Cravo Neto ha del resto sempre lavorato con i soggetti e gli oggetti che gli stavano intorno e il vasto patrimonio dei sentimenti e delle esperienze che fermava in un bianco e nero raffinato, sospeso, mistico, sensuale e con un chiaroscuro dai toni scurissimi e dal bianco candido. 

Mario Cravo Neto, Odé, 1989. Courtesy Paci Contemporary, Brescia

Addentrandosi nel percorso espositivo, con la disposizione d’animo ad accogliere l’esperienza per immagini, viene quasi umanamente spontaneo ripensare alla biografia di Cravo Neto e sorprendersi che il titolo della retrospettiva sia proprio DESTINO. L’artista, che alla fine degli anni ’60 risiedeva a New York, fu costretto, da un incidente e per un anno, all’immobilità. Fu allora, e dopo aver condotto qualche ricerca con la fotografia giornalistica e le installazioni urbane, che amici e familiari iniziarono a posare per lui, nel tentativo di dare conforto alla sua creatività. 

Luciana, Eduardo, Lua, Tinho, Angela, Lucas, Akira, Maria: negli anni ’80 e ’90 Cravo Neto  trasportò le sue persone in una dimensione sospesa ed ovattata, facendo assumere ai loro corpi un aspetto intimo e mistico. Con le spade, con i pesci, con le uova – in omaggio a Brancusi -, con le ossa, uomini e donne erano messi in posa per materializzare la profondità dei significati. A tal scopo Mario Cravo Neto affidava un valore fondamentale alla luce che conferiva tridimensionalità ed un aspetto scultoreo ai soggetti.

Mario Cravo Neto, Tinho with rat, 1990. Courtesy Paci Contemporary, Brescia

Il ciclo di scatti Eternal Now è tutt’oggi considerato il trampolino di lancio verso quel lavoro mistico capace di far coesistere valori terreni e divini rendendo quindi visibile il condomble tipico della cultura brasiliana e più precisamente di Salvador di Bahia, la sua amata città. In occasione di una precedente esposizione, Mystic Tales, Giuliana Scimé ricordava: «Nato a Bahia, ama dire: “O baiano é uma família à parte do resto do Brasil” (La gente di Bahia è una famiglia a parte dal resto del Brasile). Infatti, Bahia è uno sposalizio felice di credi religiosi e filosofici che, l’artista, cerca di comunicare attraverso le sue immagini. Bahia, la città magica del sincretismo religioso, dove chiunque, a qualsiasi credo appartenga, sente l’influenza del Candomblé, e non si sottrae Mario Cravo Neto, anzi lo studia e trae quegli insegnamenti che lo arricchiscono. Il Candomblé è l’universo di credenze importate dagli schiavi africani. È una struttura religiosa come tutte le altre: liturgia, cerimonie, sacerdoti, santi protettori, gli ‘orixas’, e un dio supremo. Gli orixas, re e regine del lontanissimo passato, furono i progenitori dell’umanità e divennero semidei. Il loro compito è fondamentale, santi protettori e intermediari fra gli uomini e dio, governano tutte le attività e ogni manifestazione della natura. L’essenza della religione degli orixas è l’armonia fra gli esseri umani e gli elementi della natura».

Mario Cravo Neto, Offering for lemanjà, 1979. Courtesy Paci Contemporary, Brescia

E proprio con un inno – a colori, Laroye – e un canto al gioco, al divertimento, all’originalità delle usanze e delle consuetudini di questa sua tanto amata terra si conclude un percorso fatto di quiete, di misticismo, di silenzio, popolato di uomini che, al di là dell’apparenza, rappresentano ognuno di noi.

Mario Cravo Neto, Girls with bikini, 1980. Courtesy Paci Contemporary, Brescia

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