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L’uso non convenzionale della fotografia nella ricerca di Fiona Annis. La mostra a Ferrara
Mostre
Aperta da meno di due anni, zanzara arte contemporanea, è uno di quei “abracadabranti” esempi di coraggio, fermento, entusiasmo e ottimismo, in una città conosciuta per il suo passato rinascimentale che fatica a lasciarsi alle spalle, ma che trova in questo progetto visionario una finestra aperta sul contemporaneo e che vuole farsi notare in una piccola città come Ferrara. Nata dall’idea di Giulia Giliberti e Sara Ricci; curatrici, professioniste impegnate da sempre nella cultura e la prima anche figlia d’arte (Eugenio Giliberti) che con il padre condivide grinta, caparbietà e una curiosità immensa. Già il nome dello spazio è il risultato di una lunga ricerca che prende spunto dalla performance del 1981 dell’artista tedesco Joseph Beuys a palazzo Braschi di Roma, L’arte è una zanzara dalle mille ali. Zanzara arte contemporanea prende forma con l’obiettivo di sviluppare mostre e progetti con artisti autoctoni, nazionali e internazionali, allo scopo di riconnettere l’arte contemporanea alla città ed è proprio da questa volontà che le due curatrici avevano già fatto parlare di loro, organizzando all’inizio del 2023 la prima edizione di Video-Setting / Videoarte: Origini e Sperimentazioni: progetto che ha ripercorso le tappe che tra gli anni Settanta e Ottanta hanno segnato la diffusione della videoarte in Italia.
Tempo, tanto quanto vuoi, un mare di luce è la personale dell’artista Fiona Annis. La mostra esplora attraverso il linguaggio della luce e del tempo, i temi della catastrofe, del desiderio e della speranza radicale, con un utilizzo non ortodosso della fotografia. La selezione di opere che incontriamo nel percorso espositivo appartiene a un ampio progetto di indagine in cui l’artista affianca a un approccio profondamente contemporaneo, processi fotografici arcaici. L’uso non convenzionale della fotografia, le permette di concentrarsi sugli elementi fondamentali di luce, carta, chimica, tempo e sperimentare nuovi metodi e materiali che partecipano attivamente al processo creativo. Il risultato genera opere principalmente astratte, avvolte da un’aura di mistero. Espressioni di gesti violenti o molto delicati raccontano qualcosa di reale e superano il rumore della figurazione, arrivando al cuore dell’idea per dare forma al pensiero. Nello zigzagare degli spazi bianchi di zanzara arte contemporánea l’occhio cade sul trittico di paesaggi naturale: The light that was never was in cui i contorni si perdono e la messa a fuoco impostata all’infinito crea un fuori fuoco che sembra immergere la natura nella nebbia. Davanti a queste immagini sentiamo crescere in noi un profondo senso di incertezza e maturiamo una consapevolezza sulle catastrofi naturali alle quali stiamo assistendo ma che rimuoviamo dalla nostra coscienza.
Fiona Annis oppone la speranza radicale, intesa come attitudine alla consapevolezza che le nostre azioni hanno una risonanza, al senso di destabilizzazione e di incertezza del nostro presente. Spaccature, fratture e cicatrici impresse sulla carta, si trasformano in scenari di possibilità e metafore di una rinascita personale e collettiva. Indaga la fragilità della vita e la componente catastrofica e creativa del disastro, dis-astrum che significa letteralmente “perdere le stelle”. La Annis studia l’etimologia delle parole ed è un’attenta osservatrice dei fenomeni astronomici e, attraverso le sue opere, comunica che siamo fatti della stessa sostanza dell’universo. A rappresentare perfettamente il suo amore per l’astronomia è l’opera Double Moon Crossing che appartiene al ciclo di lavori Les revolutions sidérales in cui l’artista riflette sugli scambi e le relazioni fisiche tra due corpi o pianeti che si avvicinano. Un sistema stellare binario è composto da due stelle legate gravitazionalmente l’una all’altra. Esse girano reciprocamente sulla stessa orbita.
Double Moon Crossing è un omaggio all’astronomo Galileo, in particolare al suo avvistamento delle molteplici lune che orbitano attorno al pianeta Giove. L’interpretazione di Galileo di questo avvistamento ha modificato radicalmente la percezione del nostro posto nel cosmo. Come Giordano Bruno e altri astronomi che lo hanno preceduto, Galileo ha rischiato la sua vita e la sua libertà nel condividere le sue scoperte. L’immagine è un omaggio a questo evento e, più ampiamente, alla ricerca che va controcorrente rispetto ai modi di pensare dominanti.
In chiusura della mostra anche un video a doppio canale, in cui il sonoro riprende il rumore del meccanismo dei proiettori per diapositive a carosello degli anni ’60. Su uno sfondo stellato si alternano frasi e parole, in un dialogo che affronta questioni irrisolte della nostra condizione umana in relazione con l’universo, in quanto noi “benché liberi di pensare e agire, siamo tenuti insieme come le stelle nel firmamento”.