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Michelangelo Pistoletto e Mario Schifano, per un’archeologia delle nuove immagini
Mostre
di redazione
Fino al 29 novembre 2025, la galleria Sangallo Fine Art di Vasto ospita la mostra Michelangelo Pistoletto / Mario Schifano. Preistoria delle nuove immagini, a cura di Lorenzo Madaro. L’esposizione mette a confronto due esperienze artistiche coeve ma profondamente diverse, quelle di Michelangelo Pistoletto e Mario Schifano, che tra gli anni Sessanta e Settanta hanno radicalmente trasformato il linguaggio dell’immagine.
Il contesto è quello di un’Italia attraversata dall’arrivo del televisore nelle case, con i primi telegiornali e caroselli che diventano parte integrante della vita quotidiana. L’immagine in movimento entra così nel tessuto sociale, generando nuove dinamiche percettive e relazionali. È su questo sfondo che si sviluppano le ricerche dei due artisti, accomunate dal medesimo fulcro: il potere dell’immagine.

Per Michelangelo Pistoletto, tra il 1961 e il 1962, l’esigenza è quella di ribaltare il rapporto spettatore-opera. Le prime sperimentazioni lo conducono ai celebri Quadri specchianti, realizzati con acciaio inox lucidato e immagini fotografiche stampate su carta velina. In questi lavori, che segneranno una delle più significative rivoluzioni dell’arte del Novecento, l’osservatore diventa parte integrante della scena, risucchiato in un dialogo diretto fra realtà e rappresentazione. In mostra a Vasto è esposta una selezione di lastre in acciaio specchiante realizzate dagli anni Settanta in poi, testimonianza della continuità e dell’attualità di quella ricerca.

Diversa e complementare è la traiettoria di Mario Schifano. Per lui la televisione è “musa ausiliaria” e finestra sul mondo. La fotografa, la cattura, la trasferisce su tela per poi ritoccarla con smalti e colori, inventando un nuovo codice visivo. Celebri sono le sue “televisori”, tele emulsionate dei primissimi anni Settanta, anch’esse presenti in mostra, in cui l’artista romano riesce a trasformare il flusso mediatico in paesaggio mentale. A ricordarlo è lo stesso Schifano, in una celebre intervista con Fulvio Abbate, quando provocatoriamente nega l’eredità della tradizione del paesaggio italiano, perché «Segantini non lo fanno in televisione».

Il percorso espositivo a Sangallo Fine Art intende così restituire non soltanto due universi creativi, ma un laboratorio cruciale per la nascita delle “nuove immagini”: Pistoletto con il coinvolgimento diretto dello spettatore, Schifano con l’appropriazione del flusso televisivo. Due modi opposti e complementari di interrogare l’immagine, che apriranno la strada a pratiche artistiche ancora oggi centrali.


Ad accompagnare la mostra un catalogo edito da Metilene Edizioni, con testo critico di Lorenzo Madaro, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera.
















