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Milano, lo studio d’architettura De.Tales si apre all’arte, con la mostra di Ana Popescu
Mostre
Il discorso che la mostra Reframed di Ana Popescu, curata da Chiara Pozzi, porta avanti, si sviluppa attraverso collegamenti, connessioni, rimandi continui. Visitabile su appuntamento fino al 16 dicembre (inviando un’e-mail a pr@detales.it), si tratta della terza mostra di De.Gallery che, attiva da un anno a Milano in collaborazione con Illustrazioni Seriali, intende far dialogare, attraverso ispirazioni primarie come forme e colori, lo studio e gli artisti, creando un racconto di mondi da immaginare e abitare.
Reframed non si ferma alle singole opere esposte ma utilizza e riutilizza costantemente tutto quello che la circonda, ovvero gli spazi di De.Tales, studio d’architettura e design che, nel suo corridoio principale, ospita De.Gallery. Le singole opere dell’artista rumena, cresciuta in Francia e attualmente residenza a Vienna, sono solo uno dei possibili punti da cui partire per osservare l’esposizione, altri possono essere il corridoio stesso, gli uffici, le finestre, i muri, i soffitti di De.Tales, che rientrano nelle opere in maniera diretta e indiretta.

Con i suoi numerosi collage appesi nel corridoio, l’artista studia il rapporto tra architettura e arte attraverso i loro elementi fondamentali: colore, luce, composizione, volumi. Con questi l’architettura urbana viene ripresa come una narrazione visiva familiare, surreale e alienata da sé stessa, per potersi guardare con occhio esterno, freddo ma non asettico. Un’astrazione necessaria per tornare al reale. I confini tra opera e architettura allora non reggono più, grazie anche all’installazione interpretativa di De.Tales, in collaborazione con Illustrazioni Seriali, che sottolinea con delicatezza il dialogo tra le opere e lo spazio che le circonda, attraverso linee che riprendono ed espandono ovunque i volumi e i ritmi dei collage.

A questo si aggiungono le quattro nuove opere di Ana Popescu, realizzate per l’occasione e ispirate proprio agli spazi di De.Tales, al suddetto corridoio che fa da galleria e agli infissi degli uffici. Realizzati con il sostegno tecnico e materiale dell’azienda Fedrigoni, i nuovi collage si affiancano agli ultimi dell’artista, nati in alcune residenze internazionali e viaggi che l’hanno influenzata. Si scorge così uno stimolante loop nel discorso, dove arte e architettura vengono confrontate nelle opere, evidenziate dall’installazione e negli spazi circostanti che ritornano nelle opere stesse. Un gioco di rimbalzi che rimanda ad altro per tornare a sé, un esterno che rientra per uscire e rientrare ancora, una dinamica centrifuga e centripeta che sorprende con nuove significazioni continue.














