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Diagrammi e scacchiere per ripensare il tempo: la nuova mostra dello spazio indipendente Panorama a Venezia
Mostre
di Zaira Carrer
Fin dalla sua nascita nel 2023, lo spazio indipendente Panorama, a Venezia, si è configurato come un luogo dove interpretare e re-interpretare il concetto di insularità. Anche quando il focus si sposta altrove, lontano dai margini della laguna e dai confini nazionali, la programmazione di Panorama mantiene una sensibilità radicata nelle specificità del contesto veneziano, unico nel suo genere non solo per la presenza di istituzioni quali la Biennale di Venezia, ma anche e soprattutto per la costellazione —l’arcipelago, si potrebbe dire— di realtà indipendenti, micro-pratiche, artisti emergenti e professionisti attenti alla sostenibilità a lungo termine delle loro ricerche. Venezia, negli intenti di Panorama, è sempre un campo di forze in cui operare, e mai un semplice sfondo da cartolina.
Lo conferma anche il recente progetto Dialectics of Chaos, Echelons of Time, dell’artista con base ad Amsterdam Andrea Knezović. L’intervento, a cura di Giulia Menegale e sostenuto dal Mondriaan Fund, si configura come un’indagine sulle condizioni di precarietà, insicurezza e sfinimento date dal tardo-capitalismo. La ricerca è stata plasmata dall’esperienza diretta dell’artista e dai dialoghi intessuti con chi nelle città creative vive e lavora ogni giorno.

Il grande grafico e i due delicati disegni che campeggiano ora sui muri di Panorama sono dunque un complesso insieme di visualizzazioni e riflessioni su come il nostro tempo diventi una risorsa da essere venduta, accumulata, scambiata e sfruttata, a discapito del benessere psico-fisico. La pratica della Knezović, perciò, mette in discussione l’ideologia dell’iper-produttività, elaborando un linguaggio in cui il tempo non è mai neutro, ma infrastruttura del potere.
Il diagramma principale funziona al tempo stesso come elemento poetico, politico e para-scientifico: è una mappa del tempo come campo di estrazione. E così, una delle sezioni legge: «Rimaniamo in un deliro collettivo in cui crediamo che il tempo sia una risorsa da cui estrarre in maniera incondizionata», mentre un’altra recita: «Potere di cambiare il tempo, o tempo di cambiare il potere».

A corredo del diagramma vi è anche un’opera interattiva: una bianca scacchiera di seta e cotone in cui i pezzi del gioco sono stati sostituiti da lucidi dischi di metallo. A un primo sguardo completamente identici tra loro, questi elementi presentano in realtà parole-chiave dall’aspetto minute incise sulla parte superiore: “valori”, “scelte”, “ego” e così via. E —gli scacchisti lo sanno bene— per avanzare nel gioco, bisogna necessariamente sacrificare qualche pezzo.
L’intervento presso Panorama è stato inoltre preceduto da una serie di affissioni urbane: poster che si sono insinuati tra le trame della città per rallentare il passo di chi legge. A Venezia —in cui è il camminare che scandisce il ritmo della giornata— i manifesti di Knezović pongono domande sul nostro rapporto con il tempo, sia dal punto di vista personale che collettivo.
«Is resistance simply refusing to arrive in time?» chiedono le grafiche dai muri i Venezia. Ovvero: «La resistenza è semplicemente rifiutarsi di arrivare puntuali?». Ed, effettivamente, guardando al complesso intersecarsi di linee e parole nel diagramma della Knezović ci verrebbe da dire che forse sì, tardare e rallentare diventano oggi modi per opporsi ad un sistema che fagocita il nostro tempo e il nostro benessere come pezzi di una scacchiera.















