22 giugno 2023

In mostra agli Uffizi le riviste simbolo delle Avanguardie di inizio Novecento

di

Oltre 250 pubblicazioni che hanno animato il dibattito culturale italiano esposte alla Galleria degli Uffizi per un iter espositivo realizzato insieme alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

In alcune nuove sale del complesso vasariano agli Uffizi inaugura la mostra “Riviste. La cultura in Italia nel primo ‘900”, a cura di Giovanna Lambroni, Simona Mammana e Chiara Toti, fruibile fino al 17 settembre 2023. Una carrellata di preziosi documenti che hanno fatto la storia culturale del Paese tra edizioni originali delle riviste, libri, manifesti, fogli, copertine, caricature è una sezione di dipinti, disegni e sculture dell’epoca.

«Le avanguardie culturali del primo Novecento, che ebbero Firenze come epicentro, costituirono un momento di grande originalità e fervore per la cultura italiana, che si svecchiò e assunse una dimensione europea», ha dichiarato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, durante l’inaugurazione.

Si va dalle turbolenti invettive del Leonardo di Papini e Prezzolini, al pluralismo de La Voce, fondamentale organo di circolazione di idee di respiro internazionale. Da Lacerba di Soffici con la sua vocazione per la libertà assoluta dell’Arte agli slanci del futurismo di Marinetti su Poesia fino al socialismo di Gobetti con La rivoluzione liberale e di Gramsci con L’Ordine nuovo. In mostra anche le penne di coloro che sfiorarono la soglia degli anni Venti: Longanesi e Maccari con L’Italiano e Il Selvaggio. Malaparte e Bontempelli con l’internazionalismo di 900.

Tutti gli accenti della grande stagione delle riviste riunite per la prima volta in un percorso istituzionale. Un’idea nata forse dalla sempre più crescente urgenza attuale di ritrovare spazio per il dibattito ed il confronto, nella ricerca di nuove linee di ricerca e piste da seguire per non soccombere alle derive degli individualismi. «Le prime riviste della mostra – ha affermato il Presidente del Senato Ignazio La Russa, presente alla conferenza di presentazione insieme al Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani – sono tutte opera di ragazzi. Oggi, a quell’età i nostri figli qualche volta sono ancora “mammoni”, loro già facevano riviste e cambiavano il mondo».

Menti affilate e brillanti, personalità complesse, non di rado contrapposte animarono i primi decenni del Secolo Breve, senza mai rinunciare allo sguardo critico, all’indipendenza di giudizio, alla libertà di spirito che in ogni epoca è sintomo di spessore intellettuale e voglia di fare.

Un percorso, quello proposto dagli Uffizi, senz’altro originale e di nicchia che dice anche della ricchezza del patrimonio italiano dei documenti culturali d’archivio. «Questa esposizione costituisce un’ulteriore occasione per conoscere e valorizzare i periodici che possediamo – ha commentato la Direttrice Generale Biblioteche e Diritto d’Autore Paola Passarelli – sono oltre 160mila i titoli, in alcuni casi conservati in una sola copia, 3.400.000 i volumi fisici».

Fu in quegli anni che si affrontarono problemi cruciali come la questione meridionale, il suffragio universale, la riforma scolastica, il modernismo. In quelle colonne d’epoca si addensarono la cultura dello Strapaese di Longanesi, il frammentismo crociano, la proposta di nuovi stili di poesia e di prosa entro i quali incanalare il flusso di coscienza. Il nazionalismo de Il Regno di Corradini. Cui si aggiunse la rivista letteraria di ispirazione d’annunziana Hermes e La Critica, pubblicazione che nacque a Napoli con l’intento di svolgere un attenta attività di analisi del panorama del tempo, garantita dall’autorevolezza di Croce e di Gentile. Fu un’epoca d’oro in cui si andava a fondo, anche a costo di risultare fuori contesto: «L’imperativo è guardar dentro», si legge infatti nel primo numero de La Voce.

«La mostra costituisce una prima in assoluto per ampiezza e contenuti – ha spiegato il Direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt – le riviste, la grafica delle copertine, le opere d’arte di grandi artisti del momento ci fanno subito entrare in un mondo di scambi fervidi. È come vedere il film storico di quei decenni di inizio Novecento che hanno cambiato il volto dell’Italia e sua posizione rispetto all’Europa».

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui