11 dicembre 2025

Hito Steyerl trasforma l’Osservatorio di Fondazione Prada a Milano in una dimensione fantascientifica

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Cos’è, oggi, una moltitudine? Quali storie giacciono sotto la superficie, quali viviamo senza accorgercene, quali percepiamo solo come un’eco? E soprattutto, in un mondo frammentato in mille realtà parallele, siamo disposti a vivere su un’isola quantistica?

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“The Island” di Hito Steyerl, Osservatorio Fondazione Prada, Milano. Foto: Andrea Rossetti. Courtesy: Fondazione Prada Hito Steyerl, The Island, 2025 Video HD monocanale, cinema; ologrammi con rumori quantistici; sfere con proiezioni archeologiche; video documentari. Durata 26 minuti (video HD monocanale); installazione di dimensioni variabili Courtesy l’artista, Fondazione Prada, Andrew Kreps Gallery, New York ed Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul

All’Osservatorio di Fondazione Prada a Milano, fino al 30 ottobre 2026, Hito Steyerl ci invita a provarci. The Island si presenta come un occhio d’uragano, una capsula temporale, un luogo dove i tempi profondi della Terra si sovrappongono alle urgenze del presente. Qui la fantascienza non è un rifugio, ma una lente d’ingrandimento e, attraverso di essa, Steyerl osserva un oggi segnato da nuove forme di autoritarismo, sistemi di controllo sempre più invisibili e una comunicazione così frammentata da rendere fragile perfino la possibilità di condividere la stessa realtà.

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“The Island” di Hito Steyerl, Osservatorio Fondazione Prada, Milano. Foto: Andrea Rossetti. Courtesy: Fondazione Prada
Hito Steyerl, The Island, 2025. Video HD monocanale, cinema; ologrammi con rumori quantistici; sfere con proiezioni archeologiche; video documentari. Durata 26 minuti (video HD monocanale); installazione di dimensioni variabili
Courtesy l’artista, Fondazione Prada, Andrew Kreps Gallery, New York ed Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul

Entrare nell’Osservatorio è come trovarsi in una sala cinematografica del futuro, o in una versione minimale di quei cinema-parco-giochi dove i film in “4D” promettono un’immersione totale. Buio, luci diffuse, schermi multipli, lo spazio diventa un campo magnetico in cui tutto si sovrappone. Un paesaggio sommerso incontra rovine subacquee, ricordi infantili riaffiorano accanto a modelli cosmologici, voci di fisici quantistici scorrono insieme al rumore della crisi climatica.

Al centro del progetto c’è la storia vera del ritrovamento di una piccola isola artificiale neolitica, affondata al largo della Dalmazia e riemersa solo di recente. Un frammento del passato che si comporta come un avvertimento. Steyerl intreccia questa scoperta con le parole di studiosi, cantori dalmati, linguisti e scienziati. Nessuna di queste voci costruisce una verità definitiva, piuttosto, compone una trama di tensioni, una moltitudine di caos.


“The Island” di Hito Steyerl, Osservatorio Fondazione Prada, Milano. Foto: Andrea Rossetti. Courtesy: Fondazione Prada
Hito Steyerl, The Island, 2025. Video HD monocanale, cinema; ologrammi con rumori quantistici; sfere con proiezioni archeologiche; video documentari. Durata 26 minuti (video HD monocanale); installazione di dimensioni variabili
Courtesy l’artista, Fondazione Prada, Andrew Kreps Gallery, New York ed Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul

Il cuore emotivo della mostra è la testimonianza di Darko Suvin, che da bambino, durante un bombardamento nel 1941, immaginò di trovarsi su Marte, un lampo di fantasia per sopravvivere al terrore. Steyerl riprende quel gesto e lo ribalta, affermando che oggi non abbiamo più bisogno di inventare altri mondi, perché viviamo già immersi in troppi di essi. Bolle sociali, propaganda digitale, algoritmi che costruiscono realtà divergenti, generando mondi paralleli, o meglio, quantistici.

La mostra mette in dialogo due tempi diacronici: il junk time del capitalismo digitale, fatto di accelerazioni, distrazioni, rumori di fondo; e il tempo profondo del pianeta, quello delle isole sommerse, delle meduse bioluminescenti, delle storie di 7000 anni che sopravvivono solo nell’acqua. In questa frizione, The Island si trasforma in una soglia, un punto da cui osservare ciò che stiamo perdendo e ciò che non riusciamo più a sentire.


“The Island” di Hito Steyerl, Osservatorio Fondazione Prada, Milano. Foto: Andrea Rossetti. Courtesy: Fondazione Prada
Hito Steyerl, The Island, 2025. Video HD monocanale, cinema; ologrammi con rumori quantistici; sfere con proiezioni archeologiche; video documentari. Durata 26 minuti (video HD monocanale); installazione di dimensioni variabili
Courtesy l’artista, Fondazione Prada, Andrew Kreps Gallery, New York ed Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul

In mostra viene presentata un’opera filmica schizofrenica, che rispecchia la schizofrenia della contemporaneità. Il tutto viene presentato con poltrone da cinema, disposte nello spazio, che non rimandano tuttavia alla nostalgia, ma chiedono responsabilità. Ricordano la sala in cui il giovane Suvin vide Flash Gordon e immaginò la fuga verso Marte, mentre ora sullo schermo scorrono immagini di uragani, alluvioni, città sommerse, di un finto eroe quantico che armato di spada laser e tutù percorre città inondate da una mega onda marrone. L’apocalisse non è un domani possibile, è un adesso che fatichiamo a nominare.

Le immagini di Steyerl non cercano consenso né immedesimazione. Richiedono presenza. Chiedono di rallentare, di ascoltare, di considerare che l’arte non può salvarci ma può aiutarci a vedere, a guardare ciò che preferiremmo ignorare.

Hito Steyerl. Stills from: The Island, 2025. Single channel HD video, Cinema; Quantum noise holograms; Archaeological projection spheres; Documentary videos. Duration 26 minutes (Single channel HD video); installation dimensions variable
Image CC 4.0 Courtesy of the artist, Fondazione Prada, Andrew Kreps Gallery, New York, and Esther Schipper, Berlin/Paris/Seoul

All’uscita, resta addosso una vibrazione lenta, una non consapevolezza, un senso di dubbio e confusione che ci fa chiedere, cosa ho appena visto? Perché c’era Bombardino Crocodilo (un aereo armato a forma di coccodrillo) e Tralalero Tralala (uno squalo con le nike)? The Island non propone una visione, ma una condizione. È l’immagine di un mondo in cui molte realtà convivono e confliggono, e in cui la nostra unica vera responsabilità è non cedere completamente alla dispersione.

Steyerl ci ricorda che siamo isole, sì, ma siamo anche le correnti che le uniscono. Siamo frammenti, ma anche legami. E forse l’unica forma di resistenza possibile è imparare a restare in ascolto di ciò che emerge e di ciò che sprofonda. The Island non ci fa immaginare il futuro. Serve a farci vedere, con tanto di brain rot, paesaggi sommersi e onde quantistiche, il presente. Quindi, siamo davvero disposti ad abitare su un’isola quantistica di 7000 anni fa?

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