29 marzo 2024

Handle With Care: a Madrid una mostra sul collezionismo come atto di cura

di

Fino al 31 dicembre 2024 a Madrid le opere di oltre 50 artisti della Colleción SOLO interrogano il presente e le relazioni che animano il sistema dell’arte

Installation view/vista de instalación. Courtesy of Colección SOLO/ Cortesía de Colección SOLO.

Cosa collezioniamo? Come ci relazioniamo alle opere che vediamo e come esse si relazionano allo spazio che abitano? E al tempo stesso quante sono le storie intime e nascoste che rimangono silenti, sepolte nei magazzini e dentro a casse con su scritto “fragile”? In Spagna, nel pieno centro di Madrid, vicino al Parque del Retiro, una mostra collettiva a Espacio SOLO dal titolo Handle With Care, ovvero Maneggiare con cura, interroga alcuni di questi aspetti.

In uno spazio labirintico, esteso, dove l’arte, l’architettura e le identità passate e presenti diventano indivisibili, 54 artisti con oltre 80 opere danno luogo ad una collettiva dove lavori mediali, sculture e dipinti si mescolano e si fondono con un tema curatoriale ampio, dai confini indefiniti. Lo spazio, progettato da Juan Herreros e premiato nel 2018 dal Madrid College of Architects, si configura come una domus artistica, dove ogni singola stanza dall’aspetto domestico, con tanto di salotto, frigobar e corte interna, diventa un luogo pensato per e con l’arte. Per tutto il 2024, la mostra Handle With Care presenta artisti provenienti da tutto il mondo e propone un percorso interconnesso, diviso in una serie di atti, capitoli espositivi, che si susseguono di stanza in stanza, con opere che vogliono innescare conversazioni e riflessioni sul collezionismo stesso. Le cinque sezioni della mostra, dai titoli Becoming collectible; Frozen spaces; Diverse collectors; Dark or fertile: Imagined stories; An intimate gaze, attraversano momenti che pongono domande su cosa voglia dire oggi collezionare, su quali siano i diversi tipi di collezionismo, su come le opere vivono e si relazionano con lo spazio espositivo, col white cube e l’estetica museale. La mostra è un invito a riflettere sul rapporto tra le opere d’arte e gli spazi che esse abitano, confrontandosi con le diverse scale di grandezza, espressioni di potere, capacità di trasformazione e la possibilità di innescare dibattiti contemporanei.

Installation view/vista de instalación. Courtesy of Colección SOLO/ Cortesía de
Colección SOLO.
Installation view/vista de instalación. Courtesy of Colección SOLO/ Cortesía de
Colección SOLO.

Tra le innumerevoli opere e i plurimi artisti, tra cui Miriam Cahn, William Mackinnon, Gary Simmons, Yoshitaka Amano, Chino Moya, Vanessa Barragão, Jordy Kerwick, Entangled Others, Filip Custic, Lu Yang, Jannick Deslauriers, Siru Cugusi, Danny Fox, Amoako Boafo, Operator, SMACK, Eric Nadó and Rinus Van de Velde, è possibile vedere una moltitudine di stili, lavori e concetti che si mettono in dialogo l’uno con l’altro, creando una sorta di narrazione procedurale che si sviluppa di opera in opera.

Percorrendo lo spazio è possibile vedere l’opera Self-contained 009 realizzata dal duo artistico Entangled Others, composto da Feileacan McCormick e Sofia Crespo. L’opera è una video installazione dove vengono esplorati aspetti relativi all’intelligenza artificiale che si mischiano con la biologia. Partendo da un vasto database, un archivio di immagini di organismi viventi, principalmente piante e pesci, si genera dell’altro, si collezionano nuove specie e si scoprono nuovi aspetti. Le figure si oppongono ad un aspetto ludico, favorendo una riflessione sull’interazione tra biologia e tecnologia. Filip Custic porta in mostra l’opera scultorea x=y=z, un mezzo busto umano in silicone che muta, che mostra una figura hackerata, un lavoro che mette in relazione tecnologia e corpo, identità e fragilità. Procedendo tra i corridoi dello spazio si arriva a un’enorme sala cinematografica con uno schermo in verticale che riproduce l’opera di Chino Moya, Perennial Functionality. Si mostra un universo immaginifico, distopico nella sua perfezione, terrificante nella sua pianificazione. L’artista raffigura una società futura governata dalla pura produttività, dove le relazioni umane mutano, si zittiscono e gli attori rimangono intrappolati in un eterno sacro flusso produttivo. Nell’ultima sezione della mostra è possibile vedere l’installazione A.I.C.C.A. (Artificially Intelligent Critical Canine), un’opera di Mario Klingemann che mira a mostrare il lavoro degli artisti, degli ingegneri e delle squadre di produzione che solitamente rimane celato. L’opera mostra un cane robot, un cane intelligente, un critico d’arte che guarda le opere e grazie all’AI genera dei commenti a riguardo. Una critica non tanto sottile, riguardo il sistema dell’arte, che riflette sulle logiche e sulle intimità delle istituzioni stesse. Dove sta la critica? A.I.C.C.A., il cane critico, genera i propri pensieri critici sotto forma di pupù, ovvero scontrini che riportano pensieri sparsi.

Installation view/vista de instalación. Courtesy of Colección SOLO/ Cortesía de Colección SOLO
Installation view/vista de instalación. Courtesy of Colección SOLO/ Cortesía de Colección SOLO.

Handle With Care è una mostra ampia, dove le singole opere mostrano se stesse e si relazionano con le altre. È una riflessione sui luoghi, sulle identità, sulle collezioni e le pratiche della cura. Chi sono i collezionisti? Che carattere hanno? Quali sono gli strumenti per prendersi cura di una collezione? Handle With Care propone una finzione operativa, ludica e relazionale in cui è possibile ripercorrere le storie, interrogarsi sul presente, sull’atto della cura, sugli affetti e sulle identità.

Material World Knight, 2018. Installation view/vista de instalación. Courtesy of Colección SOLO/ Cortesía de Colección SOLO
Companion (Resting place), 2013. Installation view/vista de instalación. Courtesy of Colección SOLO/ Cortesía de Colección SOLO.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui