28 febbraio 2024

Mimmo Paladino nel Palazzo del Papa: la nuova mostra a Palazzo Boncompagni

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La Fondazione Palazzo Boncompagni di Bologna dedica, fino al 2 giugno, una mostra a uno dei protagonisti dell’arte contemporanea italiana: Mimmo Paladino

Mimmo Paladino, Serie di Madonne Nere, 2023. Tecnica mista su tela di juta 80 x 60 cm. Courtesy Galleria Mazzoli, Modena. Ph. Marcela Ferreira

Dopo Michelangelo Pistoletto, Marino Marini e Aldo Mondino, Palazzo Boncompagni accoglie nei propri meravigliosi spazi cinquecenteschi dipinti e sculture di grandi dimensioni di Mimmo Paladino. Realizzata in collaborazione con Galleria Cavour 1959 e curata da Silvia Evangelisti, la mostra di Palazzo Boncompagni propone una selezione di dipinti nelle sale interne dello spazio museale. Sei Madonne Nere, realizzate nel 2023 su tela di juta, un dipinto in cui Paladino integra pittura e collage, e altre opere di natura materica gremiscono gli stretti spazi interni del palazzo noto per aver accolto Papa Gregorio XIII. Grandi sfondi rossi, blu, gialli su cui si stagliano figure più o meno astratte, con la presenza costante dei celebri efebici manichini, scarni ma dallo sguardo tagliente. Il colore è trattato in maniera quasi mistica, come il blu intenso di uno dei diversi Senza Titolo accostati nelle sale successive. L’opera che chiude la sezione congloba tecniche e temi dei nuclei precedenti e offre una panoramica sulla complessa evoluzione pittorica paladiniana degli ultimi decenni. 

Mimmo Paladino, Senza Titolo 2023. Collezione dell’™artista. Ph. Marcela Ferreira

Il Salone delle udienze di Papa Gregorio XIII è protagonista di una vera e propria invasione, operata da tredici cavalli neri in vetroresina. Datata 2020, l’installazione composita di dimensioni ambientali dialoga con gli affreschi del 1500, le pareti in stile veneziano e il pavimento in pietra serena del salone. I cavalli, la cui consistenza rimanda (almeno a livello visivo) al bronzo, appaiono cristallizzati in un ambiente a loro ostile. «Non vedete il nero dei cavalli come un aspetto negativo ma bensì il nero è energia e poi chi meglio di un cavallo imbizzarrito può uscire da questa grande nebbia buia» afferma lo stesso Paladino. I grandi animali che popolano la sala sono quindi rappresentazione della volontà dell’uomo di evadere da una realtà precostituita. 

Mimmo Paladino, Senza titolo 2020. 13 cavalli in vetroresina. Dimensioni ambientali. Collezione dell’artista. Ph. Marcela Ferreira

L’artista campano ha anche dichiarato di aver volutamente cercato un contrasto visivo e concettuale tra le proprie creazioni e gli spazi del palazzo, alludendo in qualche modo anche alla potenza “storica” e spirituale di un luogo di tale prestigio. Nelle parole della curatrice Evangelisti: «Nella cinquecentesca sala delle udienze papali i cavalli combattono per liberarsi ed emergere da un misterioso imprigionamento: la forza vitale e l’indomita energia che l’artista dona alle loro figure dalle forme sintetiche e archetipiche, pare esaltare simbolicamente la condizione umana». Il cavallo è una figura particolarmente amata da Paladino, il quale negli ultimi decenni lo ha utilizzato come simbolo di storie lontane, soggetto iconografico di un mondo primordiale fatto di migrazioni, cavalieri, guerre, viaggi, indissolubilmente legato ad un’epoca ormai passata. 

Mimmo Paladino, Respiro, 1995. Dimensioni ambientali, ferro dipinto. Collezione dell’artista. Ph. Marcela Ferreira

La mostra, inserita nel circuito dell’ormai consolidato Art City Bologna – e inaugurata nella settimana dedicata al cinquantesimo anniversario di Artefiera – offre un percorso lineare, che negli spazi esterni della Loggia coperta prosegue con l’installazione dei sette personaggi, gli Ideogrammi di Respiro del 1995 posti ai lati delle due imponenti figure dei Guerrieri in Bronzo del 2005, alti oltre due metri e realizzati con ferro e bronzo dipinto. Le due sagome nere sono cosparse di bianco dalla testa ai piedi e le colate sul basamento rendono la scena dinamica, come se Paladino avesse voluto affermare la propria presenza attraverso l’espediente del colore. Un Senza Titolo del 2007, altra opera di dimensioni ambientali in ferro dipinto, ed Elmo, iconico bronzo del 1998 solcato a rilievo da segni arcani come numeri, labirinti e lettere di una lingua ignota, completano l’esposizione bolognese. 

Mimmo Paladino, Senza Titolo, 2007. Collezione dell’artista. Ph. Marcela Ferreira

La ricerca di Paladino è presentata dalla Fondazione Palazzo Boncompagni di Bologna sotto una lente d’ingrandimento diversa dalle consuete mostre sulla transavanguardia o sul confronto tra le diverse fasi della carriera dell’artista originario della provincia di Benevento. Il tentativo di mettere in scena una produzione relativamente recente – in certi casi più che mai contemporanea – si rivela proficua perché consente di indagare la riflessione di Paladino sulla società odierna e dà modo al museo di inscenare un’accorta corrispondenza tra antico e moderno. La Fondazione, nata due anni fa e presieduta proprio dalla curatrice della mostra, prosegue anche un percorso di valorizzazione che punta a far scoprire gli incantevoli spazi del palazzo cinquecentesco. Il programma espositivo incentrato sull’arte contemporanea assume quindi una doppia valenza, in attesa dell’apertura al pubblico di spazi temporaneamente non visitabili come la quadreria al piano nobile e il giardino interno. 

Mimmo Paladino, Elmo, 1998. Collezione dell’artista. Ph. Marcela Ferreira

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